Il Fantastico secondo Silvana De Mari


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Autore Messaggio
FantasyMagazine
Balrog
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MessaggioInviato: Mar 12 Ott 2010 1:57 am    Oggetto: Il Fantastico secondo Silvana De Mari   

Il Fantastico secondo Silvana De Mari

Sabato scorso l'autrice casertana ha presentato a Milano la sua nuova fatica, L'Ultima Profezia del Mondo degli Uomini. FantasyMagazine era presente e ha assistito a un interessante excursus sul Fantastico di cui vi diamo conto qui di seguito

Leggi l'articolo.
Karmillion
Drago
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Località: Salerno
MessaggioInviato: Mar 12 Ott 2010 1:57 am    Oggetto: Re: Il Fantastico secondo Silvana De Mari   

bellissimo articolo!
e grazie per avermi fatto conoscere quest'interessantissima autrice!
La somma delle intelligenze sulla terra è costante; la popolazione è in aumento.
assioma di cole
Stefania
Vala
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Località: roma
MessaggioInviato: Mar 12 Ott 2010 8:41 am    Oggetto:   

Peccato che non preveda una data a Roma o dintorni, perchè l'articolo mi ha proprio incuriosito!
E' interessante l'analisi offerta soprattutto delle fiabe, considerate parallelamente alla realtà sociale dalla quale ne provengono gli spunti.
Mentre di alcune fiabe l'interpretazione poteva essere più scontata, la questione di Cenerentola non l'avevo mai letta da nessuna parte, nè l'avrei mai potuta immaginare da sola.

Citazione:
La De Mari ha precisato anzitutto come il nostro genere preferito sia il ricettacolo di tutto ciò che è “irraccontabile” e, dunque, l'orrore della fame, dell'incesto, della morte. Ciò di cui è troppo doloroso parlare viene sublimato infatti nel racconto fantastico
è veramente un concetto semplice ma illuminante, che condiviso o meno, offre una valida tesi sull'essenza del genere fantasy.

Complimenti per l'articolo
"Se le ali del Vento dell'Ovest portassero un corpo visibile, tale ci apparirebbe", disse Eomer mentre il cavallo si avvicinava per arrestrasi infine avanti allo stregone.
uljanka
Sua Luminosa Oscurità
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MessaggioInviato: Mar 12 Ott 2010 10:35 am    Oggetto:   

Stimolanti le considerazioni della De Mari!

Secondo me le fiabe non narrano ciò che è irraccontabile, ma ciò che DEVE essere raccontato, sono veicoli d'insegnamenti fondamentali.

Parlano della conquista del "Sè" da parte di persone ridotte in stato di minorità (non per nulla i protagonisti sono spesso fanciulli, dei diseredati, degli esiliati). Sono una trasfigurazione dell'iniziazione che ogni individuo, nelle società antiche, doveva subire per entrare a far parte della comunità e ottenere lo status di persona, nonché una posizione più o meno di prestigio.

Non apprenderete di certo dalle mie parole che i bambini nell'antichità non erano considerati dei teneri virgulti innocenti e asessuati, degli esseri da tutelare, ma semplicemente delle creature incomplete, fragili (la cui morte era un evento comune, per nulla tragico) passibili di essere sfruttate, vendute, abbandonate.

Lo status particolare "privilegiato" dei bambini è una creazione dell'età moderna, dell'illuminismo. La morte del bambino diviene un evento altamente drammatico non tanto per la mancanza di fede nell'aldilà (mi sembra che la secolarizzazione generalizzata sia una cosa degli ultimi cinquant'anni ) quanto per la particolare dignità che la figura del bambino viene ad assumere. Se il piccolo viene percepito cone creatura innocente, incorrotta, poeticamente bella, da amare e coccolare, la sua morte è sempre una tragedia. Non può essere descritta con leggerezza, diviene un tabù.

Per questo le fiabe cambiano.

E io non parlerei tanto di Pinocchio e Peter Pan, che non sono fiabe ma romanzi fantastici destinati ai bambini, quanto delle riscritture dei racconti tradizionali contenuti nelle varie antologie di fiabe.

Vengono cancellati i riferimenti all'incesto, e al sesso in generale, all'infanticidio da parte dei genitori e la morte dei protagonisti diventa sonno e incoscienza.

La madre di Hansel e Gretel diviene Matrigna, da Cenerentola vengono tolti tutti i riferimenti alla madre morta, Cappuccetto rosso non muore divorata dal lupo ma viene estratta viva e vegeta dalla pancia della belva ad opera del cacciatore. Pelle d'asino non la si racconta più (o al massimo il padre vuole uccidere la figlia, e non sposarla). La Bella Addormentata non viene più perseguitata dalla suocera ma sposa il principe e stop.

