Sulla credibilità nei romanzi (fantasy).


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Autore Messaggio
by Ax
Maia
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MessaggioInviato: Ven 12 Ott 2007 16:54 pm    Oggetto:   

Negróre ha scritto:
Miii... quanto sei pedante!.

Con molta simpatia... è il mio stesso pensiero.
Il sense of wonder ringrazia, schiacciato dal tecnicismo. Very Happy
Per ogni Giovanna d'Arco c'è un Hitler appollaiato dall'altra estremità dell'altalena. La vecchia storia del bene e del male.
CB
eNKay
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MessaggioInviato: Ven 12 Ott 2007 17:19 pm    Oggetto:   

Gamberetta ha scritto:

No, non è quello il punto: non importa se gli scrittori fanno tutto quel che possono o no. Conta se ci riescono. Se uno scrittore è negato, può essere benissimo che scriva vaccate anche dopo anni di studio, non per questo è giustificato. Io penso sia impossibile scrivere in maniera credibile di un argomento senza studiarlo almeno un po’, ma se uno scrittore ha la scienza infusa mi sta benissimo, basta che il suo romanzo sia all’altezza.


Beh, se uno scrittore è negato non importa proprio che passi anni a studiare... perché potrebbe essere coerente alla realtà in modo anche maniacale, eppure scriverà comunque una porcheria... qui stiamo parlando di professionisti e non ce lo vedo un professionista negato nella sua professione, in questo caso specifico. Se uno è negato, come scrittore, non arriverà mai a essere un professionista...
26 / 27 gennaio 2009

I giorni della memoria.
Gamberetta
Hobbit
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MessaggioInviato: Ven 12 Ott 2007 19:04 pm    Oggetto:   

Negróre ha scritto:
Era un esempio, per dire che ami il fatto che Clancy infarcisca di dettagli tecnici la sua narrazione (che è anche dialogo, fino a prova contraria. E, comunque, vuoi dirmi che nel romanzo di Clancy non ci sono dettagli tecnici durante i dialoghi? Una vera battaglia in cui i protagonisti non parlano usando tecnicismi? Non credo sia possibile... Wink ).

Siamo sempre alle solite: tu credi o non credi di sapere. Io so o non so. Non farmi citare Yoda, per piacere, ché mi vergogno!
Non puoi discutere di Clancy senza averlo letto, non puoi partire dal tuo concetto idealizzato di scrittore e dedurre da ciò come dovrebbe o non dovrebbe scrivere Clancy. Devi leggere i romanzi per discuterne.
Poi potresti scoprire di aver ragione o di aver torto o una qualunque via di mezzo. Ma che senso ha parlare di un argomento che non conosci (e tra l’altro, come hai ammesso, il genere di romanzi che scrive Clancy non t’interessa neppure)?
È la stessa supponenza dei tuoi colleghi: loro credono di sapere come sarebbe una battaglia, immaginano i problemi di uno scontro armato, ma non si peritano di andare a controllare.

Negróre ha scritto:
Bah, a me pare tu sia soltanto l'ultima di una lunga fila di persone che affermano l'importanza della coerenza interna nel fantasy. Se la tua battaglia è questa, allora tu vuoi combattere la stupidità (che io non intendo affrontare, perché il mio tempo in questa vita è limitato).

IO NON COMBATTO NESSUNA BATTAGLIA! Io recensisco i romanzi che leggo, e in base a considerazioni che anche tu trovi ovvie, ne do un giudizio. Sono gli altri che combattono la battaglia inversa, cercando di convincermi che al minimo sbaglio o sono appunto pedante e precisina, al massimo sono stupida, invidiosa, carogna e quant’altro (e queste sono solo le offese pubbliche). E sì questo si chiama “frignare”, e so che non dovrei cascarci, ma almeno io me ne accorgo.

Negróre ha scritto:
Non conosco uno scrittore degno di questo nome che non tenti di raggiungere una (almeno) buona coerenza interna.

E allora? Se davvero ci tentano e non ci riescono è ancora peggio. Uffi! “Do or do not, there is no try!” – Yoda.

Negróre ha scritto:
Tu non stai parlando di uno scrittore, che fino a prova contraria deve avere anche doti artistiche. Tu stai parlando di qualcuno che vorrebbe esserlo, ma non lo è affatto.

Uno scrittore è un tizio che vuole barattare il mio tempo (e nella gran parte dei casi anche il mio denaro) con l’emozione di leggere quello che ha scritto. Purtroppo i libri non hanno la targhetta “vero artista” appiccicata sopra per distinguerli da quelli scritti da gente che si crede scrittore ma non lo sarebbe.

