Racconto breve: Un'altra bella giornata


Autore Messaggio
Bartimeus88
Gollum
Messaggi: 763
MessaggioInviato: Mer 19 Set 2007 23:03 pm    Oggetto: Racconto breve: Un'altra bella giornata   

Italiani! Popolo di barzellettieri e mangia pane-pizza-pasta!
La scorsa notte (sembra strano ma la mia testa funge così) mi sono immaginato una cosa e oggi l'ho scritta (un titolo non c'è e quello del topic è il primo che mi è venuto in mente).
Più che un racconto sarebbe l'inizio di una storia più lunga che mi diletto a delineare nel caso venga fuori qualcosa di decente, ma se come me apprezzate gli anime slyce-of-life potrezze anche accettare st'obbrobrio.
Lo rivisto tre volte, passando dall'imondizia agli avanzi di cibo e all'antipasto e credo che ora sia una cosa perlomeno presentabile.
Leggete, criticate, squartate, stampate e magnate (con accanto in digestivo, mi raccomando), fate quello che volete ma (se siete abbastanza masochisti) argomentate sia in senso positivo (che non guasta mai) che in senso negativo (che è il più utile per migliorarsi).
E ora... PERDETE OGNI SPERANZA VOI CHE LEGGETE

Secoli fa avvenne l’Apocalisse. La terra tremava e giganteschi frammenti di essa venivano catapultati in cielo; per non ricadere mai più. Alcuni uomini riuscirono a salvarsi, pur dovendo abbandonare il resto della popolazione a morte certa, e su alcuni di questi frammenti diedero inizio ad una nuova vita, utilizzando le conoscenze e i mezzi che erano frutto di millenni di scienza. Da quel fatidico giorno molte cose erano cambiate: parte dei gas che costituivano l’atmosfera erano stati spazzati via, sostituiti da altri più pesanti e la forza d’attrazione di ciò che era rimasto di quel pianeta che un tempo veniva chiamato Terra era notevolmente diminuita, così da consentire alle rocce che un tempo la costituivano di galleggiare nel cielo.
Per finire, la diversa composizione dell’atmosfera (incapace di fungere efficacemente da scudo) costrinse i superstiti a chiudersi in casa ogni volta che il Sole sorgeva, per non venirne accecati e non essere colpiti da ingenti quantità di radiazioni. A causa di ciò, per mantenere vive le antiche consuetudini, quello che un tempo era chiamato giorno era divenuto notte e altri tentativi vennero fatti per mantenere viva la memoria del passato; anche se, col tempo tutti dimenticarono e cominciarono a vedere con timore reverenziale l’abisso oscuro che si trovava sotto di loro.


