La Prova - Lorenzo Calanchini


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thyangel83
Gollum
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MessaggioInviato: Gio 08 Mag 2014 22:42 pm    Oggetto: La Prova - Lorenzo Calanchini   

Questo è il racconto inviato per la selezione FM Musica. Siccome non è passato, lo inserisco qui. Commenti benvenuti, mi piacerebbe avere un'idea di tutto quanto era migliorabile. Il genere è quello del fy classico.
E magari si muove pure un po' questa sezione del forum...che è un tantino morta...

LA PROVA

Incespicò. Fu soltanto il bastone a impedirgli di cadere. Muovendosi a fatica nella neve fresca, raggiunse il tronco di una conifera. Si appoggiò per rifiatare un istante, poi riprese il cammino, guidato dalla fioca luce che si espandeva dalla pietra opalescente incastonata in cima al suo vincastro.

All’improvviso la neve si ritirò dal terreno, lasciando spazio a una radura delimitata da alberi giganteschi, il cui margine opposto era un insieme indistinto di ombre. Era arrivato.

Dejrièl fiutò l’aria come un segugio, dilatando i suoi sensi; la sacralità del luogo lo investì da ogni parte, palpitante come una presenza viva. La Radura di Baelnòr si estendeva davanti ai suoi occhi, vuota. Con circospezione, si portò nel centro esatto; e lì attese.

Il tempo trascorse lento, in un lievitare d’angoscia. La radura gli restituì per lunghissime ore solo il suono del suo silenzio opprimente. Fu quando le forze minacciarono di abbandonarlo, vinte dalla morsa dello sfinimento, che qualcosa impercettibilmente si mosse.

Dall’ombra della cortina verde scuro una sagoma avanzò a passi misurati. Poteva essere un uomo come un elfo, era difficile dirlo a causa della distanza e del buio. Dejrièl fissò lo sconosciuto in silenzio, temendo il momento che stava per giungere, ma non voleva mostrare alcun segno di debolezza: non abbassò lo sguardo e continuò a puntargli gli occhi addosso, osservato a sua volta. Da lontano, riusciva a malapena a scorgere i lunghi capelli che incorniciavano il volto del Sommo Custode per poi scendere dietro alla sua schiena annodati in una coda. Non poteva cogliere i dettagli del viso, velato dalla penombra.

– E così sei arrivato fino a qui, Primo Cantore. – fu l’altro a parlare per primo. Dejrièl si sentì esaminato, immaginando le due pupille indagatrici fisse su di lui – Che cosa sei venuto a domandare? – Proseguì il Sommo Custode, dal momento che Dejrièl taceva.

Solo allora Dejrièl aprì bocca.
– Se sai chi sono, allora dovresti anche conoscere il motivo per cui sono qui. – Disse con ruvida schiettezza. Rise piano, senza alcuna allegria. Sapeva che provocare il Sommo Custode poteva costargli caro.
– So chi sei e anche che cosa desideri. – confermò l’altro, senza scomporsi – Tuttavia, vorrei capire il perché. – Si fermò, in attesa di una risposta.
– Perché senza l’aiuto della Natura, gli elfi di Èldelan non hanno alcuna speranza di sopravvivere; mi sembra ovvio. – Asserì a denti stretti. Odiava piegarsi a quel genere di ammissioni e detestava perdere tempo prezioso in chiacchiere.
– Non mi hai risposto, elfo! – lo riprese l’altro con tono seccato – Quello che è ovvio per te qui ha poca importanza. Ora, rispondimi: perché avete violato il Canto Supremo? Dimmelo! – Tuonò.
Dejrièl tremò, sconcertato. Le percezioni del Sommo Custode andavano al di là di quanto si fosse aspettato. Deglutì e infine rispose.
– Il nostro legame con la Natura si è incrinato…
Tergiversò, incerto su come proseguire; fu la voce alterata del Sommo Custode a strapparlo dai suoi dubbi.
– Primo Cantore, non mettere alla prova la mia pazienza. Parla ora, perché non ti darò altre possibilità.
Tacque, lasciando Dejrièl completamente svuotato. Se era arrivato fin lì convinto di avere l’occasione di riparare al disastro commesso, ormai la fiducia lo stava abbandonando.
– Abbiamo modificato il Canto Supremo, – disse infine, piano – per forzare la Natura a fornirci una quantità di legname superiore alla norma. – Tossì, torcendosi le mani tremanti.
Alzò gli occhi, quel tanto che bastava a sincerarsi che l’altro lo stesse ascoltando. Era ancora sul fondo della radura, nel grande cono d’ombra tracciato dagli alberi.
– Chi ha modificato il Canto, di preciso? – Domandò il Sommo Custode, tagliente.
– Io, mio Signore. – Ammise il Primo Cantore, con le gambe che minacciavano di cedere per il peso della vergogna. Avrebbe voluto urlare e correre via da lì, ma sapeva che non poteva farlo.
Il Custode annuì lentamente.
– Bene; ora dimmi: per quale motivo?
– Armi. – rispose, tenendo gli occhi a terra – Ci servivano molte armi, e anche fortificazioni. Siamo stati attaccati dai Renners delle Isole Falktard e non avevamo altra possibilità di difenderci.

