Essere Heather


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Castalia
caccia il cacciatore caccia il cacciatore
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MessaggioInviato: Gio 04 Gen 2007 17:57 pm    Oggetto: Essere Heather   

Prime quattro pagine di un mio racconto.

- - -
Ho deciso di mantenere la mia promessa.
Sono piena di difetti, lo so, ne sono consapevole, ma una delle cose buone che ho è proprio questa: se faccio una promessa, la mantengo, costi quello che costi.
E così, amico mio, mi sono seduta e ho cominciato a scrivere, per te. Troverò il modo di farti avere questi scritti senza mettere in pericolo né me né tantomeno te, non ti preoccupare.
Da dove posso cominciare? E’ difficile pensare ad un punto della mia vita che funga da inizio, per poterti raccontare in quale modo sono vissuta… per dirti da dove sono partita… e dove poi sono arrivata.
Lascia dunque che io cominci da un giorno che ritengo importante ai fini della mia storia.
Il furgoncino nero filava come il vento lungo la stradina di campagna, sterrata.
Nessuno, nel retro, parlava.
Jacques, alla guida, parlava sommessamente al telefono, il suo cellulare talmente sottile e sofisticato che quasi scompariva nelle sue enormi mani.
“Sì, saremo lì fra poco. Preparate la sala, ne abbiamo uno messo male. “
Riattaccò ed imprecò, sbattendo la poderosa mano contro il volante “Ehi capo!” mi chiamò.
Faticosamente arrancai fino a trovarmi proprio dietro di lui. “Hai visto come è successo?”
“Sì. Non è stato un bello spettacolo, ma non è stato morso, rilassati” gli dissi, togliendomi il collarino e le polsiere rivestite di lamina d’acciaio.
Tanti anni che le portavo, in missione, e ancora non mi ci ero abituata…
“Credo sia l’arteria femorale. Non riusciamo a fermare il sangue in maniera decente…vedi di pestare il piede su quell’acceleratore.”
Lui annuì, guardandomi nello specchietto retrovisore “Tu come stai?”
“Sopravvivrò anche stavolta, non ti preoccupare.”
Tornai a sedermi accanto a Tony, che non era più cosciente, e diedi il cambio a John nel tamponargli la ferita.
Eravamo messi davvero male; Tony era in fin di vita, Beverly aveva un occhio tumefatto ed una spalla lussata, John e Philippe erano gli unici ad essersela cavata con qualche leggera escoriazione.
Naturalmente Jacques ne usciva quasi sempre indenne, grazie alla sua stazza. Da lottatore di wrestling.
Io? Io avevo la gamba destra ustionata fino sopra il ginocchio, ma era come se non sentissi nulla, nemmeno il sollievo per essere ancora viva.
Beverly, tenendo gli occhi chiusi, disse “Non ne ho mai visti così tanti insieme”
Philippe annuì e John commentò “Ci hanno proprio fregati.”
Sospirai stancamente “Credo che manderanno delle altre squadre, di primo livello magari. Devono sicuramente esserci degli altri nidi.”
Poi restai in silenzio, pensando a Tom, Nicholas, Justine e Alain, uccisi sotto i miei occhi.
Nel furgone regnava il silenzio più assoluto.
Quando arrivammo alla nostra base, Padre Anton ci aspettava fuori dal cancello; Tony venne immediatamente portato nella piccola sala operatoria nei sotterranei del centro.
Padre Anton ci guardò con la sua solita espressione imperscrutabile scendere dal furgone, stanchi, feriti, sporchi di sangue.
Quando le nostre ferite vennero curate, lo trovammo ad attenderci nella sala riunioni, insieme a Jacques che stava già aggiustando la sua muscolosa corporatura nella confortevole poltroncina.
Quando tutti fummo seduti, Padre Anton piantò i suoi tranquilli occhi celesti in quelli neri di Jacques e cominciò “Ebbene, Jacques?”
“La dannata casa era un nido di tutto rispetto; almeno 30 vampiri”
Padre Anton alzò un sopracciglio “Tutti morti?”
Conoscevo bene Jacques, e presagivo già lo scoppio che si sarebbe verificato di lì a pochi minuti e mi sistemai meglio nella poltrona, allontanandomi un po’ da lui…
