Il tradimento di Der’ka’vél


Autore Messaggio
thyangel83
Gollum
Messaggi: 729
Località: Ovunque
MessaggioInviato: Gio 12 Lug 2012 10:26 am    Oggetto: Il tradimento di Der’ka’vél   

Con questo racconto ho partecipato a Lunatica 2012. Non avendo vinto, non esito a pubblicarlo qui, visto che non ho dovuto cedere i diritti.
Normalmente non scrivo racconti, ma romanzi o poesie, quindi non è decisamente il mio campo, almeno per ora. In passato ne scrivevo, ma senza grandi velleità. Diciamo che sono stato invitato a partecipare a Lunatica da un amico e l'ho preso come un esercizio.

Per chi non conoscesse Lunatica, il tema è la narrazione di episodi fondativi del "Regno della Luna Rossa", fatti di guerre, intrighi, battaglie.... Tema vago e per questo difficile. Ho scelto come impostazione un "racconto aperto", che potrebbe tranquillamente essere un capitolo tratto da un libro molto più lungo. Almeno, l'intenzione era questa.
Ah, una regola fondamentale di Lunatica è la lunghezza, che deve risultare inferiore a 18000 caratteri (che per me è un numero risibile).

Sono benvenuti i commenti di ogni genere, le critiche costruttive e tutte le considerazioni. Per eventuali insulti o commenti denigratori, vi prego tuttavia di utilizzare messaggi privati. Laughing
-----------------------------------
Il tradimento di Der’ka’vél