Negróre ha scritto:
E ritorniamo al tuo esempio di Clancy. Il suo milione di copie vendute non è dovuto soltanto al grande lavoro di ricerca che ha svolto e inserito nella narrazione. Se gli fosse bastato quello, non avrebbe venduto altrettanto. Clancy ha doti da scrittore e - non capirei se questa cosa ti sembrasse sbagliata - tali doti vengono prima della meticolosità assoluta e inattaccabile di studio dell'autore.

E questo lo dici in base al fatto di non aver mai letto Clancy, neanche mai aver letto nessun suo collega nell’ambito dei tecno-thriller e di non volerli neanche leggere? Ripeto sei supponente. E mi spiace, non ne hai l’autorità: non sei Twain, non sei Scott Card, non sei Clancy. Non hai l’autorità per parlare per sentito dire (sempre che qualcuno possa davvero arrogarsi tale autorità). E come già detto in mille altre occasioni, puoi avere o non avere ragione, il punto non è quello, il punto è metodologico. Per parlare di Clancy devi leggere Clancy. Fine della discussione su Clancy.

Negróre ha scritto:
La conseguenza di questa mia convinzione è che, anche quando un testo è immaturo e non è internamente coerente, credo si possa riconoscere chi ha talento e possa, un giorno e applicandosi, diventare un bravo scrittore.

E allora? Io spendo 20 euro per leggere un bravo scrittore adesso. Non sono il servizio coltivazione talenti in erba.

Negróre ha scritto:
Chi, al contraio, mi propinasse un romanzo dotato di grande accuratezza e coerenza interna, ma scritto in modo piatto, privo di stile, con personaggi bidimensionali e una trama scontata, senza guizzi narrativi che destino la mia attenzione (ben più dei dettagli tecnici), può tranquillamente riporre la penna del calamaio o usarla soltanto per la corrispondenza: non sarà mai uno scrittore.

E tre, e allora? Non è che i particolari tecnici soffochino il resto, anzi, normalmente è in contrario: più dettagli si conoscono, più si possono realizzare trame originali e costruire personaggi credibili. Tu continui a vedere una contrapposizione che non c’è. Se io voglio scrivere di un generale, la base minima è un’infarinatura di argomenti militari, in più ne devo curare la psicologia, la biografia, le motivazioni, e quant’altro.
Che fra l’altro è quello che succede con i generali veri: la base minima è che tu abbia frequentato l’accademia e i vari corsi di specializzazione, poi ci dev’essere tutto il resto. Una persona può avere il dono di saper comandare, di prendere decisioni in maniera rapida e precisa, di saper cavare i dati importanti da una marea di informazioni contraddittorie, ma non per questo è messa al comando di un’armata. Così il personaggio generale deve avere una preparazione tecnica, e in più, per essere un personaggio degno di questo nome, anche il resto (pure in negativo, se si vuole dipingere un generale indeciso o inetto).

eNKay ha scritto:
Beh, se uno scrittore è negato non importa proprio che passi anni a studiare... perché potrebbe essere coerente alla realtà in modo anche maniacale, eppure scriverà comunque una porcheria... qui stiamo parlando di professionisti e non ce lo vedo un professionista negato nella sua professione, in questo caso specifico. Se uno è negato, come scrittore, non arriverà mai a essere un professionista...

Hai ragione, infatti è questo il motivo per il quale ci sono pochissimi scrittori italiani di narrativa fantastica professionisti.

Uhm... specifico meglio, perché non vorrei farti dire cose che magari non pensi. Secondo me, la ragione per la quale gli scrittori di fantasy italiani professionisti (ovvero che svolgono per professione lo scrivere fantasy) sono tanto pochi è che non sono abbastanza bravi. E in pratica non ci sono neanche le consuete eccezioni, perché Zuddas è vent’anni che non scrive più niente e Altieri scrive fantasy per modo di dire.

Poi è vero, non ho letto tutti gli italiani, diciamo che ho letto quelli che si trovano in una normale libreria. Zeferina o simili saranno pure capolavori, ma non ha molto senso se per una ragione o per l’altra nessuno ha concrete possibilità di procurarseli (nel caso specifico comunque se davvero lo ripubblicano lo comprerò Zeferina).
by Ax
Maia
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MessaggioInviato: Ven 12 Ott 2007 20:15 pm    Oggetto:   

Gamberetta ha scritto:
E allora? Io spendo 20 euro per leggere un bravo scrittore adesso. Non sono il servizio coltivazione talenti in erba.