“Sì, tutti morti, e la casa è stata bruciata. Ma qualcuno ha fatto un gran casino, Padre, e quattro miei compagni sono morti!” urlò, piantando il poderoso pugno sul piano di cristallo del tavolo.
Per un attimo temetti che rompesse tutto.
Padre Anton sospirò “Qualcosa evidentemente non ha funzionato a dovere… i rapporti che avevamo ricevuto dal reparto investigativo non parlavano di niente del genere, dovete credermi. Non vi avrei mai mandati da soli se lo avessi saputo.”
Calò un attimo di silenzio, durante il quale potevamo sentire la rabbia di Jacques fremere nell’aria.
Ma sapevamo che era una rabbia che non era destinata a Padre Anton; Jacques, come tutti noi, si fidava del tranquillo prete dagli occhi azzurri. Era stato davvero un amaro caso del destino, che proprio noi, da soli, fossimo mandati in un nido che era stato semplicemente sottovalutato per dimensioni.
“Qualche vittima?”
“Sì, un uomo e una donna, forse i padroni di casa, ma li hanno uccisi appena si sono accorti di noi” rispose Beverly, tormentandosi una ciocca dei lunghi capelli rossi.
Quando Padre Anton girò lo sguardo su di me, sentii che anche tutti gli altri facevano altrettanto “Qualche Maestro?”
“No.” Risposi “E’ per questo che credo dovremmo mandare altre squadre in zona. Deve per forza essercene uno in giro… erano in troppi, e il branco non si allontana mai dal…leader.”
Padre Anton annuì; come al solito non discuteva mai una mia opinione “Comunque non voi. Siete feriti e inoltre la squadra non è più al completo.”
Poi si alzò e fece per uscire. Aveva già la mano sulla maniglia della porta quando disse “Sono molto contento che siate vivi, ragazzi.”
E uscì.
Certo, quando uno pensa che è un uomo di Chiesa, si immaginerebbe anche che fosse un po’ più gioviale e affettuoso, ma io preferisco così. Ci somigliamo molto, e quindi ci capiamo alla perfezione.
Non ho il diritto di raccontarti la sua vita, ma credo di poterti dire almeno questo: Padre Anton è un uomo che ha conosciuto dolori e momenti terribili, forse ancora più di tutti noi messi insieme, ma è riuscito a conservare la sua fede; anche solo per questo meriterebbe tutto il rispetto di questo mondo.
John si alzò a fatica “Mi fanno male tutte le ossa… come va la spalla, Bev?”
Beverly, nonostante la casa stesse già bruciando, aveva cercato di salvare la coppia che era stata lasciata a morire dissanguata, chiusa all’ultimo piano.
Non era raro che dei vampiri scegliessero una casa e ne facessero il loro rifugio. Spesso gli occupanti umani venivano semplicemente uccisi o peggio, resi gli schiavi diurni dei vampiri, con il potere del terrore quando andava loro bene, e avvinti alla magia di qualche goccia di sangue se invece andava male…
Io lo sapevo bene, ma del resto credo di non dirti nulla di nuovo, vero?.
Comunque, il pavimento di quella casa aveva ceduto all’improvviso, e Beverly era caduta rovinosamente al piano terra.
Io ero fuori, che stavo trascinando Tony con l’aiuto di Jacques, e l’avevo vista attraverso la porta d’ingresso, fra le fiamme.
Mi ero precipitata dentro, proprio mentre un vampiro superstite, sbucato da chissà dove, era uscito dalle fiamme e le si era avventato contro.
Urlando, lo avevo colpito in corsa con una spallata, ricacciandolo fra le fiamme. Avevo cercato di sollevare Beverly, che era rimasta incosciente al suolo, caricandomela sulle spalle.
Proprio in quel momento il vampiro, che proprio non voleva saperne di morire, era uscito di nuovo dalle fiamme, con le zanne snudate. Con Beverly caricata di peso sulle spalle non sapevo cosa fare e, con un gesto dettato dalla disperazione, avevo inchiodato il vampiro, tenace ma per fortuna indebolito, a terra, e mentre le fiamme avvolgevano lui e la mia gamba, avevo estratto il mio fucile a pompa dal fodero sulla schiena e gli avevo fatto saltare la testa con un colpo ravvicinato, mentre il dolore e il puzzo di carne bruciata, la mia, mi stordivano.
