Divertente non vuol dire "ridicolo". E tanto meno "leggero".
E' un libro divertente perché lascia molto spazio ai viaggi negli angoli più nascosti dell'immaginazione, con i suoi parallelismi tra le differenti mitologie, i suoi richiami ai "punti fissi" dell'inconscio collettivo.
E' divertente perché è un piacere leggerlo.
La prima parte non è difficile in quanto a comprensione, l'ho trovata meno digeribile perchè più rigida. E' troppo sensibile la smania di rottura, di liberazione da parte di Arlecchino, e il Baron-Padre agisce come una marionetta destinata al fallimento.
Ammetto che di Burroghs ho comprato tutto e ho letto poco. Alla fine degli anni'80 recuperavo i vecchi volumetti della SugarCo nei mercatini, ma ho letto solo "Il pasto nudo" e qualche cosa di "E' arrivato Ah Pook".
La lettura de "Il ghigno di Arlecchino" mi fa venir voglia di frugare negli scaffali più remoti della mia biblioteca e di colmare le mie lacune.
E io, che sono Tenebra, altro non posso vedere se non la Luce, e perciò sono la Luce.
Quando qualcuno dice 'io non credo nelle fate' da qualche parte una fata ride e prepara il suo fucile.