Questa frase è molto indicativa del tuo modo di intendere la lettura. Sempre con molto rispetto, mi auguro non deciderai in futuro di fare la talent scout perchè recidere un fiore prima ancora che sia sbocciato, nel caso di emergenti, è un gesto di egoismo che difficilmente ignoro. Non riconoscere un eventuale talento perchè si è speso dei soldi e si obbliga chi scrive a dover essere ai livello dei grandi maestri mi sembra controproducente, non tanto per l'autore ma per chi recensisce; a meno che chi recensisce non sia un grande maestro.
In tutta onestà credo che, giustamente (per te), difficilmente modificherai il tuo punto di vista concedendo qualcosa a chi commette errori. E' stato difficile anche per me imparare a perdonare, ma è un passo avanti, non indietro.
Continuo a stimare la tua arguzia, ma un sorriso a volte scioglie più del sole. Very Happy
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CB
fioreblu
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MessaggioInviato: Ven 12 Ott 2007 20:29 pm    Oggetto:   

Dico la mia.
Penso che se compri una storia che parla di guerre e militari nel nostro mondo e se questo è, diciamo, il cuore attorno a cui ruota il libro ti aspetti che l'autore sia versato in materia.
Quindi voglio dire, se è un libro che ha per tema centrala altro può passare che l'autore non sappia gran chè (una storia comica ad e.g. che tratta di polizziotti ma dove l'ambiente della polizia è solo lo sfondo).
"Il giorno è appena sorto e già attendiamo la sua fine... " Mariano Rampini.
"... Sono uno straniero in terra straniera..." E.LYnn


Ultima modifica di fioreblu il Sab 13 Ott 2007 9:35 am, modificato 1 volta in totale
Misericordia
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MessaggioInviato: Ven 12 Ott 2007 20:32 pm    Oggetto:   

eNKay ha scritto:
qui stiamo parlando di professionisti e non ce lo vedo un professionista negato nella sua professione, in questo caso specifico. Se uno è negato, come scrittore, non arriverà mai a essere un professionista...


Un qualunque scaffale di libreria prova il contrario. E' pieno di scrittori incapaci.
Negróre
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MessaggioInviato: Sab 13 Ott 2007 12:25 pm    Oggetto:   

La differenza tra te e me la possono leggere tutti e valutare secondo il proprio metro.
Quello che io noto, è che io ti riconsco alcune ragioni, chiare. Tu invece vuoi avere ragione su ogni singolo punto, non ti metti mai in dubbio e non ti degni di rispondere nemmeno alle mie domande dirette - magari perché mi daresti ragione? -, costruendo altri castelli di parole per riuscire a evitarlo.
Il fatto che tu sia brava con le parole, però, non cambia la sostanza: non rispondi.

Gamberetta ha scritto:
“Do or do not, there is no try!” – Yoda.

Quanto sei superficiale, a volte. Sembri accecata dalla sete d'aver ragione a tutti i costi.
"Fare o non fare" non significa "riesci o non riesci". La diretta conseguenza è che gli scrittori che fanno non hanno la certezza di riuscire. E questo, in italiano, si dice "tentare". E "tentare" non vuol dire che quando si comincia a fare non lo si fa con convinzione, bensì che le persone mature di solito accettano l'idea di poter fallire. Fin qui ci siamo? O c'è qualche virgola fuori posto?
Se tu pensi che chi tenti è meglio che non esista, allora sei davvero davvero piuttosto immatura e illusa (e pensi di insegnare al prossimo come deve affrontare la vita, usando le parole di Yoda, oltretutto! Sembra una barzelletta...). Ti auguro di riuscire sempre in tutto ciò che fai, ma ho la certezza che non sarà così e, credimi, non perché ti voglia male.

Gamberetta ha scritto:
Per parlare di Clancy devi leggere Clancy. Fine della discussione su Clancy.

Non rispondi alle mie domande.
Non devo averlo letto per immaginare che nei dialoghi del suo capolavoro d'esordio, se il romanzo è così tecnico come tu stessa affermi avendolo letto (ti sto dando fiducia, Gamberetta, questo forse ti sfugge - non ti sto dicendo che scrivi menzogne), ribadisco, non devo averlo letto per chiedere se nei suoi dialoghi si usano tecnicismi.
Rispondi, è semplice. Nei dialoghi di quel romanzo i personaggi non usano termini tecnici mentre parlano? Basta un sì o un no.
Non costruire altri castelli di parole.
Sì o no?