Più tardi, quando eravamo appena saliti sul furgone, Beverly si era ripresa “Mi hai salvato la vita.”
Io cercai di sorridere nonostante il dolore alla gamba “Tesoro, sei tutto ciò che ho al mondo.”
Naturalmente sapevi ancora prima di conoscermi che io e Beverly siamo sorelle. A dispetto della nostra somiglianza fisica però, siamo molto diverse, quasi come il giorno e la notte.
Tanto è chiacchierona e allegra lei, tanto sono silenziosa e introversa io. Per scelta.
In realtà non è vero che sono così fredda come in molti mi giudicano… semplicemente le mie emozioni ci mettono un po’ di più degli altri a venire fuori. Ma posso odiare e amare con intensità, come il mio destino ben presto mi ha insegnato.
E’ che ormai mi ero talmente abituata ad essere giudicata fredda e scostante al primo sguardo, che non ci facevo quasi più caso…John si fece più vicino a Beverly, e la circondò con un braccio “Credo che dovresti andare a riposare”
Beverly annuì e si lasciò guidare fuori, sotto lo sguardo mio e di Jacques.
Quest’ultimo scosse la testa; disapprovava la relazione fra mia sorella e John, e non perdeva occasione di uscirsene con battute del tipo “La nostra vita è già abbastanza complicata e dura, per permettersi di avere cose come una relazione… o un cane.”
Dal canto mio, la vedevo diversamente. Proprio chi riconosceva la precarietà della vita poteva apprezzare meglio sentimenti come l’amore. Certo, per quanto mi riguardava potevo parlare solo in via teorica, e non nutrivo certo speranze di poter trovare la mia anima gemella, almeno non lo credevo all’epoca….ma osservavo senza invidia il procedere della bella storia d’amore di mia sorella.
Philippe, l’altro sopravvissuto della squadra, si alzò di scatto dicendo che andava a vedere come stava Tony.
Riassunto così il rientro da una delle nostre missioni, c’è da domandarsi come mai abbiamo deciso di fare un lavoro così terribile.
Abbiamo tutti le nostre motivazioni, e sono tutte di vendetta e rancore nei confronti dei vampiri.
Se ti dovessi raccontare la storia passata dei membri della nostra squadra, almeno di quelli ancora vivi, probabilmente penseresti che siamo un gruppo di sociopatici assetati di sangue e vendetta…guidati da me che sono una specie di gelida regina della notte, e che nel tempo libero passiamo le ore a lucidare pistole e fucili e a crogiolarci nell’odio dei ricordi amari, o nei sanguinari propositi di vendetta...
Ammetto che spesso i nostri discorsi non sono certo i classici discorsi da salotti di persone normali e per bene, e che senz’altro abbiamo tutti il nostro bagaglio di ricordi dolorosi, ma dopo aver avuto, ognuno di noi, delle esperienze orribili e terrificanti, il sentimento di cameratismo che ci unisce è talmente forte che ci consideriamo una grande famiglia.
Proprio per questo soffrivamo tutti per la perdita dei nostri amici, ma allo stesso tempo sapevamo che dovevamo andare avanti con la nostra missione, anche e soprattutto perché i nostri compagni non fossero morti invano.
Infatti, rimasti soli, Jacques mi chiese “Dobbiamo iniziare subito a cercare qualcuno?”
“Sì” risposi. Anche se Jacques era il più anziano del gruppo, lasciava sempre a me l’ultima parola, forse in virtù del fatto che io ero l’unica persona che conoscesse, forse l’unica persona al mondo, che aveva vissuto con un vampiro, e che era sopravvissuta per raccontarlo.
- - -
Suvvia, sparate!
Gaia
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Palin
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MessaggioInviato: Gio 04 Gen 2007 18:51 pm    Oggetto:   