Silenzio.

Dannazione, era vero! Se non avessero forzato la Natura non avrebbero avuto legname per costruire lance e palizzate. Avrebbero forse dovuto perire schiacciati come topi?
A testa china, cercava disperatamente una giustificazione per ciò che aveva fatto.
Il Sommo Custode avrebbe dovuto capire…

Nonostante li separassero alcune decine di passi, Dejrièl sentì lo sguardo critico del Sommo Custode pesargli addosso come un macigno.
– Quanto racconti è molto grave, elfo. – sentenziò infine quell’interlocutore impenetrabile – Non si può piegare la Natura a fini così biechi: la Natura non serve una stupida, insulsa guerra tra creature mortali.
– Cosa avremmo dovuto fare? Morire? – Punto sul vivo, Dejrièl alzò la voce; sentire rimarcare la mortalità del popolo elfico era come ricevere un pugno in pieno stomaco.
– Avevano profetizzato bene gli Antichi sul vostro conto. – disse il Sommo Custode, scuotendo la testa – Quando avete abbandonato le Terre di Graëmon al di là del mare, non vi siete lasciati alle spalle solo la vostra immortalità, ma anche la vostra essenza più profonda.
Come osava? Come pensava di potersi permettere di giudicare quei fatti remoti? Cosa ne sapeva, lui? Di certo non discendeva dagli elfi, altrimenti non avrebbe parlato in quella maniera…
– Cosa ne è ora del tuo popolo? Avete respinto il nemico?
Dejrièl si riscosse, sorpreso da quella domanda. Per un attimo fu sospettoso, ma non colse traccia di scherno in quelle parole; giurò anzi di avere percepito una flebile goccia di pietà.
– Abbiamo respinto il nemico, Signore. Ma il numero degli Èldelanii si è dimezzato. – Rispose mesto.
L’altro annuì.
– Capisco. – disse; poi proseguì, serio – Avrai una possibilità di rimediare all’errore commesso. Una sola, però. Non buttarla via.
Dejrièl fremette.
– E se fallirò? – Domandò con timore.
– Non sta a me dirtelo. Tu non fallire e allora non lo saprai mai.
Dejrièl rabbrividì, ma piantò gli occhi in faccia al suo interlocutore, che con sua sorpresa si mosse all’interno della radura.

Trasalì quando scorse il suo viso, circondato dal cappuccio viola. Era quello di un ragazzo dai lineamenti perfetti, eccetto che per una lunga cicatrice che gli sfregiava la guancia destra sfiorando il ciglio dell’occhio. Poteva avere sì e no vent’anni; ma lo sguardo, quello era senza tempo.
Dejrièl rimase a bocca aperta davanti a quell’umano così straordinario e terribilmente indecifrabile. L’altro se ne accorse e sorrise.
– Non ti stupire di me, Primo Cantore. La mia storia è più lunga di quanto tu riesca a immaginare. La Radura di Baelnòr è la mia casa e da qui vigilo sulla Natura e ne seguo il corso. Ora, preparati a superare la Prova.
– Di cosa si tratta?
– Dovrai eseguire il Canto. E le piante della radura ti giudicheranno.
“Tutto qui?” Pensò Dejrièl, ma sapeva che non doveva farsi trarre in inganno dalle apparenze. Avrebbe eseguito il Canto alla perfezione, senza alcuna modifica…
– Stai in guardia, elfo. – proseguì il Sommo Custode qualche istante dopo – La Prova nasconde più difficoltà di quel che sembra.
Dejrièl storse la bocca: avrebbe dovuto aspettarselo.
Cercò di svuotare la mente. Sapeva di potercela fare: conosceva il Canto in ogni minima sfumatura.
Il Sommo Custode gli rivolse un cenno con la testa e lui iniziò a cantare.
Intonò la melodia con voce nitida e perfetta. A mano a mano che cresceva di tono, la sua padronanza della musica aumentava sempre più e le sua convinzione si fece più salda. Gli alberi cominciarono a stormire, nel loro modo lieve di pronunciare un assenso. La melodia divenne intensa e calda, per parlare del fuoco e della linfa, poi alta e candida, narrando delle stelle e delle cascate. Lo stormire crebbe e Dejrièl si sentì sicuro. Poi, d’un tratto, calò bruscamente, fino a cessare quasi del tutto. La gola di Dejrièl diventò secca e scabra, il canto perse di nitidezza. Si sentì mancare, ma cercò di mantenere viva la melodia, sforzandosi di raggiungere le note più alte, invano, fino a quando non strozzò la voce in un grido roco e le piante rimasero immobili.
– Com’è possibile? – Gridò, scoppiando in lacrime.
Il Sommo Custode lo guardò, con un accenno di tristezza.
– Le piante sanno giudicare il tuo cuore. E siccome sei il Primo Cantore, attraverso di te giudicano anche il cuore di tutti gli Èldelanii. Dentro di voi non c’è sufficiente purezza: siete animati da buona volontà, ma quando subentra una difficoltà vi smarrite. Tu stesso lo hai dimostrato. – Lo fissò ancora, con occhi tristi.
– No! – Fu la sola cosa che seppe dire Dejrièl, prima di soccombere ai singhiozzi. L’uomo gli si avvicinò, posandogli le mani sulle spalle, ma lui gli fece segno di lasciarlo solo. Il Sommo Custode si allontanò, sparendo nel folto del bosco, e Dejrièl rimase prostrato a terra, mescolando le sue lacrime col gelo della notte che stava calando.

