Michele Giannone


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Negróre
dannatamente umano
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MessaggioInviato: Mar 22 Apr 2008 9:41 am    Oggetto:   

Darklight, se apprezzi i miei soliloqui m'inciti a continuarli! E' pericoloso! Very Happy
Scherzi a parte, sono assolutamente convinto che tutti noi, ora editi, sappiamo quanto certe verità sulla scrittura siano soggettive, ma nel contempo riguardino chiunque voglia scrivere.
Il fatto è che la scrittura è un processo talmente complesso e affascinante che io, e credo chiunque scriva seriamente, non mi stancherò mai di parlarne, di vivisezionarne ogni piccola sfaccettatura.

Marco, hai scritto una cosa su cui sarei stato d'accordo un tempo e che oggi, invece, ritengo profondamente sbagliata (cosa che, alla fin fine, è la vera differenza tra i miei romanzi più maturi e quelli più acerbi degli esordi).
Ho eliminato per sempre dai miei romanzi i "passaggi funzionali". Sono sbagliati - tutto dal mio punto di vista, sia chiaro -, rallentano la narrazione, annoiano lo scrittore e sicuramente, a scaffali raggiunti, anche il lettore. Ogni volta in cui mi accorgo di una scena funzionale tento di capire in che modo posso tagliarla! "La Rocca dei Silenzi" è stato scritto così: non c'è una sola scena funzionale, dal punto di vista dell'autore. La stessa cosa, in un certo senso, è avvenuta col terzo romanzo della mia trilogia, il più maturo. Ma ancora non ero abbastanza ferrato in materia, era il primo serio tentativo di tagliare il tedioso.

C'è una frasetta che gira nell'ambiente "scrittura", tra lettori, scrittori ed editori. E' una frasetta stupida e recita all'incirca: "Se lo scrittore si annoia mentre scrive un passaggio, si annoierà a maggior ragione il lettore a leggerlo". Stupida, ma drammaticamente vera, io credo.
Lo dico a ragion veduta. Le parti che meno amai scrivere della mia trilogia furono, guarda caso, quasi tutte motivo di lamentele più o meno esplicite dei lettori. Fu una cosa sottile, in realtà, ma dopo qualche centinaio di pareri la scorsi e mi fermai a riflettere, come sempre m'accade quando noto un dato che accomuna le critiche dei lettori.
Il risultato è stato il taglio del superfluo, che in fase di ideazione si traduce nel non pensare più a scene funzionali, di passaggio, e nel cercare soluzioni migliori. (La fase successiva è tagliare il superfluo all'interno delle singole scene non-funzionali - passami il termine -. Ma questo è un processo che dovrebbe portare alla sintesi perfetta, che credo non raggiungerò mai!)
Sono convinto che lo scrittore di genere ideale sappia evitare le scene funzionali (più tante altre cose, ovvio...). Se le evita, il libro scorre che è un piacere. Ciò comporta che, se piace all'inizio, è facile che piaccia fino all'epilogo (o fa schifo sin dall'inizio: questione di gusti).

Che ne pensi?
Un sorriso, Andrea
mikimago
Bombadil
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MessaggioInviato: Mar 22 Apr 2008 10:57 am    Oggetto:   

LotharB ha scritto:


... personalmente tendo ad avere macroperiodi in cui scrivo e macroperiodi in cui revisiono, con tutte le sottoattività del caso... quindi non coincide esattamente col mio modo di fare... però è interessante e, metodi a parte, la trovo sostanzialmente vera.


A scanso d'equivoci, Marco, quanto da te sopra postato riguardo i vari macroperiodi vale anche per me.
Quando sono in fase di scrittura (intesa come prima stesura), limito la revisione a occasioni sporadiche (per esemplificare: mai di mattina; durante qualche pausa pranzo) e, in ogni caso, eccezionali.
Segui la strada per tornare a Krune:


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mikimago
Bombadil
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MessaggioInviato: Mar 22 Apr 2008 11:06 am    Oggetto:   

Negróre ha scritto:

C'è una frasetta che gira nell'ambiente "scrittura", tra lettori, scrittori ed editori. E' una frasetta stupida e recita all'incirca: "Se lo scrittore si annoia mentre scrive un passaggio, si annoierà a maggior ragione il lettore a leggerlo". Stupida, ma drammaticamente vera, io credo.