Dicevo, prima di cancellare, che c'è un prolema di fondo quando parli all'interlocutore della lettera della sorella, se entrambe la conoscono non c'è bisogno di presentarla... Rolling Eyes

Inoltre c'è uno stacco troppo netto nell'incipit quando abbandoni il tono da lettera e cominci il racconto.

Mi fermo qui.

ps: con un arteria recisa se non si ferma il sangue subito è bell'e morto, altro che viaggio in furgoncino Wink
TK7 should, of course, be named Neville – Neville and Luna, a match made in heaven.
Castalia
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MessaggioInviato: Gio 04 Gen 2007 19:09 pm    Oggetto:   

MMhh...in effetti lo stacco dall'incipit all'inizio vero e proprio e' una cosa che ho sempre sentito anche io, ma uffa, non riesco a trovare un modo piu'...chiamiamolo dolce.
Suggerimenti?

Per l'arteria forse dovrei marcare di piu' il fatto che comunque la stavano tamponando...

e grazie di aver letto! Very Happy
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Alderberry
Hobbit
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MessaggioInviato: Sab 06 Gen 2007 8:05 am    Oggetto: Re: Essere Heather   

Premesso che l’ambientazione vampiresca moderna mi piace, secondo me il problema maggiore del racconto è che manca del giusto ritmo.
Innanzi tutto l’incipit iniziale, se non è di fondamentale importanza nel proseguo, lo toglierei proprio. Partirei direttamente con il furgoncino.

La parte nel furgoncino è scritta in maniera troppo statica, dovrebbe invece trasmettere un senso d’urgenza, visto che c’è uno dei protagonisti che sta sanguinando a morte.

Partendo dall’inizio:

Castalia ha scritto:
Il furgoncino nero filava come il vento lungo la stradina di campagna, sterrata.

Toglierei sterrata. Non aggiunge niente e invece ferma la lettura. Che invece dovrebbe scorrere veloce insieme con il furgone.

Castalia ha scritto:
Nessuno, nel retro, parlava.

Un secondo dopo parleranno, perché metterlo?

Castalia ha scritto:
Jacques, alla guida, parlava sommessamente al telefono, il suo cellulare talmente sottile e sofisticato che quasi scompariva nelle sue enormi mani.

Toglierei un sacco di particolari superflui: Jacques, alla guida, parlava al cellulare.

Castalia ha scritto:
Riattaccò ed imprecò

- Cristo! <o altra imprecazione/bestemmia/esclamazione> - disse Jacques, chiudendo il cellulare/riattaccando. Se Jacques deve imprecare, tanto vale farlo imprecare!

Castalia ha scritto:
Faticosamente arrancai fino a trovarmi proprio dietro di lui.

Arrancare implica già il muoversi con fatica, dunque arrancai e basta.