Mancava poco, oramai. Il Sole si era nascosto oltre l’orizzonte, ma i suoi raggi avrebbero illuminato ancora il cielo, colorandolo di rosso e arancione per via della rifrazione e la diffusione, finché non fosse tornato e sarebbe stato di nuovo notte.
La caldaia a forma di chiocciola, come ogni giorno, da tempi immemori, sbuffava. L’anello più grande girava lentamente, poi si fermava, e quello sovrastante iniziava a girare in senso contrario. Quando poi quest’ultimo si fosse fermato a sua volta il primo sarebbe tornato al suo al suo posto, in attesa di muoversi nuovamente. La caldaia era costituita da dieci anelli, uno più piccolo dell’altro, che giravano continuamente per mantenere in aria la città di New Esnasim: un ammasso ormai informe di metallo, troppo pesante per galleggiare senza aiuto. Per questo e altri motivi, gli anelli giravano, producendo meccanicamente il vapore che fuoriusciva da dei fori nella loro superficie e che saliva in alto, per essere raccolto dall’enorme telo che copriva tutta la città. Infine il vapore tornava alla base della caldaia e il meccanismo si rimetteva in moto, imperterrito, per durare all’infinito. Prima, però, dopo essere stato aspirato, veniva pompato e fatto passare per gli innumerevoli tubi che formavano una fittissima rete nascosta all’interno della città. Passando per questi tubi veniva usato per riscaldare, sfruttato per il funzionamento di alcune macchine a vapore oppure raccolto in piccole quantità per usi specifici; salvo poi essere restituito.
Una fitta rete di tubi che era come l’insieme delle arterie e delle vene presenti negli uomini, ma che, come per gli uomini, era visibile in taluni punti.
In uno di quelli più alti della città, un gruppo di tubi era così vicino alla superficie da riscaldarla e dare tepore agli animali che si ritrovavano lì in cerca di calore per la notte. Uccelli e gatti randagi, nascosti alle radiazioni dietro spuntoni di metallo, dormivano pacificamente assieme, senza preoccuparsi di essere l’uno il cibo dell’altro, tenendo compagnia alla statua che ogni notte, seduta su una guglia, osservava l’intera città.
Da lì, Arven vedeva tutto quanto. Passava le notti osservando, con i suoi freddi occhi di pietra bianca il mondo-di-sopra: una tavola nera, apparentemente infinita, macchiata qua e là dalle rocce dove i superstiti hanno fermato le aeronavi e le hanno unite ad altre per mezzo di cavi d’acciaio, così da formare le nuove città.
Andava a sedersi lassù, dopo aver terminato il suo lavoro, e attendeva che il suo corpo si rivestisse automaticamente di un sottile stato di pietra che l’avrebbe protetto dai raggi e dalle radiazioni, gli avrebbe spento il cervello e annebbiato la coscienza, facendolo sprofondare nel mondo dei sogni, per svegliarsi solo alla scomparsa del sole. Di giorno il suo cervello si svegliava e tornava la coscienza di sé. Ci voleva del tempo, però, prima che potesse tornare a muoversi: nonostante il processo di pietrificazione fosse immediato, quello inverso impiegava minuti a completarsi. Così restava immobile, osservando la città ancora dormiente, mentre, nel frattempo, lo strato di pietra comincia a scomparire a partire dalle grandi orecchie, cadendo ai suoi piedi in una sabbia sottile che veniva disperso dal fresco vento mattutino. Solo quando tornava normale si svegliava del tutto. Gli rimaneva sempre un po’ del torpore del lungo sonno, così si stiracchiava distendendo i lunghi arti e faceva scricchiolare le ossa sottili. Come ultima cosa, limava i lunghi e affilati artigli delle sue zampe sul metallo e si leccava la peluria verde che lo ricopriva interamente.
Un piccione macchiato si posò delicatamente sulla spalla, equilibrandosi goffamente nella caduta con le sue tozze ali. Gli beccò gentilmente una delle grandi orecchie a punta, per fargli notare la propria presenza.
- Cosa? – ancora intontito, quasi non riconobbe l’animale. – Oh… Buongiorno Ciuff.
Stropicciandosi gli occhi, rimase a contemplare il suo monotono mondo.
I raggi del sole nascosto illuminavano la città ricoprendola di un sottile velo rosso acceso, con sfumature arancioni e gialle, macchiato da alcuni punti luminosi che erano le lampade all’interno dei palazzi e le luci dei lampioni che illuminavano le irte stradine. Le ombre parevano accogliere con gioia, mista indecisione, questo acquerello luminoso che dava volume alla città, uscendo timidamente allo scoperto.
- Sai Ciuff – disse avvicinando le ginocchia a sé. – Ho fatto nuovamente quel sogno. Ogni volta sembra sempre più reale, come se, arrivati a un certo punto, cadrò per davvero nell’abisso.
Il piccione saltò sulle ginocchia, facendo ondeggiare il ciuffo rosa sul capo.
- Tu verrai con me, nel caso dovesse accadere?
Ciuff tubò e lo becco sulla fronte senza peli: era uno dei tanti modi che usava per dire sì alle decine di domande che Arven gli faceva ogni giorno.
- Grazie, lo so che verrai con me… Sei il mio migliore amico, dopotutto.
Uno gruppo di gargoyle si levò in volo dalle guglie dell’unica cattedrale della città che si trovava alle spalle dell’edificio dove c’era lui.
Li vide sfruttare le correnti con le loro grandi ali pipistrello e avvicinarsi a lui. Lo superarono senza degnarlo di uno sguardo; nonostante fosse, in parte, della stessa specie.
Uno di loro (un giovane rompiscatole che non perdeva l’occasione di prenderlo in giro ogni mattina) si voltò verso di lui, fece una piroetta per mettere in bella mostra la lunga coda e le ali e urlò:
- Come te la passi mezzo-sangue?
Quando se ne andò (richiamato da un anziano) Arven si alzò e sistemò il vecchio bermuda strappato che tutti i gargoyle indossano per coprire gli organi sessuali.
Da lontano arrivò arrivo il rumore di una sirena.
- Ma che… - aveva perso il senso del tempo (come ogni giorno), ma “fortunatamente” il suo capo l’aveva chiamato con la sirena che usava ogni volta che aveva bisogno di lui. - Cavolo!
Un'altra bella giornata aveva inizio.
LuK -1987-
Hobbit
Messaggi: 17
MessaggioInviato: Gio 20 Set 2007 15:08 pm    Oggetto: Re: Racconto breve: Un'altra bella giornata   