Quoto Andrea.

La questione la sto affrontando, tra l'altro, in sede di revisione del seguito del mio romanzo.
Rileggendolo, mi sono accorto che incosciamente in sede di prima stesura ho applicato (in alcuni passaggi anche piuttosto drasticamente), quanto "massimizzato" sopra da Andrea.

Mi sto rendendo conto, però, che se per gran parte della narrazione, questa "scarnificazione" funziona, in un paio di passaggi (di cui uno cruciale) pare privare il romanzo di qualcosa.
Per cui in questi casi, rovesciando l'assioma di cui sopra, potrei dire che se ne sente la mancanza lo scrittore, ancora più potrebbe avvertirla il lettore.
Ragione per cui sto lavorando ai passaggi, in questo caso, aggiungendo piuttosto che sottraendo.
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LotharB
Nano
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MessaggioInviato: Mar 22 Apr 2008 11:55 am    Oggetto:   

Io credo dipenda anche dal significato che attribuiamo al termine 'funzionale'.
Personalmente intendo quei passaggi specificamente sussidiari all'impianto della storia. Che deve avere un ritmo, immagino su questo siamo tutti d'accordo, e che quindi abbisogna di passaggi di rilassamento e congiunzione fra le fasi topiche.
Dal punto di vista dell'assioma rovesciato da Michele, mi sento di dire che non li si può bandire. Asciugare, certo, scarnificare se si cova il dubbio che possano essere inutilmente prolissi e tediosi. Ma le giunture servono, altrimenti non si può articolare. Wink
Per quanto riguarda la percezione dello scrittore proiettata sul lettore, poi, la questione si fa spinosa. Io scrivo quel che mi piacerebbe leggere, per genere, stile e ambientazione. Ed è me prima di tutto che devo soddisfare. Un'operazione marcatamente commerciale spingerà l'autore a scrivere con tutti e due gli occhi al mercato, ma questa è una situazione nella quale (immagino) si possono trovare gli autori più affermati, su pressione del proprio editore o per proprio tornaconto. Nei nostri panni, scriviamo ancora per soddisfare noi stessi, in prima istanza. Magari il lettore avesse una percezione sempre coincidente con la mia! Non è così. Ho notato affezione verso personaggi diversi da quanto avrei pensato, critiche e complimenti non sempre in linea con i soggetti che mi sarei aspettato.
Questo è il mio pensiero oggi, ovviamente, chissà che non abbia a rivederlo o, invece, consolidarlo. Wink
Ipanema
Nazgul
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MessaggioInviato: Mer 23 Apr 2008 15:57 pm    Oggetto:   

mikimago ha scritto:
Adelasia, rispondo alla tua domanda basandomi sul lavoro fatto per “Il segreto di Krune” (il mio modo di organizzare la scaletta vale per tutti i miei romanzi; ricorrendo all’esempio di quello pubblicato spero di offrire indicazioni concrete).

Spunto iniziale:
Osservazione di mia moglie secondo cui le donne riescono meglio degli uomini a fare tutto. Da essa è nata l’idea del Matriarcato, in cui era la magia, in possesso delle prime e preclusa ai secondi, a fare da discriminante.

Elemento che innesca la vicenda narrata:
Apparizione di uno straniero in possesso di una magia superiore a quella delle donne di Krune.



questo intervento/risposta è edificante! Me lo stampo e lo conservo.
Peccato che, pur avendoci provato, non riesca a rispettare nessuna delle scalette/pianificazioni qui sopra riportate, più o meno le stesse che faccio pure io (ma io, non sono nessuno, forse proprio per questo? :-D)

In ogni caso, è uno schemino molto, molto importante. Da conservare caro. Grazie.
I.
il mondo ha bisogno di fantasia

F.I.A.E. forum
mikimago
Bombadil
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MessaggioInviato: Gio 24 Apr 2008 13:59 pm    Oggetto:   

Per esperienza so che ognuno costruisce il proprio metodo, non solo di scrittura ma anche di (eventuale) pianificazione della stessa. Che tu ritenga che il mio possa esserti di una qualche utilità, Ipanema, non può che farmi piacere.