A me basta questa risposta. Per il resto, Gamberetta, credo questo tipo di discussione siano sterili, perché una delle due parti non ha la correttezza (non voglio parlare di umiltà) di riconoscere una parziale validità alle argomentazioni degli altri interlocutori.
Il buffo è che alla fine dai loro pure dei presuntuosi.

Buona fortuna, Gamberetta. Te ne servirà tanta per non tentare mai.
Un sorriso, Andrea
Gamberetta
Hobbit
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MessaggioInviato: Sab 13 Ott 2007 15:28 pm    Oggetto:   

Negróre ha scritto:
Tu invece vuoi avere ragione su ogni singolo punto, non ti metti mai in dubbio

Io non ho dubbi perché tu non me ne fai venire. Perché tu fai riferimento solo a te stesso, la tua esperienza, e le tue sensazioni. Che però sono tue, e di per sé non hanno validità al di fuori della tua persona.
Per dire, l’osservazione di Bran Mak Morn su John Carter era interessante, e dubbi me li ha fatti venire: come mai John Carter rimane godibile anche ai giorni nostri malgrado sia scientificamente risibile? Perché invece tanta altra fantascienza dello stesso periodo oltre a essere risibile non è più neanche godibile? È importante che Edgar Rice Burroughs abbia seguito la scienza del suo tempo? Secondo me sì: si riesce a percepire il diverso grado di realismo fra un’ipotesi scientifica rilevatasi poi sbagliata e una roba campata per aria.
Ma John Carter l’ho letto quand’ero bambina e ne ho un ricordo deformato. Per rispondere adeguatamente a queste domande devo rileggerlo.

Negróre ha scritto:
e non ti degni di rispondere nemmeno alle mie domande dirette

Ma veramente io su Clancy ti ho risposto subito:
http://www.fantasymagazine.it/forum/viewtopic.php?p=442820#442820
E ribadisco, i milioni di copie sono dovuti ai dettagli tecnici: Clancy ovviamente non è un analfabeta, ma non ha nulla in più come scrittore delle migliaia che scrivono romanzi di guerra/avventura, quello che lo distingue dalla massa è il realismo e la conoscenza assoluta della materia.

Negróre ha scritto:
Basta un sì o un no.
Non costruire altri castelli di parole.
Sì o no?

Intanto usare termini tecnici o usare tecnicismi sono due cose diverse. Ma lasciamo perdere. E la risposta è NI. Non è così semplice come (ingenuamente?) credi. I russi parlano in una maniera, gli americani in un’altra, c’è un gergo della marina e un gergo in uso in ogni singolo sottomarino. C’è il giovane ufficiale al primo imbarco che parla adeguandosi fino all’ultima virgola al manuale e quello che invece va avanti a metafore sconce.
Ma se proprio vuoi una risposta, direi che propendo più sul no: nell’atto della battaglia vera e propria è più in voga un gergo, dove per esempio i missili aria-terra non sono chiamati per nome e modello, ma si fa riferimento a loro come “vampiri”. Poi se tu vuoi classificare il gergo della marina nell’ambito del “dettaglio tecnico”, ci può stare, e allora la risposta è sì.

Negróre ha scritto:
perché una delle due parti non ha la correttezza (non voglio parlare di umiltà) di riconoscere una parziale validità alle argomentazioni degli altri interlocutori.

Cosa c’entra? Se le argomentazioni sono sbagliate, sono sbagliate. Se io ho ragione su tutti i punti, ho ragione su tutti i punti. Il fatto che tu dica che ho ragione su determinati punti, non implica che io debba darti ragione su altri. Sarei scorretta se invece facessi come tu vorresti, sarei scorretta se fossi accomodante.
Skilgannon
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MessaggioInviato: Sab 13 Ott 2007 18:20 pm    Oggetto:   

Gamberetta ha scritto:
E ribadisco, i milioni di copie sono dovuti ai dettagli tecnici: Clancy ovviamente non è un analfabeta, ma non ha nulla in più come scrittore delle migliaia che scrivono romanzi di guerra/avventura, quello che lo distingue dalla massa è il realismo e la conoscenza assoluta della materia.


Non mi trovo totalmente d'accordo su questo punto. Riconosco a Clancy una buona dose di documentazione, ma le tante copie vendute sono sicuramente aiutate da una massiccia dose di pubblicità.
Trovo molto più realistico, per questo genere di libri, Andy Mc Nab e Trevanian.

