@leggenda: se suoni il campanello e mi trovi, appena finito di urlare sali su che ti offro volentieri un caffè. E non farmi sentire in colpa per la tua destra!
Ringrazio Emanuele della recensione. Schietta e diretta, ché ho sempre ribadito (e, mi si consenta, dimostrato) di farmene poco dei pareri compiacenti e dei giudizi di aprioristico favore.
Di solito non entro nel merito, visto che un giudizio appartiene di diritto a chi lo redige. Mi fa piacere che si sia ravvisata una maturazione all'interno della saga. Ricordo sempre che la Trilogia di Lothar Basler risale, come prima stesura, al periodo che va dalla fine del 1997 all'inizio del 2001. Un'eternità , per uno scrittore che impari un minimo da quello che fa. Per quanto mi riguarda, il primo volume è quello che paga qua e là maggior scotto all'esordio, pur incubando e in parte già sviluppando tutti i semi del mio scrivere.
Dello stile si può dire poco o molto: io ho maturato il mio, cerco di affinarlo ogni pagina in più che scrivo, al lettore resta da decidere quanto sia in linea con i suoi gusti. Descrittivo (ho imparato a porre gli argini rispetto ai primissimi tempi), a volte ricercato, con tutti i rischi che s'immaginano di sconfinare nel barocco. Mai, però, dico mai mirato all'esercizio fine a se stesso. Attraverso la penna io provo a emozionare: paura, suggestione, allegria, commozione. Provo a prendere il lettore per mano e condurlo lungo la via, non sto lì a dimostrare le mie presunte doti di narratore.
Sul finale della trilogia: la sua lunghezza deriva da troppe conclusioni liquidate in fretta che, da lettore, m'hanno lasciato l'amaro in bocca. Non avevo nessuna intenzione di tradire il mio, di lettore, dopo avere goduto della sua fiducia per più di duemila pagine. E' stato poco, è stato troppo, è stato invece il giusto? Ancora una volta, non sta a me dirlo: ascolto tuttavia con attenzione il parere di ciascuno.
Non so se scriverò più un romanzo lungo quanto questo. Amo prendermi i miei spazi, ma nel decennio intercorso da questa trilogia voglio pensare di avere imparato anche come 'cesoiare' il surplus non dico poco funzionale alla storia (ci sarebbe da aprire una bella discussione in merito, non voglio andare OT) ma poco utile al suo spirito. Chi vorrà leggermi in futurò potrà avallare o confutare questa mia speranza.
I personaggi: lì c'è il cuore di tutto, lì ho infuso la parte maggiore dell'impulso che m'ha spinto a scrivere. Sono molto contento che questo sia stato percepito. I libri che ho amato di più sono quelli che m'hanno suscitato solitudine all'atto di riporli sullo scaffale. Se e quando riesco a ottenere qualcosa di simile, so di essere riuscito nel mio intento.
Il resto, tutto il resto, sul fantasy, sull'horror, sulla trama, sull'intreccio, etc. lo ritengo assolutamente interessante da trattare (e son qui pronto a farlo con chi ne avesse voglia) ma marginale rispetto a questo.
Grazie ancora per la lettura e per la recensione.