la prima, esaudiente risposta di spaturnio mi è parsa molto interessante, anche perché mi ha mostrato modi di intendere le arti marziali molto diversi dal mio.
come ho già detto la mia esperienza si limita al kung fu - pratico uno stile del nord, il tao long (che deriva dal kung fu dei monti wu-tang) - e quindi lo schema mentale di riferimento che ho è differente.
può essere sia alternativo che complementare a quello fornito da spaturnio, per questo cerco di riassumertelo.
per come la so io, il kung fu si divide per sommi gradi in scuole del nord e scuole del sud e poi in stili interni e stili esterni.
come è stato già detto, le scuole del nord e quelle del sud differiscono per motivi legati alla forma fisica degli abitanti delle terre di origine e dalla struttura geografica delle stesse.
al nord quindi troviamo gli stili più da 'campo aperto', come quelli shaolin e wu tang. si predilige inizialmente un uso delle gambe e di tecniche a lunga portata, con linee per lo più circolari o diagonali. ma nei livelli più avanzati si studiano anche il combattimento ravvicinato (la tecnica del chi sao - non so come si scrive - detta anche sticky hands, mani appiccicose).
gli stili del sud, come quello della mantide o della scimmia, alla jackie chan, sono più rapidi, ravvicinati e vanno per linee dritte.
tutti questi sono anche stili esterni, mentre quelli interni - soprattutto tai chi e pakua - si differenziano per l'approccio filosofico/mentale, prevedendo la capacità di sfruttare l'energia interiore attraverso pratiche di meditazione e respirazione per poter rinforzare i colpi.
imho il kung fu è affascinante perché supera le distinzioni di attaccare/bloccare, in quanto non esiste colpo che non sia parata e non esiste parata che non sia colpo.
poi si impara l'uso di molte armi bianche (a seconda delle scuole), che possono essere tradizionali (spada, sciabola, bastone lungo, lancia, alabarda) o non convenzionali (ventaglio, bastone da passeggio, bacchette per il riso) ma che vanno sempre viste come un'estensione del corpo dell'artista.
inoltre, all'interno delle scuole cosiddette 'del drago' c'è un percorso di apprendimento piuttosto interessante che prevede uno stile base e poi, a seconda delle propensioni mentali e della struttura fisica del praticante, l'assegnazione di un animale: le tecniche dello stile si evolvono a imitare le movenze di tigri, acquile, mantidi, serpenti, scimmie, gru ecc.
come si vede il mondo di questa disciplina è sterminato, e anche per questo è facile incappare in scuole poco serie, che si ammantano di chissà quali nomi o cineserie per propinare delle abbozzate tecniche di rissa organizzata.
e questo assolutamente
non è kung fu.
nel kung fu confluiscono filosofia (che a seconda dell'orientamento della scuola può essere di stampo taoista o buddhista) e meditazione, allenamento fisico e tecniche marziali, cioè di guerra.
ma non si apprende, né si insegna, per picchiare, per difendersi o per uccidere.
anzi.
un sifu (in cinese vuol dire 'padre', così si chiamano i maestri di kung fu) di ispirazione taoista direbbe che il kung fu è assoggettato al wu-wei, il 'non fare' alla base di quella filosofia: si impara a uccidere proprio e solo per essere in grado di non farlo.
mi rendo conto della lunghezza e della tediosità di questo mio messaggio, e mi ripropongo di autocensurarmi in futuro...