Ovviamente, dal basso della mia esperienza di esordiente, resto disponibile per qualsiasi altra delucidazione ti dovesse servire.

Come detto anche anche da altri, la mia speranza è che questo canale diventi un luogo d'incontro e scambio oltre che tra autori, anche tra autori e lettori.
Segui la strada per tornare a Krune:


http://www.darioflaccovio.it/scheda/?codice=DF8722
Ipanema
Nazgul
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MessaggioInviato: Gio 24 Apr 2008 18:23 pm    Oggetto:   

mikimago ha scritto:
Per esperienza so che ognuno costruisce il proprio metodo, non solo di scrittura ma anche di (eventuale) pianificazione della stessa. Che tu ritenga che il mio possa esserti di una qualche utilità, Ipanema, non può che farmi piacere.


certamente, ma è interessante per me per capire come e da cosa nasce un libro. Nasce da una frase, da un'idea, da una discussione nata per caso. Spesso si ha solo quell'idea su cui aggrapparsi, e si pensa spesso "non ne verrà mai fuori niente di buono" e intanto continui a scrivere, perché non ne puoi fare a meno... oppure l'idea è così "abbondante" piena di tematiche, di intendimenti che ti assale il panico, lo sconforto e ti chiedi "ma come farò a raccontarla tutta, questa storia?" insomma, cose così...

La tua scaletta, molto semplice, schematica, è stata una lampadina che mi si è accesa. Ha rimesso a fuoco i contorni nebulosissimi di quello che sto portando avanti. Per questo è utile.

poi lo so che prima bisogna farsi una mappa, definire il mondo, evidenziare fino al limite del maniacale i personaggi, stabilire i conflitti, eccetera eccetera. Il manuale di Negrore me lo sono stampata, sottolineata, letto e riletto più volte. Seguirne i consigli, è più dura. Laughing

Citazione:

Ovviamente, dal basso della mia esperienza di esordiente, resto disponibile per qualsiasi altra delucidazione ti dovesse servire.

Come detto anche anche da altri, la mia speranza è che questo canale diventi un luogo d'incontro e scambio oltre che tra autori, anche tra autori e lettori.


ottimo, io sono già lettrice assidua di quest'area. Wink
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by Ax
Maia
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MessaggioInviato: Gio 08 Mag 2008 20:50 pm    Oggetto:   

Michele, quali sono gli autori che hanno contribuito alla tua formazione di lettore/autore, e che - magari inconsciamente - ti si insinuano tra le dita nella stesura di ciò che scrivi? Non mi riferisco, ovviamente, al copiarne lo stile, ma ti capita mai di pensare a cosa farebbe uno di loro quando incontri una situazione di stallo in cui non sai come muoverti?
Sono sicuro che poi alla fine un autore onesto troverà la soluzione muovendosi sulle proprie gambe, ma magari una piccola spinta può scatenare il resto.
Per ogni Giovanna d'Arco c'è un Hitler appollaiato dall'altra estremità dell'altalena. La vecchia storia del bene e del male.
CB
mikimago
Bombadil
Messaggi: 817
Località: Pozzallo (RG)
MessaggioInviato: Sab 10 Mag 2008 10:18 am    Oggetto:   

Allora, by Ax, io scinderei la tua domanda in due parti, distinguendo tra autori che, consapevolmente o meno, hanno influenzato la mia concezione del fantasy e quelli che ai miei occhi costituiscono un modello di riferimento cui ho guardato (e continuo a guardare) sotto il profilo della tecnica (elemento, al di là del discorso talento e/o ispirazione, per me indispensabile per potere gestire una struttura complessa e articolata come un romanzo fantasy).