Quando il buio fu fondo, il suo respiro si calmò, facendosi più regolare. Trascinandosi a fatica, uscì dalla Radura di Baelnòr, sapendo che non vi sarebbe tornato mai più. Si diresse verso casa.

Gli ci vollero due settimane per arrivare a Creah. Gli Èldelanii gli corsero incontro vedendolo da lontano. Ma ciò che lo colpì fu il silenzio angosciante. La Natura taceva; gli Èldelanii, che ora lo avevano raggiunto con volti terrei fino alla morte, avevano perso il dono del Canto. Alberi, fiumi, rocce e animali erano diventati loro nemici, per sempre.
Era la fine.
Dejrièl rovesciò la testa all’indietro e lanciò un grido verso il cielo. Ciò che uscì dalla sua bocca fu solo un rauco rantolo smorzato.
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Barbagianni
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MessaggioInviato: Dom 11 Mag 2014 0:42 am    Oggetto:   

Eh, hai ragione, la sezione ormai sta andando incontro alla fossilizzazione.

Però ora al commento, che anche se sono arrugginito qualcosa ti dico.
Non è brutto, però non mi ha neanche entusiasmato e se devo dire la verità non so bene perché. A parte il 'rifiatare' all'inizio mi pare scritto bene, in modo sintetico e senza molti giri di parole, con molta enfasi sul botta e risposta nei dialoghi...forse serviva un po' di mordente.
Come fantasy classico direi che i 'crismi' ci sono tutti, forse quello che lascia perplessi è lo stile che hai usato, forse non tanto classico quanto il tema del racconto?
Quando qualcuno dice 'io non credo nelle fate' da qualche parte una fata si segna nome, cognome e indirizzo.

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thyangel83
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MessaggioInviato: Dom 11 Mag 2014 16:33 pm    Oggetto:   

Barbagianni ha scritto:
Eh, hai ragione, la sezione ormai sta andando incontro alla fossilizzazione.

Però ora al commento, che anche se sono arrugginito qualcosa ti dico.
Non è brutto, però non mi ha neanche entusiasmato e se devo dire la verità non so bene perché. A parte il 'rifiatare' all'inizio mi pare scritto bene, in modo sintetico e senza molti giri di parole, con molta enfasi sul botta e risposta nei dialoghi...forse serviva un po' di mordente.
Come fantasy classico direi che i 'crismi' ci sono tutti, forse quello che lascia perplessi è lo stile che hai usato, forse non tanto classico quanto il tema del racconto?


Intanto, grazie per il commento.
Non so rispondere alla tua domanda finale, in realtà il mio modo di scrivere è piuttosto classico, in generale, forse fin troppo.
Penso che il problema possa essere stato il "mordente", nel senso che in effetti il tema che ho voluto trattare è complesso, molto difficile da sviscerare nell'ambito di soli 10k caratteri a disposizione...e probabilmente con un semplice racconto non sono riuscito a trasferire sulla carta (o sul monitor, vabbé, fa lo stesso) tutto quello che volevo, concentrandomi sullo stile piuttosto che sullo svolgersi dei fatti.
In questa "scrittura con limitazioni" vengono fuori i miei limiti: c'è chi è bravo a scrivere racconti e chi lo è poco, io lo sono generalmente poco, sono uno scrittore di romanzi (molto lunghi) e non di racconti, specie poi di racconti fy, c'è differenza tra una cosa e l'altra e si vede tutta, lo ammetto. Finora ho usato i racconti come allenamento, ma non sono nemmeno più sicuro di volere proseguire, almeno sul fy; preferisco concentrarmi sui libri, sui quali mi sento più forte.
A certe trame serve spazio per vivere. E forse è proprio il caso di questa, per la quale un romanzo avrebbe potuto mettere in luce il carattere dei due personaggi principali molto meglio, invece così ne è uscito un "episodio" in cui l'azione è sostituita perlopiù da lunghe attese, pause e momenti di transizione, che avrebbero potuto essere "riempiti" diversamente nel caso di un libro.