Mi piace, è a tratti inquietante e l'ambientazione cyberpunk è ben fatta,
però ci sono delle cose che non mi convincono.
Nella prima parte sei stato fin troppo descrittivo, secondo me questo non è un bene. Almeno personalmente preferisco far scoprire pian piano la composizione del mondo al lettore, anche per suscitargli curiosità e farlo "lavorare" di più con l'immaginazione.
Potresti provare a descrivere tutto più sommariamente, approfondendo solo quelle cose che sono essenziali ai fini della trama.
In pratica devi far in modo che il lettore "si faccia un'idea" di com'è fatto il mondo, ma che non sappia dettagliatamente tutto.
Diciamo che lo scrittore fantasy è il dio del suo stesso mondo ed è giusto che sappia tutto di esso, ma il lettore, nel momento in cui legge il nostro racconto è un comune mortale e di quel mondo inizia col saperne le cose essenziali, poi col tempo, gli si fa conoscere qualcosa in più, anche e soprattutto per mezzo dei personaggi.

Un'altra cosa, detta assolutamente senza cattiveria: in alcune parti mi è sembrato poco fluido. Faccio qualche esempio di come avrei fatto io (ovvio che posso sbagliarmi sono anche io un comune mortale Razz)
In grassetto ti metto la parte cambiata.

Secoli fa avvenne l'Apocalisse. La terra tremò ed enormi frammenti, schizzarono letteralmente in cielo: non sarebbero mai più ricaduti.
Coloro che riuscirono a salvarsi, a lungo piansero la morte degli altri, ma dalla fortuna di esser scampati a tale disastro, trovarono la forza di ricominciare a vivere.
Con le conoscenze acquisite nel trascorrere del tempo, crearono suggestive città sospese nel cielo, figlie della più evoluta tecnologia mai esistita.
I danni causati dal fenomeno, snaturarono quasi completamente le abitudini dei popoli.
La notte si chiamò giorno, ed il giorno si chiamò notte.
L'atmosfera terrestre era irrimediabilmente compromessa, ragion per cui il Sole era divenuto un potenziale strumento di morte.
I ricordi del mondo che fu, vennero dissolti dal tempo e dalla paura per l'oscuro abisso che giaceva sotto di loro.


La seconda parte l'ho letta senza prestare particolare attenzione alla forma perciò non mi pronuncio Very Happy
Comunque le basi per scrivere un romanzo ci stanno tutte a mio parere Smile
Bartimeus88
Gollum
Messaggi: 763
MessaggioInviato: Gio 20 Set 2007 16:01 pm    Oggetto:   

Grazie per il commento.
Il primo pezzo credo che lo toglierò quanto prima perché non piace neppure a me.
Il fatto è che ho una mente molto razionale nonostante abbia anche una fervida fantasia e dopo aver immaginato il pezzo successivo alla spiagazione mi sono chiesto come tale mondo potesse esistere.
Diciamo che l'ho scritto per rendere le idee un pò più chiare a voi che non siete nella mia testa (per fortuna vostra) e a me in seguito.
Le idee per continuarlo credo di averle tutte e vedrò come si evolverà la cosa.
Coram85
Capitano di vascello
Messaggi: 13169
MessaggioInviato: Sab 22 Set 2007 14:38 pm    Oggetto: Re: Racconto breve: Un'altra bella giornata   

Bartimeus88 ha scritto:
Secoli fa avvenne l’Apocalisse. La terra tremava e giganteschi frammenti di essa venivano catapultati in cielo; per non ricadere mai più. Alcuni uomini riuscirono a salvarsi, pur dovendo abbandonare il resto della popolazione a morte certa, e su alcuni di questi frammenti diedero inizio ad una nuova vita, utilizzando le conoscenze e i mezzi che erano frutto di millenni di scienza.