La sequenza da “Sì. Non è stato un bello spettacolo...” a “...vedi di pestare il piede su quell’acceleratore.” a mio avviso, andrebbe un po’ cambiata. Per cominciare, il particolare delle polsiere può essere rimandato a un momento più calmo della narrazione. Poi, visto che la protagonista si è spostata, qualcun altro si starà occupando del ferito. Un’immagine del ferito ricoperto di sangue assistito da qualcuno, probabilmente anche lui ricoperto di sangue, non ci starebbe male, al posto delle polsiere. Il riferimento all’arteria femorale è infelice, a meno non sia previsto che la protagonista abbia particolari conoscenze mediche. Basta dire che il ferito continua a perdere sangue, senza entrare nello specifico. Oppure la protagonista potrebbe tacere e Jacques girare un attimo la testa e vedere il macello, in questo caso l’immagine del ferito e del suo assistente andrebbe in questo punto.

E così via. Finché i protagonisti sono sul furgone, dovrebbe essere descritto solo l’essenziale (che comunque, anche in generale, è una buona idea), perché il lettore deve sempre aver presente il fulcro della vicenda: una corsa disperata per salvare un moribondo. Se proprio si vuole aggiungere qualcosa, magari si potrebbe inserire una breve successione dello stato del ferito: all’inizio forse si lamenta a voce alta, poi solo mormora frasi incoerenti, e alla fine sviene.

Quando il furgone si ferma, anche il ritmo potrebbe (non necessariamente) rallentare. Però ci sono ugualmente troppi punti morti. Troppi punti dove tutto si ferma e vengono fornite notizie, particolari e altre informazioni in maniera quasi asettica. Faccio un solo esempio, la parte da “Quest’ultimo scosse la testa” a “della bella storia d’amore di mia sorella.” In questi due paragrafi, sostanzialmente sono fornite al lettore tre informazioni:
1) Jacques disapprova la relazione tra John e Beverly.
2) Jacques lo ribadisce spesso.
3) Invece la protagonista l’approva.
E queste informazioni sono fornite quasi nella stessa maniera fredda di cui sopra. Invece, per esempio, si potrebbe usare un dialogo. Far intendere le stesse cose, senza “uscire” dalla storia. Io scriverei:

(nota: le volgarità potrebbero essere tolte/“addolcite”, ma data l’ambientazione moderna e la situazione di tensione penso siano appropriate)
Jacques scosse la testa. – John è un’idiota.
- John è un ragazzo – disse Philippe.
- È grande abbastanza per capire che giocare ai fidanzatini è una fottuta cazzata. Cristo santo, ogni notte rischiamo di crepare! Io non...
- Tu in questa situazione non ti prenderesti neanche la responsabilità di un cane, lo sappiamo Jacques. Ma non tutti sono dei freddi figli di puttana come te.
- Quello che voglio dire è che...
- Jacques?
- ...è che... capo?
- Jacques, perché non chiudi quel cesso di bocca?
- Ma io...
- E, Jacques?
Attesi che sollevasse il viso. Lo fissai negli occhi.
- Beverly non è un cane.

Per il resto, attendo prima di sapere come finirà la vicenda!
La cosa più difficile al mondo da capire sono le tasse. (Albert Einstein)
Elyria
Anjin
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MessaggioInviato: Sab 06 Gen 2007 12:35 pm    Oggetto: Re: Essere Heather   

[quote="Alderberry"]Premesso che l’ambientazione vampiresca moderna mi piace, secondo me il problema maggiore del racconto è che manca del giusto ritmo.
Innanzi tutto l’incipit iniziale, se non è di fondamentale importanza nel proseguo, lo toglierei proprio. Partirei direttamente con il furgoncino.


Concordo con tutte le osservazioni. Poi:

"Poi restai in silenzio, pensando a Tom, Nicholas, Justine e Alain, uccisi sotto i miei occhi."

