Ho letto con piacere il racconto di Valberici, e proverò a commentare (perdonate la pignoleria e la prolissità).
Per prima cosa, noto che qui il protagonista non è un reietto, un diverso perseguitato dalla Loggia, bensì un componente della Loggia stessa, e se ricordo bene, non era questo che richiedeva il concorso (il “dono” di Lynn la rende sì diversa, ma è una diversità che è funzionale alla Loggia, per cui lei viene protetta, e non perseguitata).
La trama è interessante: la storia della ragazza che crede nella “causa”, e che poi si ricrede fino a passare dall’altra parte (almeno, così ho inteso io il finale), non sarà originalissima ma è buona comunque. Buona anche l’ambiguità di Eleas, e ancor più la doppia natura di Myriam (moglie e nemica).
Mi pare però che la storia non sia sviluppata con chiarezza nelle sue motivazioni psicologiche (in effetti, il tema dell’amore-odio è arduo). Myriam, prima di tutto: nella sua ira aveva ucciso la figlia e lo stesso Eleas (o almeno, così lei crede), perché ha saputo quello che lui aveva fatto al popolo dei mutaforma. Mi sembra psicologicamente poco sostenibile: ok l’uccisione di lui, ma perché quella della bambina? Per punire lui? Ma lui è già stato punito…
Eleas: non ho capito in che modo si è vendicato. Perchè all’improvviso si lascia ammazzare? Forse perchè alla fine l’amore ha il sopravvento? In questo caso, a mio parere, si sarebbe dovuto inserire all’interno del combattimento qualche elemento di rottura: che so, una luce particolare negli occhi di lei, un ricordo, una frase che riecheggia nella mente di Eleas e che ridesta in lui gli antichi sentimenti, oppure qualcosa che durante la lotta mette Myriam in immediato pericolo di vita, e lui per salvarla rinuncia a difendersi… O la vendetta di lui consiste nel farsi uccidere da lei per scatenarle i rimorsi? Ma lei pensava già di averlo ucciso anni prima, e i rimorsi casomai doveva già averli…
Per quanto riguarda la forma, a mio parere sarebbe da curare di più snellendo il tutto: meno aggettivi, meno particolari, meno spiegazioni. Solo un esempio: la descrizione dettagliata dei gesti di Lynn appena alzata dal letto. In generale, secondo me, Lynn “pensa” troppo, esplicita troppo i suoi timori, speranze ecc. Si può dire tutto con meno parole.
La descrizione, all’inizio, dell’Eleas idealizzato è un po’ troppo particolareggiata, e toglie un po’ la sorpresa quando appare il “vero” Eleas due pagine dopo. Migliore, più agile è invece le parte dove riaffiorano i ricordi di Eleas nella mente di Lynn, e anche la parte finale.
Attenzione alle famigerate “d” eufoniche, alla punteggiatura (spesso, al posto della virgola starebbe meglio un punto, o un punto e virgola, oppure i due punti) e alle sviste.
Mi piace la descrizione di Sanctuary su livelli sovrapposti, soprattutto la città vecchia dall’altissimo soffitto. Mi piace molto la descrizione della sala dalle pareti trasparenti in cima alla Torre.
In conclusione, potenzialmente un buon racconto, se più curato nella forma. Un buon esercizio sarebbe, usando il “conteggio parole” negli strumenti di word, cercare di “asciugarlo”, di stringerlo. Secondo me, ne guadagnerebbe un sacco… ma è solo il mio parere, naturalmente! Grazie per avercelo fatto leggere, Valberici!