Accenni a un'Apocalisse, qualcosa di completamente distruttivo. Scrivi di frammenti che schizzano in cielo, e di uomini che si salvano su questi frammenti. Domanda, che sorge spontanea: come ha fatto quella stretta cerchia di uomini a salvarsi la pelle dall'Apocalisse? Se nel contesto della tua storia e del mondo di cui parli è possibile, dovresti descriverlo Wink Come dovresti descrivere meglio la parte dell'Apocalisse; oltre a dire che la terra trema e dei frannenti in cielo non dici nient'altro.

Altra considerazione personale: secondo me ti perdi nelle descrizioni. Non perché lunghe, o improduttive, ma perché non sono molto fluide, poco omogenee.
I wrote a paranormal story, including babes, alcohol and Battle Rock! Is called Dark Rock Chronicles!

Dark Rock Chronicles fan page
Bartimeus88
Gollum
Messaggi: 763
MessaggioInviato: Sab 22 Set 2007 15:50 pm    Oggetto:   

Bè diciamo che la spiegazione che ho postato l'ho ampliata nel frattempo chiarendo tutto quanto e credo che sia molto plausibile.
Riguardo alle descrizioni devo ammettere che sono la mia croce. Immaginando tutto come se lo stessi vedendo alla televisione incontro problemi nell'esprimere tutto a parole.
Consigli per migliorare quest'aspetto, relativamente a ciò che ho postato?
Tigana
Incantatrice
Messaggi: 4213
Località: Corte dei Miracoli
MessaggioInviato: Dom 23 Set 2007 0:12 am    Oggetto:   

Bartimeus88 ha scritto:
Consigli per migliorare quest'aspetto, relativamente a ciò che ho postato?


Le descrizioni dovrebbero, almeno in parte, emergere da ciò che i personaggi vedono, sentono, fanno. Se pensi che un lettore debba conoscere un determinato aspetto del tuo mondo devi evitare di propinarglielo come una lunga descrizione di ciò che era, è o sarà: il mondo che tu descrivi, secondo me, dovrebbe integrarsi, facendo da sfondo, alle azioni dei protagonisti. In questo modo, IMO, la storia diventerebbe più leggera e godibile.
Proprio per quanto detto, eliminerei il paragrafo iniziale sull'apocalisse, che sembra un lungo infodump...

In secondo luogo ti invito a rivedere il testo sotto il profilo grammaticale...c'è qualche verbo fuori posto, qualche refuso e una punteggiatura non sempre azzeccatissima Wink

Non so se sto sbagliando ma io ho notato qualche omaggio a Death Gate...è così?


Ho capito, con un'illuminazione segreta, di non essere nessuno. Nessuno, assolutamente nessuno.
Bartimeus88
Gollum
Messaggi: 763
MessaggioInviato: Sab 29 Set 2007 15:24 pm    Oggetto:   

Grazie per il consiglio. La cosa all'inizio l'ho praticamente tolta dal file originale perchè ormai ho intesta tutta la storia di sto mondo.
I refusi sono la cosa che detesto di più. Per quante volte rilegga una cosa che ho scritto io non li noto finchè non sono gli altri a farmeli vedere.
Death gate intendi il ciclo della Weis (questo mi dà ibs)? Personalemente è la prima volta che lo sento.
Tigana
Incantatrice
Messaggi: 4213
Località: Corte dei Miracoli
MessaggioInviato: Dom 30 Set 2007 23:16 pm    Oggetto:   

Bartimeus88 ha scritto:
Death gate intendi il ciclo della Weis (questo mi dà ibs)? Personalemente è la prima volta che lo sento.


Intendevo proprio quello...non so, qualcosa del tuo mondo me lo ricordava Wink


Ho capito, con un'illuminazione segreta, di non essere nessuno. Nessuno, assolutamente nessuno.
Mostra prima i messaggi di:   
   Torna a Indice principale :: Torna a I racconti del forum Tutti i fusi orari sono GMT + 2 ore

Vai a:  
Non puoi inserire nuove discussioni in questo forum
Non puoi rispondere alle discussioni in questo forum
Non puoi modificare i tuoi messaggi in questo forum
Non puoi cancellare i tuoi messaggi in questo forum
Non puoi votare nei sondaggi in questo forum