Mi pare che Tom sia agonizzante ma ancora vivo.
Il racconto mi piace anche se l'idea non è originalissima, ma "prende". Smile Però toglierei del tutto la parte epistolare. sono curiosa del seguito!
http://novatlantide.wordpress.com/

Caoticista nell'animo.
Elyria
Anjin
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MessaggioInviato: Sab 06 Gen 2007 12:45 pm    Oggetto: Re: Essere Heather   

La sequenza da “Sì. Non è stato un bello spettacolo...” a “...vedi di pestare il piede su quell’acceleratore.” a mio avviso, andrebbe un po’ cambiata. Per cominciare, il particolare delle polsiere può essere rimandato a un momento più calmo della narrazione. Poi, visto che la protagonista si è spostata, qualcun altro si starà occupando del ferito. Un’immagine del ferito ricoperto di sangue assistito da qualcuno, probabilmente anche lui ricoperto di sangue, non ci starebbe male, al posto delle polsiere. Il riferimento all’arteria femorale è infelice, a meno non sia previsto che la protagonista abbia particolari conoscenze mediche. Basta dire che il ferito continua a perdere sangue, senza entrare nello specifico. Oppure la protagonista potrebbe tacere e Jacques girare un attimo la testa e vedere il macello, in questo caso l’immagine del ferito e del suo assistente andrebbe in questo punto.

E così via. Finché i protagonisti sono sul furgone, dovrebbe essere descritto solo l’essenziale (che comunque, anche in generale, è una buona idea), perché il lettore deve sempre aver presente il fulcro della vicenda: una corsa disperata per salvare un moribondo. Se proprio si vuole aggiungere qualcosa, magari si potrebbe inserire una breve successione dello stato del ferito: all’inizio forse si lamenta a voce alta, poi solo mormora frasi incoerenti, e alla fine sviene.

Quando il furgone si ferma, anche il ritmo potrebbe (non necessariamente) rallentare. Però ci sono ugualmente troppi punti morti. Troppi punti dove tutto si ferma e vengono fornite notizie, particolari e altre informazioni in maniera quasi asettica. Faccio un solo esempio, la parte da “Quest’ultimo scosse la testa” a “della bella storia d’amore di mia sorella.” In questi due paragrafi, sostanzialmente sono fornite al lettore tre informazioni:
1) Jacques disapprova la relazione tra John e Beverly.
2) Jacques lo ribadisce spesso.
3) Invece la protagonista l’approva.
E queste informazioni sono fornite quasi nella stessa maniera fredda di cui sopra. Invece, per esempio, si potrebbe usare un dialogo. Far intendere le stesse cose, senza “uscire” dalla storia. Io scriverei:

(nota: le volgarità potrebbero essere tolte/“addolcite”, ma data l’ambientazione moderna e la situazione di tensione penso siano appropriate)
Jacques scosse la testa. – John è un’idiota.
- John è un ragazzo – disse Philippe.
- È grande abbastanza per capire che giocare ai fidanzatini è una fottuta cazzata. Cristo santo, ogni notte rischiamo di crepare! Io non...
- Tu in questa situazione non ti prenderesti neanche la responsabilità di un cane, lo sappiamo Jacques. Ma non tutti sono dei freddi figli di puttana come te.
- Quello che voglio dire è che...
- Jacques?
- ...è che... capo?
- Jacques, perché non chiudi quel cesso di bocca?
- Ma io...
- E, Jacques?
Attesi che sollevasse il viso. Lo fissai negli occhi.
- Beverly non è un cane.

Alderberry Alderberry... Smile sarai anche un hobbit, ma non me la conti giusta... Wink Spero che quanto prima tu posti qualcosa di tuo..ho idea che mi piacerà molto leggerlo.
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Caoticista nell'animo.
erbetta
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MessaggioInviato: Dom 07 Gen 2007 10:35 am    Oggetto:   

E' una storia che non si dipana in senso cronologico. E questo può essere intrigante perchè suscita curiosità. Il racconto si apre con una situazione forte e poi bisogna leggersi tutto il resto per capire il perchè e il percome. E qui mi sono un pò perduta, si torna alla casa dei vampiri troppe volte centellinando le informazioni, poi vengono spiegati i personaggi, ogni tanto si torna al tono discorsivo con l'ipotetico lettore, poi si torna alla casa incendiata o al furgoncino. Un pò di flashback mi piace ma non ho voglia di leggermi l'intera storia alla rovescia. Ma ammetto di non essere molto obbiettiva sul racconto perchè Anita Blake mi sta un pò antipatica.
Voglio ringraziarti per la lettura e spero di leggere presto altri tuoi scritti. I miei complimenti.
Alderberry
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MessaggioInviato: Dom 07 Gen 2007 22:11 pm    Oggetto: Re: Essere Heather   