Thorvën scrutò nel buio della notte, al di là del fioco rosseggiare delle braci. Fitte nuvole coprivano il cielo notturno, oscurando il bagliore lunare. Non si vedeva quasi nulla. Si alzò dal tronco riverso su cui stava seduto e si mosse nervosamente verso la cima della piccola collinetta coperta di sterpi. Mentre saliva il pendio, i rami secchi degli arbusti gli sfregavano le cosce e i polpacci, impigliandosi nelle braghe e trapassando con le spine lo spesso tessuto. Thorvën imprecò sottovoce per quelle piccole, fastidiose ferite.
Arrivato in cima, lasciò vagare lo sguardo intorno a sé. Alla sua destra si ergevano gli scuri profili delle imponenti mura di Ghervannä, mentre alla sua sinistra le tenebre della Foresta di Gandhor erano una scura, inquietante macchia d’inchiostro. Davanti e dietro di lui, le vaste pianure settentrionali si estendevano apparentemente all’infinito.
Scrutò l’oscurità ancora per qualche istante, poi si accinse a tornare indietro, scuotendo la testa. Stava per voltarsi, quando uno schiocco secco di ramo spezzato lo fece bloccare sul posto. Improvvisamente, incominciò a sudare freddo. Si girò lentamente, senza fare rumore. La sua mano cercò istintivamente il pugnale legato alla cintola. Lo estrasse piano, con un fruscio quasi impercettibile. Udì un malcelato rumore di passi: si tese in ascolto e aguzzò la vista, ma non scorse nulla.
Abbassò lo sguardo fino alla base del pendio, mentre lo scalpiccio continuava. Si mosse cautamente verso il basso, col pugnale snudato. A un tratto, una sagoma scura coprì il tenue rosseggiare delle braci, che ancora palpitavano a qualche decina di passi di distanza. Thorvën si acquattò tra gli sterpi, preparandosi ad attaccare. Non sarebbe certo morto da codardo!
La creatura era ormai a poca distanza da lui. Era sul punto di balzare sull’essere che avanzava ondeggiando, quando con sua sorpresa lo vide levare un braccio nella sua direzione.
Interdetto, Thorvën si alzò e guardò verso la sagoma nell’oscurità.
– Salve, Thorvën! Eccoti qui… Per caso volevi attaccarmi? – Disse una voce che conosceva.
“Razza di idiota!” Pensò il nano, ma si trattenne dall’esprimere quel pensiero. Sputò per terra, seccato, mentre rinfoderava il pugnale.
– Tu, piuttosto! Che ti salta in mente, Creon? Volevi forse aggredirmi alle spalle? Eravamo d’accordo che mi avresti avvisato del tuo arrivo. Il segnale, ricordi…? – Scrutò il giovane uomo che ora l’aveva raggiunto. Dal suo silenzio imbarazzato comprese di averlo colto in fallo.
– Me ne sono dimenticato; mi dispiace. – Ammise il ragazzo, dopo un attimo di esitazione.
– Bah! – Fece Thorvën – Mai fidarsi di un umano! Ora seguimi! – Lo precedette giù per il pendio. Creon lo seguì con evidente soggezione. Thorvën prese posto sul tronco riverso e fece cenno a Creon di sistemarsi per terra dall’altra parte del fuoco.
– Allora? Perché ci hai messo tanto? Ti aspettavo stamattina! – Domandò il nano senza mezze misure.
Creon esitò. – Ho avuto…qualche contrattempo. – Rispose il ragazzo, evitando di guardarlo in faccia.
– Ma il Principe Delian ha accettato la proposta? – L’altro non rispose subito, così Thorvën lo incalzò: – Non è vero? –
– No. Non ha accettato. – Rispose, trovando finalmente il coraggio di guardarlo negli occhi – E mi ha gettato in prigione… E’ per questo che ci ho messo tanto ad arrivare. Fortunatamente, avevo dei soldi nascosti e ho corrotto le guardie… –
– Dannazione! – Esplose Thorvën. Il ragazzo si ritrasse istintivamente, impaurito – Scusami… – aggiunse il nano – ma capirai che la situazione per noi si fa complicata. Ci serve un piano. – Così dicendo si alzò e mosse qualche passo avanti e indietro sull’erba rada, pensieroso. Si prese la testa tra le mani, apparentemente incapace di trovare una soluzione. Eppure, ci doveva pur essere un modo… Doveva trovarlo, per il bene della sua stirpe, gli Eölinghas, e per tutte le terre di Anurya… Poi, finalmente, si riscosse. Forse c’era ancora una possibilità…
Si avvicinò a Creon, che sembrò farsi piccolo piccolo. – Non avere paura. – Gli disse. Il ragazzo sembrò credergli – Adesso, ascoltami bene, dovrai fare esattamente quello che ti sto per dire. Innanzitutto, all’alba ti metterai in viaggio verso Santhara… – Andò avanti per circa un’ora, spiegandogli il suo piano. Non sapeva se Creon avrebbe avuto i nervi abbastanza saldi per compiere la sua missione tenendola segreta, ma non aveva altra scelta che fidarsi di lui.