Molto (cattivo) fantasy, putroppo, rispecchia sovente il clima fasullo delle fiabe edulcorate, in cui il bene è bianco e il male è nero, la mamma è sempre buona e i bimbi sempre innocenti, la morte dell'eroe (sempre simpaticissimo, bellissimo senza macchia e senza paura) è temporanea e il cattivo è una macchietta destinata ad essere sconfitta. Nulla di più lontano da una vera riflessione sulla morte e sull'esistenza.
E' un tipo di letteratura nel quale il lettore si rifugia per fingere d'essere ancora nel dorato stato di minorità dell'infanzia, di non essere cresciuto. Il mondo è sporco, contamina lo spirito. Meglio rimanere chiusi nella stanza dei giochi e costringersi a sognare.
Putroppo anche questo fantasy ha successo, non solo quello nobile, erede della tradizione tolkieniana.
E io, che sono Tenebra, altro non posso vedere se non la Luce, e perciò sono la Luce.

Quando qualcuno dice 'io non credo nelle fate' da qualche parte una fata ride e prepara il suo fucile.
Marina
Bracchetto del Cheshire
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MessaggioInviato: Mar 12 Ott 2010 11:00 am    Oggetto:   

(Karmillion) ha scritto:

e grazie per avermi fatto conoscere quest'interessantissima autrice!


grazie a te, sempre lieti quando un articolo fa quel che dovrebbe: mostrare nuove cose ai lettori Wink

Stefania ha scritto:
Peccato che non preveda una data a Roma o dintorni, perchè l'articolo mi ha proprio incuriosito!


può sempre essere che se ne aggiungano dopo Wink In ogni caso ribadisco: mi son mangiata le mani per non aver portato il registratore perché quello che ho riportato non è che una parte, quella affidata al mio taccuino e alla mia memoria con Ram da vongola incorporata:( : ( Quindi sicuramente la De Mari se ti passa a tiro approfittane! Wink

ulianka ha scritto:

Molto (cattivo) fantasy, putroppo, rispecchia sovente il clima fasullo delle fiabe edulcorate, in cui il bene è bianco e il male è nero, la mamma è sempre buona e i bimbi sempre innocenti, la morte dell'eroe (sempre simpaticissimo, bellissimo senza macchia e senza paura) è temporanea e il cattivo è una macchietta destinata ad essere sconfitta. Nulla di più lontano da una vera riflessione sulla morte e sull'esistenza.
E' un tipo di letteratura nel quale il lettore si rifugia per fingere d'essere ancora nel dorato stato di minorità dell'infanzia, di non essere cresciuto. Il mondo è sporco, contamina lo spirito. Meglio rimanere chiusi nella stanza dei giochi e costringersi a sognare.
Putroppo anche questo fantasy ha successo, non solo quello nobile, erede della tradizione tolkieniana.



dissento su tutta la linea: le fiabe viaggiano per archetipi e per definizione l’archetipo, in quanto simbolo, è semplificato e cristallizzato. Quindi scrivere un fantasy bianco e nero non significa fare un cattivo fantasy, è semplicemente uno dei tanti modi di declinarlo. Meno moderno, se vuoi, meno interessante. Ma, sotto questo profilo, non c’è un modo giusto o sbagliato per affrontare una storia fantastica.
uljanka
Sua Luminosa Oscurità
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MessaggioInviato: Mar 12 Ott 2010 11:10 am    Oggetto:   

Inviterei Marina a riflettere sulla differenza tra l'archetipo e stereotipo.
Le fiabe si basano sulla riproposizione degli archetipi, le idee eterne, radicate nella coscienza collettiva, le cattive storie fantastiche sulla ripetizione degli stereotipi, dei clichè invariabili e scadenti.
Lo stereotipo non è vitale, non stimola la riflessione ma anzi riproduce all'infinito se stesso e alla fine diventa frustro, inefficace. Dall'archetipo nasce la novità. Dallo stereotipo una grigia, rassicurante ripetizione.

Lo stereotipo può anche essere inserito nello steampunk più alla moda, nè!
E io, che sono Tenebra, altro non posso vedere se non la Luce, e perciò sono la Luce.

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Olorin
Ultimo Elfo Inguardabile
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Località: dove osano le anatre
MessaggioInviato: Mar 12 Ott 2010 11:29 am    Oggetto:   

Concordo con Marina su questo tema. La fiaba così come il fantasy, è lo strumento con cui l'uomo prova a definire e sovvertire le proprie paure, la propria fragilità strutturale e l'incertezza in merito al proprio destino che ne deriva. Non è una banalizzazione quel che avviene in una siffatta opera, bensì un'individuazione, una focalizzazione dell'attenzione sul dramma e la resa incondizionata ad esso attraverso la messa in campo di soluzioni irreali e irraggiungibili.
Gli ideali sono pericolosi. La realtà è preferibile: è spietata ma preferibile.