Riguardo ai primi è evidente che si tratta di un elenco che s’aggiorna continuamente a fronte di nuovi autori che col tempo vado scoprendo. Il primo riferimento, sotto l’aspetto meramente cronologico (parliamo di più di vent’anni fa, quando cominciai a cimentarmi coi romanzi) fu Terry Brooks.
Avevo già letto il Tolkien di “Lo Hobbit” e de “Il Signore degli anelli”, nonché qualche autore di certa fantascienza assimilabile al fantasy (mi viene in mente il Jack Vance de “Il mondo di Durane”, che consiglio caldamente), ma questi apparivano per un tredicenne modelli inarrivabili. Il buon Terenzio Ruscelli Cool (come qualcuno lo ha ribattezzato in questo forum) invece mi spalancò le porte di un fantasy che coniugava azione e introspezione senza quell’aura di “pesantezza” Shocked che il giovane Michele Giannone attribuiva ai titani sopra citati (giudizi questi poi mutati, col passare degli anni e il cambiare delle prospettive).

Non mi riferisco a “La Spada di Shannara”, quanto a “Le pietre magiche di Shannara” che a lungo è rimasto per me modello esemplare di come scrivere fantasy: bei personaggi, accurate descrizioni, trama incalzante, elementi narrativi piazzati al punto giusto .

Col tempo, a questo romanzo altri (o altri cicli) se ne sono aggiunti. Per fare qualche nome: la MacKillip (scusate se l’ho scritto in maniera sbagliata) de “Il principe del mare e del fuoco”; la Le Guin di “Earthsea”; in tempi più recenti, Greg Keyes e Steven Erikson, molto Stephen King.
Ciascuno di loro, chi per un motivo, chi per un altro, ha rappresentato e/o continua a rappresentare un autore a cui il sottoscritto guarda con ammirazione, rinvenendo ora nello stile (la Le Guin e la McKillip), ora nella caratterizzazione dei personaggi (Stephen King), ora nell’inventiva (Erikson e Keyes) elementi innovativi e degni di essere perseguiti (non si imitano i modelli; si cerca di capire da loro cosa valga la pena di prendere e come si possa, nei limiti delle proprie capacità, rielaborarli per offrire un romanzo che soddisfi l’autore prima ancora che il lettore).

Circa la seconda categoria il mio nome di riferimento è Robert Ludlum.
Non si tratta di un autore fantasy, ma di uno scrittore statunitense (sparito nel 2001) che per circa vent’anni ha sfornato una lunga serie di romanzi di spionaggio.
Non passerà alla storia della letteratura per la ricercatezza della sua scrittura o per l’unicità dei suoi personaggi; tuttavia le sue opere contenevano anche nei casi meno felici alcuni elementi che, a mio modo di vedere, sono indispensabili in un’opera di genere: la capacità di piegare il ritmo della scrittura alle esigenze di ciò che stava narrando (accelerandolo o rallentandolo in base alle situazioni descritte); una struttura in cui ogni elemento s’inserisce al suo posto e concorre assieme agli altri a dare al lettore una sensazione di compiutezza, a lettura ultimata; capitoli che portavano avanti la storia, rispondendo a qualche domanda posta in precedenza da quanto raccontato ma ponendone allo stesso tempo altre che ti costringevano ad andare avanti (o ad accantonare il romanzo col rimpianto di non avere tempo per poter continuare subito a leggerlo).
Sono tutti elementi, a mio modo di vedere (e per rispondere a By Ax) grazie a cui si può innervare lo spunto iniziale della storia e quanto progettato in sede di pianificazione in una struttura solida, indispensabile al lettore per sentirsi gratificato e all’autore stesso per disporre di una griglia dentro cui l’ispirazione originaria e il flusso della scrittura non scivolino verso momenti di stanca o vicoli ciechi, peccati mortali per romanzi che si prefiggono (al di là di ogni considerazione su tematiche e/o motivi di riflessione) di catturare il lettore e condurlo per mano sino all’ultima pagina.
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by Ax
Maia
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Località: Milano
MessaggioInviato: Sab 10 Mag 2008 19:51 pm    Oggetto:   