Alla fine Creon annuì. Se aveva paura, non lo dava più a vedere. “Meglio così.” Pensò Thorvën.
All’alba, salutò il giovane uomo e restò a osservarlo mentre si dirigeva lentamente verso sud. Poi prese le redini di Ombra, il suo fedele pony, e lo guidò verso il lungo viaggio che lo avrebbe condotto attraverso le distese rocciose e inospitali del Deserto di Feldora, fino alle porte di Der’ka’vél, la Città di Giada, la sua meta...
***
Le ultime alture del Deserto di Feldora si dispiegavano di fronte a lui, un’immagine in chiaroscuro disegnata dalle morbide ombre delle prime ore del mattino. Alle sue spalle Nueï-nä, la grande Luna Rossa, stava tramontando, mentre a oriente già si levavano in coppia i due piccoli, brillanti dischi dei Soli di Seth.
Der’ka’vél si stagliava effimera nella luce crescente, bella e algida come un diadema caduto sulla terra. Ai suoi piedi, il Fiume Ruwan scorreva tumultuoso, sormontato dalle alte guglie del Palazzo dei Masnetyer, che si ergevano impeccabili nel cielo settentrionale.
Thorvën procedeva al passo, tenendo Ombra per le redini. Ridusse gli occhi a due fessure per mettere meglio a fuoco la sagoma della città, appena velata dalla bruma mattutina. Sarebbe arrivato a destinazione verso sera.
Pregò in cuor suo che Re Ghilian avrebbe accettato la sua proposta: in quel frangente, il sostegno dei Masnetyer era fondamentale per stabilire i nuovi equilibri delle terre di Anurya. Re Ghilian aveva sempre incarnato la saggezza millenaria della sua stirpe. Tuttavia, da quando aveva sposato l’ambigua e seducente Axana, del popolo dei druidi di Merthan, si vociferava che il suo giudizio fosse diventato più capriccioso e volubile.
Thorvën sospettava che Axana e Nernén, il suo inseparabile drago azzurro, esercitassero una grande influenza sulla città di Der’ka’vél e su tutti i suoi domini.
Aggrottò le sopracciglia con fare pensieroso, mentre ormai i Soli di Seth avevano superato le guglie del Palazzo dei Masnetyer nella volta celeste.
Oltrepassò il Fiume Ruwan con le prime ombre della sera. Sotto le possenti arcate del ponte che immetteva nella città, l’acqua scrosciava con prepotenza contro le pile in pietra grigia. Conducendo lentamente Ombra, Thorvën varcò il cancello di Der’ka’vél e sbucò nel viale affollato che costeggiava la città lungo il suo perimetro meridionale.
Trascinando il pony ormai stanco, salì lungo le strade tortuose, raggiungendo il cuore di Der’ka’vél, con i suoi edifici di giada, fino ad arrivare al Palazzo dei Masnetyer.
Non ebbe difficoltà a farsi ammettere all’interno del Palazzo: nonostante fosse giunto fin lì come un semplice viandante, il sigillo che portava con sé non lasciava dubbi circa i suoi nobili natali. Si chiese tuttavia se Re Ghilian si sarebbe ricordato di lui e quanta influenza potesse ancora esercitare la stirpe degli Eölinghas sul cuore distante dei Masnetyer. A questo pensiero un brivido percorse improvvisamente la sua schiena da parte a parte.
“Dovrei sentirmi sicuro come si conviene ad un Principe Eölinghas…” Pensò Thorvën. Ma le sue ginocchia sembravano pensare il contrario e avevano cominciato a tremare come foglie. Se avesse fallito nel suo compito, la sorte del suo popolo sarebbe stata quasi certamente segnata. Questa consapevolezza aveva cominciato ad insidiare la sua determinazione e gli pareva che il cuore gli avrebbe sfondato la gabbia toracica, a forza di martellare.
Attese in un’anticamera affollata, mentre una guardia si affrettava ad annunciarlo a Re Ghilian. Nel giro di pochi minuti fu ammesso nella sala del trono.
Thorvën ricordava la sua prima visita al Palazzo Masnetyer e l’impressione suscitata in lui da quella grande sala, simile ad un tempio antico. Avanzò lungo la navata centrale, rischiarata dalla fioca luce che penetrava dalle finestre ogivali. Davanti a lui, Re Ghilian era seduto rigidamente sul trono e lo osservava con aria curiosa. Al suo fianco, su uno scranno identico a quello regale, una donna dai capelli corvini lo stava fissando in modo impassibile, mettendolo a disagio.