Una scrivania ordinata è sintomo di una mente malata
uljanka
Sua Luminosa Oscurità
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MessaggioInviato: Mar 12 Ott 2010 11:55 am    Oggetto:   

E io concordo con Olorin, guarda un po'.

Che nel fantasy, però, come nella fiaba, avvenga

Citazione:
Non ... una banalizzazione ... bensì un'individuazione, una focalizzazione dell'attenzione sul dramma e la resa incondizionata ad esso attraverso la messa in campo di soluzioni irreali e irraggiungibili.


Non deve essere giustificazione per un'assoluzione dell'utilizzo dello stereotipo, dello stampino prefabbricato, pratica che addormenta la coscienza, non la risveglia, determina un allontanamento dalla concretezza del dramma, non concentra l'attenzione su di esso.

Io non sono contro il fantasy tout court (ci mancherebbe) e neppure contro il fantasy tradizionale, sia ben chiaro, ma diffido delle opere che ripetono all'infinito il cliché banalizzano temi fondamentali.
Penso che anche voi siate contro la banalizzazione, la censura dell'inesprimibile. Lo è anche la De Mari...
E io, che sono Tenebra, altro non posso vedere se non la Luce, e perciò sono la Luce.

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Okamis
Rufus in tabula
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Località: Lago Maggiore; ma la sponda giusta, eh!
MessaggioInviato: Mar 12 Ott 2010 12:09 pm    Oggetto:   

Oh, io concordo con Ulja. Che facciamo? Ci dividiamo in bande e ci battiamo in stile guerrieri della notte Laughing
"Gli uomini veri non ballano. Stanno seduti, sudano e imprecano." (Bill Hicks)

Olorin
Ultimo Elfo Inguardabile
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Località: dove osano le anatre
MessaggioInviato: Mar 12 Ott 2010 12:41 pm    Oggetto:   

Le storie stereotipate sono stucchevoli, ma i capisaldi, gli archetipi, che le generano, possono a mio parere rimanere assolutizzati senza problema. Non è la realtà che si va cercando nel fantasy, né nella fiaba, bensì l'essenza di essa, il dramma delle sue contraddizioni inaccettabili e insondabili, depurato di tutte le patine e i veli che disorientano e distolgono, deviando l'attenzione.
L'autore fantasy non può a mio parere limitarsi alla trasposizione di una storia credibile in un mondo fantastico. Questo è banale e - per quanto mi riguarda - infantile. L'autore fantasy utilizza uno strumento dirompente che frantuma le regole del mondo così come lo viviamo, per 'dire' qualcosa proprio su questo mondo. E' l'isostenibile carenza dell'intensità di questa 'frase' a fronte dell'enormità delle deroghe al normale percepire, cui si sottopone il lettore, che spesso lascia con l'amaro in bocca...
Gli ideali sono pericolosi. La realtà è preferibile: è spietata ma preferibile.

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Marina
Bracchetto del Cheshire
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MessaggioInviato: Mar 12 Ott 2010 13:58 pm    Oggetto:   

uljanka ha scritto:
Inviterei Marina a riflettere sulla differenza tra l'archetipo e stereotipo.!


beh, la confusione l'hai fatta tu.
il bene è bianco e il male nero che hai citato non sono stereotipi ma archetipi.
Lo stereoptipo è il cattivo è cattivo perché 'ahahahah risata satanica' e basta.
E' lo scienziato pazzo che vuol distruggere il mondo perché sì.
E' un uso semplicistico dell'archetipo ed è solo questo a fare cattivo fantasy, non il fatto che il male o il bene stiano tutti da una parte. Posso fare un egregio signor Cattivo anche se è interamente malvagio, senza che la narrazione ne soffra, se fornisco adeguate motivazioni a supporto.
Faccio un esempio di entrambi i casi con Harry Potter: nel quarto libro e nel settimo, Voldemort è un cattivo di cartone, nel sesto è un egregissimo signor cattivo.
Stessa opera, stesso personaggio, due modi diversi di raccontarlo.


Ultima modifica di Marina il Mar 12 Ott 2010 14:11 pm, modificato 1 volta in totale
Marina
Bracchetto del Cheshire
Messaggi: 4980
MessaggioInviato: Mar 12 Ott 2010 14:01 pm    Oggetto:   

Okamis ha scritto:
Oh, io concordo con Ulja. Che facciamo? Ci dividiamo in bande e ci battiamo in stile guerrieri della notte Laughing


no, si discute e su cerca di capire perché non si è d'accordo. Lo scopo di un forum Cool
uljanka
Sua Luminosa Oscurità
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MessaggioInviato: Mar 12 Ott 2010 14:22 pm    Oggetto:   

Il bene-bianco e il male-nero è un cliché anche dal punto di vista cromatico.