Kinzica ha scritto:
Spero che quanto prima tu posti qualcosa di tuo..ho idea che mi piacerà molto leggerlo.

Purtroppo il tempo è poco, ma idee buone permettendo, vedrò di fare il possibile.
La cosa più difficile al mondo da capire sono le tasse. (Albert Einstein)
Castalia
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MessaggioInviato: Lun 08 Gen 2007 11:05 am    Oggetto:   

Caspita... grazie a tutti, e anche per i suggerimenti molto particolareggiati!!
allora, l'incipit ad un (per ora) ignoto interlocutore serve per il resto della storia, quindi lo vorrei tenere...
per il resto ho trovato davvero degli spunti ottimisssssssimi in quello che mi avete detto, penso che appena avrò un attimo cercherò di rivedere il tutto.

Grazie mille!!!!! Very Happy

ps: ma chi è Anita Blake?
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MessaggioInviato: Lun 08 Gen 2007 11:09 am    Oggetto:   

Anita Blake è la tua eroina, anche se ancora non lo sa. Laughing
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MessaggioInviato: Mer 10 Gen 2007 16:07 pm    Oggetto:   

Premetto che le atmosfere vampiresche, moderne o meno, mi piacciono, e che nel racconto sono rese bene, ma poi devo farti qualche critica Wink. Ho qualche perplessità sul mezzo della lettera che hai usato per raccontare, infatti, come già ti hanno fatto notare, crea uno stacco troppo netto rispetto al resto della narrazione e secondo me crea anchemolta confusione...Se proprio vuoi mantenere così il testo, ti basterebbe lasciare un po' di spazio tra le parti in cui la voce narrante si rivolge direttamente al suo ipotetico lettore e la parte in cui vengono raccontati i fatti. Se invece la tua idea era di scrivere una lunga lettera (ma non credo), naturalmente non potresti riportare i dialoghi e di conseguenza tutta la parte centrale del testo andrebbe cambiata...

ciao Wink


Ho capito, con un'illuminazione segreta, di non essere nessuno. Nessuno, assolutamente nessuno.
Castalia
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MessaggioInviato: Mer 10 Gen 2007 17:26 pm    Oggetto:   

Lo sto già rivedendo usando tutte le ottime indicazioni che mi sono state date. Very Happy
Devo dire che sta venendo fuori molto meglio.
Grazie a tutti, è la prima volta che metto un mio scritto così, alla mercè di sconosciuti (finora hanno letto solo gli amici) ma devo dire che le critiche costruttive sono proprio quello che mi serviva.
Magari migliorerò con il tempo Embarassed
Gaia
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MessaggioInviato: Sab 13 Gen 2007 23:01 pm    Oggetto:   

L'idea mi pare buona, ma ti hanno già fatto notare i limiti della storia. Aggiungo che mi pare un po' improbabile la scena della protagonista che mette una gamba sopra un vampiro in fiamme, più che improbabile direi che è un po' fredda. una fa una cosa autolesionistica e vorrebbe almeno ricevere la dovuta attenzione. e un po' ripetitiva la descrizione di cosa sono i personaggi, cosa fanno, cosa hanno sofferto. Però prima di dare un giudizio complessivo sono curiosa di leggere il resto.
Posso lanciarmi in un'ipotesi azzardata? Il vampiro con cui la protagonista ha vissuto è il destinatario della lettera?
Volo ut sit. (S. Agostino)

nunca se acuesta el sol
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