“Deve trattarsi di Axana.” Rifletté Thorvën. La donna accennò a un sorriso, mentre lui si avvicinava; incrociò le gambe e il vestito le si scostò di lato, rivelando la pelle della coscia fin quasi all’inguine. Con una mano accarezzò languidamente il braccio del Re. Axana accennò per prima ad un saluto, chinando lievemente il capo, senza smettere di fissarlo. Il nano intuì il suo spirito selvaggio e orgoglioso dietro l’apparenza lasciva e si sentì quasi schiacciato dal peso degli occhi della donna incollati su di lui. A circa venti passi dal trono, Thorvën si inchinò con deferenza.
– Re Ghilian. – Esordì – Regina Axana. – Voltò gli occhi verso la donna.
– Alzati, mio nobile ospite! – Comandò Re Ghilian; batté le mani e fece cenno a due servi di portare una sedia per il nuovo arrivato. Quando il nano si fu seduto, il Re proseguì: – Sii benvenuto a Der’ka’vél, Principe Thorvën! Quali importanti affari ti conducono qui da solo e lontano dalla tua patria? – Al nano parve di cogliere una traccia d’ironia, ma finse di non essersene accorto.
Esitò, domandandosi se fosse stata una buona idea venire fino a Der’ka’vél. Sapeva di doversi guardare soprattutto dalla melliflua e seducente Axana, ma nell’aria fiutava un pericolo superiore alle sue aspettative e, in qualche modo, diverso… Scrutò per un attimo il Re e poi la Regina, quindi parlò.
– Re Ghilian, Regina Axana! Immagino che siate a conoscenza dei tempi duri che stiamo per affrontare. Le terre di Anurya saranno presto scosse dalla guerra. La mia stirpe, unita agli uomini di Bethromoor, ha intenzione di difendere i suoi confini dall’avanzata dei malvagi elfi Drew. Ma dissidenti e traditori minano la nostra resistenza! Già Ghervannä è passata al nemico e sospetto che anche Teirtan potrebbe presto farlo. – Lasciò calare un silenzio colmo di attesa. Fece crescere la tensione, studiando le reazioni di Re Ghilian, che pareva imperscrutabile.
Stava per riprendere a parlare, quando il Re lo anticipò: – Principe Thorvën, le notizie che porti non ci giungono nuove. Ma Der’ka’vél non ha nulla da temere e la nostra saggezza millenaria guiderà ancora il mondo nei giorni a venire. – Lo blandì con un sorriso e Thorvën raggelò.
– Signore, forse non comprendete bene l’entità del pericolo. – Osò dire, agitandosi sulla sedia. Notò che le guardie schierate ai lati della sala fremevano, tradendo qualcosa che a lui ancora sfuggiva… – Se i Drew dimostreranno la forza delle loro alleanze, è probabile che perfino i draghi di Rughnakk si schiereranno dalla loro parte. A quel punto, per tutte le terre di Anurya sarà la fine! –
– I draghi di Rughnakk non sono un problema per noi, non più. – Era stata Axana a prendere la parola. Si mosse sullo scranno in modo voluttuoso, un sorriso dipinto sulle labbra; i suoi occhi azzurro ghiaccio brillavano nell’atmosfera soffusa della sala.
– Ma c-come? – Balbettò il nano, stupito – I draghi neri… –
– Non sono più un problema. – Ribadì Axana, con espressione feroce.
– No, non lo sono! Non più! – Le fece eco una voce cavernosa. Poi, dietro il podio su cui erano collocati i troni, una gigantesca sagoma ondeggiò e una testa azzurra balenò a lato della Regina, torreggiando su Thorvën. Con un ruggito smorzato Nernén, il drago azzurro, comparve davanti a lui e si acciambellò di fianco ad Axana, fissando il nano con occhi di brace. Thorvën si ritrovò a tremare.
– Vuol dire?... – Si fece forza per domandare.
– …Che adesso sono nostri alleati! Drew, Masnetyer, draghi e druidi insieme: le terre di Anurya saranno ridotte sotto il nostro controllo! Stabiliremo un nuovo ordine, forgiato sul potere della magia, un ordine perfetto dove i deboli non troveranno posto! Unisciti a noi, Thorvën, e gli Eölinghas avranno parte alla vittoria finale! E’ la tua possibilità, Principe. Non ne avrai altre… – Axana si era alzata, parlando con furia insospettabile. Re Ghilian, al suo fianco, pareva soggiogato al suo volere. Axana voleva tentarlo, ma lui sapeva che non era altro che un subdolo tranello.
– Mai! – Gridò.
Nernén ringhiò e Axana fremette di rabbia. Re Ghilian fece un cenno e le guardie ai lati della sala si avventarono su di lui come falchi. Provò a liberarsi dalla loro morsa, ma invano; erano troppi. Lo disarmarono, ma quando cercarono di afferrargli i polsi Thorvën scalciò e si divincolò; poi Nernén ruggì ancora, più forte di prima, e tutti quanti s’immobilizzarono, Thorvën compreso.
– Ora basta! – Tuonò. Aveva già spalancato le fauci, quando Axana pose un braccio sulla sua testa squamosa e il drago si acquietò.