Skilgannon
"We are what we are"
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Gamberetta
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MessaggioInviato: Sab 13 Ott 2007 19:36 pm    Oggetto:   

Skilgannon ha scritto:
Non mi trovo totalmente d'accordo su questo punto. Riconosco a Clancy una buona dose di documentazione, ma le tante copie vendute sono sicuramente aiutate da una massiccia dose di pubblicità.
Trovo molto più realistico, per questo genere di libri, Andy Mc Nab e Trevanian.

Ti posso dar ragione sul Clancy di adesso: McNab è più bravo del Clancy attuale, ma non del Clancy d’esordio, che ha avuto successo solo per meriti propri. Non solo Clancy all’esordio non ha avuto nessuna particolare pubblicità, ma come ricordavo nel thread dedicato a Krune, all’inizio era stato pubblicato solo da un editore piccolo e specialistico (la casa editrice dell’Accademia di Annapolis).
E comunque io stessa, per dire, preferisco Larry Bond a Clancy, Clancy ha avuto però l’indubbio merito di mostrare che un determinato tipo di storia, basata sul realismo dell’ambientazione, poteva “funzionare”.
Davos Seaworth
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MessaggioInviato: Sab 13 Ott 2007 20:10 pm    Oggetto:   

perdonatemi se mi permetto di dire la mia.
io trovo che il romanzo fantasy, essendo appunto FANTASTICO non debba essere necessariamente realistico.
Ad esempio, se in una descrizione si accostassero due elementi estranei, oppure si descrivesse un abbigliamento non "medievale" (dando per acquisito, non so per quale motivo, che un fantasy debba essere necessariamente di stampo medievalistico) il livello del romanzo non verrebbe pregiudicato.
io credo che, al di là della perfetta tecnica militare, di cui credo nessuno scrittore sia maestro il romanzo si scrive per l'abilità nello scrivere, nello stile, nella trama e nell'intreccio.
non dimentichiamoci che quasi nessun lettore giudica un romanzo in base alla strategia militare
Bartimeus88
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MessaggioInviato: Sab 13 Ott 2007 20:18 pm    Oggetto:   

Non deve essere un maestro, ma qualcosa deve saperla; sia studiando sui libri che facendosi un'idea in base alle opere di altri scrittori. Inoltri resto dell'idea che si deve sempre usare il buon senso in quella che si scrive e non mi riferisco a quello comunque, ma a certe cose che tutti pensano. Se io e il mio esercito ci troviamo su una collina e i nemici stanno sotto di noi è obbiettivo che siamo in vantaggio.
Inoltre uno scritto può metterci tutto l'amore e quello che vuole nel suo libro (che poi sono d'accordo pure io che le battaglie non siano l'elemento più importante), ma se non sa di che parla o non conosce minimamente l'argomento che ne scirve a fare. Se uno mi scrive un libro sul calcio mica pretendo che sappia tutto quanto (non che io ne sappia qualcosa), ma che conosco le regole fondamentali lo voglio. Se uno scrittore non sa nulla di strategia, ma ha buoni personaggi e una buona storia che usi un altro contesto; mica c'è qualcuno con la pistola che impone a tutti di parlare di guerre, morti e carestie varie.


Ultima modifica di Bartimeus88 il Sab 13 Ott 2007 20:40 pm, modificato 1 volta in totale
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MessaggioInviato: Sab 13 Ott 2007 20:20 pm    Oggetto:   

Bartimeus88 ha scritto:
Se uno scrittore non sa nulla di strategia, ma ha buoni personaggi e una buona storia che usi un altro contesto, mica c'è qualcuno con la pistole che impone a tutti di parlare di guerre, morti e carestie varie.


Vangelo.
Negróre
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MessaggioInviato: Dom 14 Ott 2007 14:04 pm    Oggetto:   

Hai ragione su tutto, naturalmente, Gamberetta. Quindi tolgo la mia supponenza e ignoranza da questa discussione. La mia opinione è inutile, quando c'è La Verità che parla.
Del resto, basandomi soltanto sulla mia esperienza, perché non ho mai conosciuto, dialogato dal vivo, mantenuto una corrispondenza con, letto, discusso con altri scrittori...

Gamberetta ha scritto:
Se io ho ragione su tutti i punti, ho ragione su tutti i punti.