Il cattivo vestito di nero e di borchie, il buono vestito di tunica bianca/ecrù ... (vedi Anakin Skiwalker che cambia il guardaroba durante la trilogia partendo dal bejolino dell'infanzia per finire in un bel total black ).
Il cow boy cattivo con il cappello nero.
Il cattivo dei telefilm con la barba e i capelli neri, gli elfi cattivi di D&D che sono tanti calimeri.

Calimero che non è nero è solo sporco... Laughing


Comunque siamo tutte e due contro gli stereotipi, cioè contro gli archetipi che divengono parodie di sè stessi, e siamo d'accordo che sono una delle cause del cattivo fantasy, quindi finisce tutto a tarallucci e vino. love
E io, che sono Tenebra, altro non posso vedere se non la Luce, e perciò sono la Luce.

Quando qualcuno dice 'io non credo nelle fate' da qualche parte una fata ride e prepara il suo fucile.
Marina
Bracchetto del Cheshire
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MessaggioInviato: Mar 12 Ott 2010 15:08 pm    Oggetto:   

uljanka ha scritto:
Il bene-bianco e il male-nero è un cliché anche dal punto di vista cromatico.

Il cattivo vestito di nero e di borchie, il buono vestito di tunica bianca/ecrù ... (vedi Anakin Skiwalker che cambia il guardaroba durante la trilogia partendo dal bejolino dell'infanzia per finire in un bel total black ).
Il cow boy cattivo con il cappello nero.
Il cattivo dei telefilm con la barba e i capelli neri, gli elfi cattivi di D&D che sono tanti calimeri.


quella è iconografia e fa sempre parte del corredo dell'archetipo.
Usciamo dai personaggi della letteratura e del cinema per un attimo: Gesù Cristo viene quasi sempre dipinto come caucasico, pelle bianca, occhi azzurri, alto, bello, con la barba. Ora: che avesse simili tratti caucasici, visto dove è nato, è una fetenzia; che avesse la barba io non me lo ricordo specificato in nessuno dei Vangeli (forse in quell'epoca e zona tutti gli adulti la portavano e la faccenda viene da lì, non saprei) e nemmeno che fosse particolarmente alto e/o bello; 9 su 10 è vestito di bianco e c'ha pure l'aureola.
Non per questo la tradizionale immagine di Gesù Cristo viene percepita come uno stereotipo. Cavolo, è Gesù Cristo, è normale che vesta di bianco e c'abbia l'aureola per enfatizzarne la purezza di spirito, come è normale che in Occidente, coi canoni di bellezza che abbiamo, abbia un aspetto più nordico che mediterraneo quale effettivamente deve essere stato per via dei suoi natali.

Quindi lo stereotipo è sul contenuto del concetto, non sull'apparenza. Che Darth Vader sia nero e Leila bianca per me ci sta come il cacio sui maccheroni. Ripeto, può non piacerti, puoi prediligere una soluzione meno manichea, ma è solo gusto, non è questione di errore di chi opera in senso manicheo.
Lo stereotipo sarebbe, semmai, l'Italiano rigorosamente emigrato del Sud che mangia solo spaghetti, o il Tedesco sadico tipo nazista o quelle robe lì Wink Praticamente la nazionalità delle barzellette.

Citazione:

Comunque siamo tutte e due contro gli stereotipi, cioè contro gli archetipi che divengono parodie di sè stessi, e siamo d'accordo che sono una delle cause del cattivo fantasy


lo stereotipo è sicuramente noioso, non perché già visto (anche i Vader neri e le Leile bianche si sono già visti a bizzeffe) ma perché privo di spessore: i suoi tratti caratteriali vegono mutuati in blocco, senza un substrato motivazionale rapportato al contesto della vicenda. Però dipende anche da chi è il lettore. Se ha letto poco o nulla del genere, per lui saranno straordinarie cose che a noi fanno sbadigliare dopo 5 pagine.
Palin
Re sotto la montagna
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MessaggioInviato: Mar 12 Ott 2010 15:11 pm    Oggetto:   

Marina ha scritto:
Però dipende anche da chi è il lettore. Se ha letto poco o nulla del genere, per lui saranno straordinarie cose che a noi fanno sbadigliare dopo 5 pagine.


Questo è palese se si confronta quanto fatto da Brooks con la Spada di Shannara e, più recentemente, da Paolini.
TK7 should, of course, be named Neville – Neville and Luna, a match made in heaven.
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