Re Ghilian levò una mano. – Molto bene. Un prigioniero illustre ci farà molto comodo nei giorni a venire, Principe Thorvën! Portatelo in cella! – Sorrise in modo beffardo e le guardie lo condussero via.
I polsi gli dolevano. Glieli avevano legati con spesse strisce di cuoio, che gli sfregavano la pelle. Sei guardie lo circondavano, tre per lato; una di esse gli aveva afferrato i capelli dietro la nuca e lo costringeva a marciare a capo chino, mentre uscivano dalla sala del trono.
Percorsero interminabili passaggi, scendendo verso le segrete. La disperazione cominciò a impossessarsi di lui, mentre stava cercando di realizzare cosa fosse accaduto. Sapeva di doversi guardare da Axana, ma non aveva sospettato quel tradimento. Ogni tanto incrociavano altri soldati che lo osservavano impietosamente.
Giunsero infine davanti a una spessa porta in legno, al lato della quale vi era una guardia dall’aria annoiata. Doveva essere il carceriere, dedusse.
La scorta si fermò per un istante a confabulare con l’uomo. Thorvën non prestò attenzione a cosa stessero dicendo, si concentrò invece su ciò che lo circondava. Dall’altro lato del corridoio, una grande finestra filtrava la tenue luce lunare, che tingeva il passaggio di un’inquietante tonalità rossastra. Un gorgoglio di acqua corrente proveniva da oltre il vetro: dovevano trovarsi proprio sopra al Fiume Ruwan. Notò che non c’erano sbarre alla finestra…
Un’idea si formò in fretta nella sua mente; sapeva che era una follia, tuttavia non vedeva altre possibilità di fuga e l’idea di passare il resto della sua vita a marcire in cella proprio non lo solleticava.
Attese con pazienza; le chiavi girarono più volte nelle serrature. Thorvën armeggiò coi legacci che gli cingevano i polsi: le guardie li avevano annodati esattamente a metà. Un piccolo errore, che ora gli dava la possibilità di arrivare al nodo contorcendo le tozze dita. Era stretto, però…
Sbuffò silenziosamente. Un’altra chiave fu inserita nella toppa e girò. Mentre le guardie erano distratte, le sue dita lavoravano febbrilmente, procedendo alla cieca. Ce l’aveva quasi fatta: sentì il nodo allentarsi e la stretta ai polsi diventare più morbida…
Lasciò che il carceriere aprisse la porta, che ruotò sui cardini cigolando. Dietro di essa, si apriva un passaggio scarsamente illuminato. Thorvën alzò gli occhi quanto più poté, ma non riuscì a scorgerne il fondo, che si perdeva nelle tenebre. Quattro guardie lo precedettero e due gli rimasero alle spalle.
“Sciocchi.” Pensò. Stavano agendo da idioti e ne approfittò. Fu veloce come un fulmine: non appena furono entrati nel cono dell’oscurità, sciolse il nodo liberando le mani, afferrò il pugnale che pendeva al fianco della guardia che lo precedeva sulla sinistra e le trapassò la schiena. Il soldato gemette, accasciandosi. I suoi compagni reagirono, ma erano stati colti di sorpresa. Si divincolò e col gomito assestò un colpo a una delle guardie dietro di lui. Prima che l’altra riuscisse a sguainare la spada, Thorvën ruotò su se stesso e spinse con tutto il suo peso la porta: il carceriere fu sbalzato via, colpito dall’anta di legno. Poi, mentre una mano già si protendeva per afferrarlo, Thorvën si lanciò contro la finestra, sfondando il vetro. Le guardie alle sue spalle gridarono. Sotto di lui, la luce rossa di Nueï-nä illuminava le roboanti acque del Fiume Ruwan. La caduta gli parve interminabile…
***
Un tonfo sordo e la sensazione dell’acqua gelida che lo avvolgeva gli dissero che era atterrato nel fiume. Lottò contro la corrente che lo teneva sul fondo, spingendosi verso la riva. Temette di annegare, poi con un colpo di reni emerse dai flutti vorticanti e boccheggiò, guardandosi attorno. Dietro di lui torreggiava la sagoma affusolata del Palazzo dei Masnetyer. Ma ormai era fuori da Der’ka’vél.
Ansimò, senza fiato. Era riuscito a fuggire. Sicuramente presto avrebbero dato l’allarme, ma non sarebbero riusciti a prenderlo facilmente di notte. Doveva dirigersi ancora più a settentrione, portato dalle acque del Ruwan. Poi, avrebbe piegato a sud-ovest, fino a raggiungere la città di Eiran. E infine Fun-Turnon, primo avamposto dei domini degli Eölinghas. Otto giorni in tutto, se a Eiran avesse trovato un pony.
Sospirò, pregando che Creon avesse avuto maggiore fortuna. Poi si abbandonò al fiume, mentre le acque gorgoglianti presso la sponda accarezzavano le sue orecchie, trasportandolo verso nord...
If you don't see me, don't think that I am not behind you...