Almeno, se è scritto bene, un punto l'ho ottenuto e mi fa piacere.

PS: ma perché tutti ce l'hanno con "rifiatare"?
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Reginald Graham
Lo Stolto
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MessaggioInviato: Dom 11 Mag 2014 17:42 pm    Oggetto:   

...rifiatare...

Come si dice? Ah, ecco: te l'avevo detto. Laughing


Ultima modifica di Reginald Graham il Mar 13 Mag 2014 14:48 pm, modificato 2 volte in totale
thyangel83
Gollum
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MessaggioInviato: Dom 11 Mag 2014 22:38 pm    Oggetto:   

Reginald Graham ha scritto:
...rifiatare...

Come si dice? Ah, ecco: te l'avevo detto. Laughing


Già, me l'avevi detto Incacchiato
Eppure, è un termine piuttosto comune...!
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Palin
Re sotto la montagna
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MessaggioInviato: Lun 12 Mag 2014 9:32 am    Oggetto:   

thyangel83 ha scritto:

PS: ma perché tutti ce l'hanno con "rifiatare"?


Secondo me perché è un ex-neologismo sportivo, che ha i suoi equivalenti classici in "riprendere fiato" e "riposare". Inoltre lo trovo un po' cacofonico.
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thyangel83
Gollum
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MessaggioInviato: Lun 12 Mag 2014 14:14 pm    Oggetto:   

...in realtà è una parola abbastanza datata e ha anche altri significati (come quello di "ribattere verbalmente"). Così almeno da dizionario Treccani.

Secondo me è uno di quei termini che cadono in disuso in certe zone, mentre in altre si utilizzano ancora.
A me piace, comunque de gustibus non est disputandum.
Non penso che sia quello il motivo per cui un racconto funziona oppure no, ci sono sicuramente altri motivi.
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Reginald Graham
Lo Stolto
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MessaggioInviato: Lun 12 Mag 2014 14:40 pm    Oggetto:   

Thy, lo sai, ne abbiamo discusso ancora, al pari dei nomi.
Un racconto può essere valente, ma se all'interno ci piazzi termini che formano "dighe mentali" che bloccano il fluire della storia (perché per essere valente una storia deve avere uno stile fluido, per poter interfacciarsi col lettore, permettere al lettore di entrare in empatia con essa) allora rischi di rovinare il tutto, no? O almeno abbassarne il livello di qualità.

Ecco, nello specifico, rifiatare l'ho letto (e sentito) per la prima nel tuo racconto, poi sono convinto che come dici ci siano zone dove certi termini sopravvivano più di altri in dove diverse.
Palin
Re sotto la montagna
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MessaggioInviato: Lun 12 Mag 2014 20:17 pm    Oggetto:   

thyangel83 ha scritto:
...in realtà è una parola abbastanza datata e ha anche altri significati (come quello di "ribattere verbalmente"). Così almeno da dizionario Treccani.


Sì ma appunto non nel significato usato nel racconto. Peraltro secondo me non ci sta male lì ma è una di quelle che mi fanno alzare le antenne Smile
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Barbagianni
Balrog
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MessaggioInviato: Mar 13 Mag 2014 10:10 am    Oggetto:   

Ah però, allora questo posto non è così morto come lo si credeva Wink
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uljanka
Sua Luminosa Oscurità
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MessaggioInviato: Mar 13 Mag 2014 17:15 pm    Oggetto:   

Diciamo che questo racconto ai "bei tempi" sarebbe stato uno dei più discussi nella contesa degl "Elfi disdicevoli". Cercherò di farne un'analisi decente, nei prossimi giorni. Non aspettatevi l'Inquisizione Spagnola del tempo che fu, solo una sua vaga reminescenza.
Per ora dico che la tematica di fondo non mi dispiace affatto e l'interazione tra i personaggi non è male. Alcuni punti dell'evoluzione della "caduta degli Èldelanii" non mi convincono e il fluire del linguaggio a tratti si inceppa per toni non tanto aulici quanto scolastici.
E io, che sono Tenebra, altro non posso vedere se non la Luce, e perciò sono la Luce.

Quando qualcuno dice 'io non credo nelle fate' da qualche parte una fata ride e prepara il suo fucile.
thyangel83
Gollum
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MessaggioInviato: Mar 13 Mag 2014 21:54 pm    Oggetto:   

...ed ecco cosa succede quando a forza di sentirsi dire che si è troppo aulici si cerca di "semplificare" il linguaggio...
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