Grazie Michele per l'esauriente risposta. Hai nominato autori importanti anche per me. Ludlum, una ventima d'anni fa, con la sua trilogia su Bourne, mi diede grosse soddisfazioni, oltre che emozioni. Avrei voluto entrare a far parte del mondo dello spionaggio, solo per essere raccontato da lui. Very Happy
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CB
Pawin
Balrog
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MessaggioInviato: Gio 15 Mag 2008 19:50 pm    Oggetto:   

ho un problema.
devo fare una pseudoricerca (non so nemmeno da che parte darmi) sull'eroismo ma ci sono tanti tipi diversi di eroe..
addirittura, ho pensato ai miei libri ma non sono riuscita ad inquadrare in quel modo nessun personaggio, per capire di chi devo parlare!
perciò mi chiedo Che cos'è un eroe? che caratteristiche deve avere?
anzi, lo chiedo a tutti voi perchè preferisco sentire il punto di vista di uno scrittore (per quanto certa gente continui a dirmi che la letteratura è morta da tempo.. Rolling Eyes ).
come vedete l'eroe? Medieval

grazie in anticipo! temo che passerà qualche giorno prima che possa ritornare nel forum.. Crying or Very sad
mikimago
Bombadil
Messaggi: 817
Località: Pozzallo (RG)
MessaggioInviato: Lun 23 Giu 2008 16:25 pm    Oggetto:   

Come ho avuto modo di dire a chi me l’ha chiesto espressamente, non ho un blog o un sito personale.
Approfitto perciò di questo spazio che Fantasy Magazine mi ha gentilmente concesso come autore per una breve comunicazione.
Ho ricevuto qualche giorno fa i dati di vendita relativi a “Il segreto di Krune”.
È andata bene, oltre ogni mia più rosea aspettativa. Embarassed
Intendiamoci: non mi vedrete bazzicare il “Billionaire” a bordo del mio yacht da 42 piedi Cool (realisticamente mai avuta tale pretesa); tuttavia, l’editore è rimasto soddisfatto dei risultati.
Al di là di ogni altra considerazione (che resta personale), volevo limitarmi a esprimere la mia riconoscenza a chiunque, entrando in libreria, tra le centinaia di romanzi che ne affollano gli scaffali, ha finito con lo scegliere “Il segreto di Krune”.
Sapere che così tante persone hanno condiviso la storia che hai creato e accompagnato lungo il loro percorso i personaggi a cui hai dato vita è una gratificazione immensa, la più grande che io possa mai augurare a chiunque si cimenti con la scrittura.

Grazie ancora, ragazzi. Di cuore. Wink
Segui la strada per tornare a Krune:


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by Ax
Maia
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MessaggioInviato: Lun 23 Giu 2008 17:47 pm    Oggetto:   

Bien, e aspettiamo il secondo. Mr. Green
Per ogni Giovanna d'Arco c'è un Hitler appollaiato dall'altra estremità dell'altalena. La vecchia storia del bene e del male.
CB
Rikus
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MessaggioInviato: Mer 15 Ott 2008 19:25 pm    Oggetto:   

mikimago ha scritto:
Grazie ancora, ragazzi. Di cuore. Wink

Prego! Mo' dacce il seguito! Laughing

Wink
Internet è stata una grande scoperta, ma l' Uomo non era ancora pronto.
Darklight
Balrog
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Località: Gotham city
MessaggioInviato: Mer 15 Ott 2008 23:48 pm    Oggetto:   

Grazie a te, michele. Perchè quando ho letto il segreto di Krune mi sono ritrovato a leggere un ottimo, ribadisco ottimo, libro, che a breve credo rileggerò.
Mi fa molto piacere che sia andata bene anche economicamente. Ora, nel puro stile commercial-hollywoodiano: SEQUEL-SEUQEL... Laughing
"Because he's the hero Gotham deserves, but not the one it needs right now...and so we'll hunt him, because he can take it. Because he's not a hero. He's a silent guardian, a watchful protector...a dark knight. "
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