Mio blog personale: www.onwriting.eu
Facebook: https://www.facebook.com/l.calanchini?ref=hl
Sito web professionale: www.kosmos-group.it
Barbagianni
Balrog
Messaggi: 1005
MessaggioInviato: Lun 16 Lug 2012 17:59 pm    Oggetto: Re: Il tradimento di Der’ka’vél   

[quote="thyangel83"]Ah, una regola fondamentale di Lunatica è la lunghezza, che deve risultare inferiore a 18000 caratteri (che per me è un numero risibile).[\quote="thyangel83"]

Da queste parti invece sono già troppi.
Quando qualcuno dice 'io non credo nelle fate' da qualche parte una fata si segna nome, cognome e indirizzo.

Trolls? Io odio i trolls! - Willow
thyangel83
Gollum
Messaggi: 729
Località: Ovunque
MessaggioInviato: Lun 16 Lug 2012 22:28 pm    Oggetto:   

Citazione:
Da queste parti invece sono già troppi.


Già, ho notato, leggendo qua e là...
E' la mia deformazione da "scrittore di libri". E anche per quanto riguarda i romanzi, scendere sotto le 400 pagine l'uno per me è un'impresa.
Vabbé, dovrò migliorarmi. Smile Cercherò di scrivere qualche raccontino più sintetico, per postarlo qui. Ma - sigh - sono così affezionato alle descrizioni e alla caratterizzazione dei personaggi che farò davvero fatica a riuscirci... Crying or Very sad
If you don't see me, don't think that I am not behind you...

Mio blog personale: www.onwriting.eu
Facebook: https://www.facebook.com/l.calanchini?ref=hl
Sito web professionale: www.kosmos-group.it
Mostra prima i messaggi di:   
   Torna a Indice principale :: Torna a I racconti del forum Tutti i fusi orari sono GMT + 2 ore

Vai a:  
Non puoi inserire nuove discussioni in questo forum
Non puoi rispondere alle discussioni in questo forum
Non puoi modificare i tuoi messaggi in questo forum
Non puoi cancellare i tuoi messaggi in questo forum
Non puoi votare nei sondaggi in questo forum