Grazie per avermi illuminato, Gamberetta.
Questa risposta vale più di tutte le altre messe assieme.
Un sorriso, Andrea
Ogion
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MessaggioInviato: Dom 14 Ott 2007 14:43 pm    Oggetto:   

Mi scuserete se dico la mia, spero, ma l'argomento è interessante (anche se magari, su 4 pagine, le argomentazioni un po' meno...ancora scuse, ma sembra una partita di ping pong con un muro di mattoni).
Innanzitutto, credo sia giusto puntualizzare una cosa: non tutti cercano le stesse cose in un romanzo. Certo, siamo tutti d'accordo su una generale coerenza interna, ma quanto poi questa debba essere dettagliata è qualcosa che temo debba essere lasciato al giudizio del singolo; in generale, mi sembra cosa buona e giusta che chi recensisce dica cosa gli è garbato o meno nel romanzo, mi sembra però poco accettabile che chi recensisce dica come deve essere o non essere un romanzo per esser detto degno di lettura.
E questa è, comunque, mia personalissima opinione e non abbiatene a male.

Di battaglie ne so poco. Qualcosina di scherma ne so e di solito questo è dannoso per quasi ogni duello a spade, spadoni, sciabole, stiletti e così via, in quanto, lungi dall'essere realistici, sono anche il più delle volte scritti male da un punto di vista lessicale.
Di fisica qualcosa mastico (pochino, ma, dopo 5 anni di matematica, a forza un po' s'impara pur di quello). I libri di fantascienza offrono fin troppo facilmente il fianco a critiche da questo punto di vista, introducendo innovazioni, scoperte incredibili, tecnologie eccezionali ai fini della trama e non ricavandone le più ovvie conseguenze sul resto dell'ambientazione.
Pratico arti marziali. Nei combattimenti corpo a corpo dei libri fantasy ci sono tante di quelle sciocchezze e assurdità da far venire la pelle d'oca a pensarci. Braccia che si rompono in modi impossibili, ossa spezzate nel mezzo, esperti combattenti bloccati in qualche modo evidentemente inefficace, proiezioni (tecniche con cui si fa cadere l'avversario) platealmente irrealizzabili.
E poi c'è tanto altro, di cui non ho conoscenze specifiche, ma semplicemente so qualcosa per un motivo o l'altro, su cui si possono dare bacchettate agli autori.

Però...
eh sì, c'è un però.
Onestamente, uno dei libri più noiosi che ho letto dava delle descrizioni impeccabili dei duelli di spada, con tanto di terminologia tecnica e discreto realismo (imo) ed era proprio per questo assolutamente illeggibile...ci mettevo dieci minuti a capire cos'era successo in un duello, seguendo le parate e le posizioni.
Una delle parti della fantascienza che mi piace di più è il cyberpunk. Gibson (Mona Lisa Cyberpunk, Neuromante, La notte che bruciammo Chrome,...) non sa nulla di scienza per sua stessa ammissione, eppure giudico i suoi libri inarrivabili ed estremamente godibili.
Solo una volta, per un caso veramente eclatante, mi è capitato di posare un libro nel leggere di uno scontro corpo a corpo ed esclamare "Eh sì! E poi???" per una conclusione veramente improbabile.

Certo, apprezzo quando trovo i particolari corretti; ancora di più quando questi particolari contribuiscono alla storia (ad esempio, in un duello Tad Williams sottolinea molto bene le differenze tra un'arma tipo fioretto e una più propriamente da chiamar spada), ma non mi sento offeso da un po' di imprecisione.

In definitiva, posso capire che dia più o meno fastidio trovare particolari fuori posto, ma un libro ha, come già detto, altri fronti lungo cui guadagnarsi il lettore. E non mi sembra che la perfezione sia cosa di questa terra, quindi richiederla non è onesto. Per un errore in meno nelle tattiche militari, magari ci sarà una caduta di stile in più o un passaggio deboluccio nella psicologia di un personaggio.

In fondo, a me è capitato a volte di essere tanto preso dalla vicenda o incantato dallo stile da lasciar perdere il fatto che i nostri prodi avevano saltato il pranzo e nessuno se ne lamenta, ma vanno avanti fino a sera e combattono furiosamente neanche avessero fatto vacanza fino ad un'ora prima. A guardare ogni pezzetto troppo da vicino si rischia, penso, di perdere il fascino dell'insieme e averne a male per un piccolo filo fuori posto.
It was a song, but not the song of any voice. Night and the spheres sang it, and it was old when space and Nyarlathotep and the Other Gods were born.
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