Narrativa fantasy: un fatto di valori?


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thyangel83
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MessaggioInviato: Dom 01 Giu 2014 23:05 pm    Oggetto: Narrativa fantasy: un fatto di valori?   

Colgo lo spunto fornitomi da un bell'evento dedicato al fantasy a cui ho avuto la fortuna di partecipare un paio di giorni fa, presso la Biblioteca Civica di Verona.
A relazionare due simpatici e attenti cultori del fantasy.
Tema: le origini del fantasy "moderno" e i suoi sviluppi, a partire da Tolkien per approdare a Lewis, Ende e infine Rowling o Bradley...
E' stato interessante notare come il fantasy sia nato innanzitutto per trasmettere valori, specie con messaggio di ispirazione prettamente religiosa (cristiana). Questo è vero per Tolkien così come per Lewis o Ende, ma se vogliamo anche per la saga di Harry Potter, che ne ricalca gli ideali.
Mi sono trovato a pensare che il fantasy classico in fondo sia un po' questo: la volontà di recuperare ideali eroici che simboleggino una lotta strenua, specialmente dal puntodi vista spirituale.
Ma cosa sopravvive oggi di tutto ciò (se si eccettua HP)? Non saprei.
Mi sembra che il fantasy sia ancora, per tanti versi, uno strumento di riflessione, ma splittato dalle logiche primigenie, anzi votato a un'analisi più cruda e forse pessimistica della realtà, così come ai sentimenti che la dominano e alle brame di potere, sesso e altro che sono protagoniste costanti del nostro vivere quotidiano. Cambiamento dei tempi e delle mentalità, oppure operazione di marketing?
Forse l'una e l'altro.
Per quanto mi riguarda, sono ancora molto legato a quegli ideali (anche religiosi) che hanno dato impulso vitale al genere e coi quali appunto il fantasy classico ben si allinea. Sono dell'idea che forse qualcosa si sia perso, se non nella profondità delle analisi quantomeno nella poeticità della narrazione.
Spero - come "piccolo" autore - di poter sempre dare vita a qualcosa che rispecchi le origini del genere.
Ma mi piacerebbe sapere come è percepita questa questione da chi è esperto del fantasy...beh, direi che questo è il posto giusto dove chiederlo.
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Rakanius
«Drago»
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MessaggioInviato: Dom 01 Giu 2014 23:45 pm    Oggetto:   

Boh? Tolkien ovviamente l'ho letto, ma al fantasy non do un'interpretazione così ristretta (trasmissione di valori tradizionali, nostalgia ecc...) visto che esistono moltissimi autori che non la vedono a questo modo.

Il fantasy è illimitato. Volendo che lo sia, ovviamente.
Bruno
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un muspeling
«apprendista incendiario»
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MessaggioInviato: Lun 02 Giu 2014 13:18 pm    Oggetto:   

Non posso che concordare con Rakanus.

Tolkien fu un apice del genere, non la sua origine, non l'unico modo di farlo e se lo si conosce a fondo, questo genere, tutta questa importanza dei "valori tradizionali" decresce assai.

Dippiù, il bello della Terra di Mezzo è che un luogo affascinante, entro le sue regole credibile, con delle storie che mettono sì in scena pellegrinaggi, e l'azione di una certa "provvidenza", ma non lo si percepisce mai apertamente. Bisogna scavare nel libro, rilettura dopo rilettura per individuare a fondo certi fili della trama.

Un avvertimento per tutti i giovin (o meno) scrittori, di belle (o meno) speranze, che magari hanno altre idee sulla morale, i valori, eccetera. Wink
Reginald Graham
«Lo Stolto»
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MessaggioInviato: Lun 02 Giu 2014 17:02 pm    Oggetto:   

Ecco, Lewis è un esempio lampante, certamente, e classico.
Tuttavia nulla è andato perduto, nulla si è trasformato, semplicemente ci sono stati altri autori con altri idee, secondo me, decisi a trasmettere altri ideali, o magari non trasmetterne proprio nessuno ma fare della propria opera qualcosa di completamente disancorato dalla realtà, aiutando la persona che lo legge a vagare semplicemente con la mente.
Non so se questo sia marketing o altro...

Ecco, sono arciconvinto che esistano ed esisteranno altri autori che nella loro opera vorranno mettere un determinato messaggio (anche religioso, solo religioso, incline al crudo, incline alla riflessione sull'origine umana, etc, etc...) e, benché sia già difficile dare un etichetta al genere, se poi nel genere vogliamo anche cercare le opere con determinato valori, penso che sia possibile e che queste verranno ancora, certo.

Il fatto che ora vada per la maggiore un determinato genere più crudo non significa che altro è stato dimenticato. Howard è morto da decadi, eppure ancora si scrive di Conan e su Conan (e già circoscriviamo le opere di un autore che ne ha partorite molte altre), nella stessa maniera si scriverà di valori cristiani. Tutto ciò che esiste nell'autore e che l'autore vuole imprimere verrà fuori, ammesso che il mercato glielo conceda, solo questo è il punto.
thyangel83
«Gollum»
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MessaggioInviato: Mar 03 Giu 2014 22:41 pm    Oggetto:   

La mia domanda però era un'altra.
Sono assolutamente consapevole che nel fantasy - anche classico - attuale non siano presenti solo i valori tolkeniani o di Lewis. Io stesso non scrivo seguendo sempre questi valori.
La domanda è se secondo voi questa traslazione del genere abbia portato o meno un impoverimento dal punto di vista della poeticità narrativa, del fascino, della chiarezza di lettura delle posizioni bene/male. Insomma, se prevale in voi lo spirito nostalgico o siete più propensi a questa deviazione del genere verso valori "altri" rispetto a quelli che lo hanno inizialmente animato.
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Palin
«Re sotto la montagna»
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MessaggioInviato: Mer 04 Giu 2014 9:45 am    Oggetto:   

thyangel83 ha scritto:

La domanda è se secondo voi questa traslazione del genere abbia portato o meno un impoverimento dal punto di vista della poeticità narrativa, del fascino, della chiarezza di lettura delle posizioni bene/male. Insomma, se prevale in voi lo spirito nostalgico o siete più propensi a questa deviazione del genere verso valori "altri" rispetto a quelli che lo hanno inizialmente animato.


Per me dipende. Per esempio adoro Earthsea della Le Guin che in quanto a poeticità narrativa non è seconda a nessuno (e in fatti a molti non piace), però non disdegno il primo Howard, nudo e crudo; così come per esempio anche il Leiber di Lankhmar o il Vance della Terra Morente.

Invece Martin in alcune scene mi da l'impressione di usare degli "sporchi trucchi" (sì, quelli di "niente sporchi trucchi"). E non è una questione di realismo o di crudezza, perché in certe scene Erikson è più crudo, anche se il punto di vista è diverso, tuttavia la sua crudezza è ben inserita nella narrazione.
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