«Guarda», mi disse, «le feroci Erine.
Quest’è Megera dal sinistro canto;
quella che piange dal destro è Aletto;
Tesifón è nel mezzo»; e tacque a tanto.
Dante Alighieri, Inferno, Canto IX
‒ Quell’uomo lo conosco – disse Aletto.
‒ Chi? – chiese Tisifone, frugando con lo sguardo la folla che infestava il porto.
Lei indicò. ‒ Quello.
Megera arricciò il naso. – Non è un uomo. È uno schiavo.
‒ Era venuto a chiedere il nostro aiuto.
Tisifone scosse la testa. – Ti sbagli.
‒ Non era uno schiavo, quando l’abbiamo conosciuto. E io non mi sbaglio mai. – Il tono di Aletto era più tagliente della sua daga. Si appoggiò a un mucchio di reti da pesca. – Guardate gli occhi – aggiunse.
Proprio in quel momento l’uomo si voltò verso di loro. Una scintilla gli illuminò lo sguardo, più azzurro di quello di Atena, mentre le riconosceva.
‒ Ma certo! – esclamò Megera. – Adesso ricordo. Avevamo appena scatenato una carestia in Arcadia, una faticaccia. Ci eravamo sedute per riprendere fiato...
1 ‒ Aletto
‒ Permettete?
L’uomo era bello come Apollo, ma aveva qualcosa di fragile e di fiero, nei lineamenti, che solo gli umani possono avere. Era in piedi accanto al tavolo, a rispettosa distanza. Indossava un chitone di lana grezza e portava un coltello alla cintura. Con la mano destra teneva stretta al petto un’anfora dozzinale. Un pastore, probabilmente.
Fu Megera a rispondere, come al solito. – Che cosa porti? – chiese.
L’uomo inclinò l’orcio. Resina e frutta solleticarono le narici, evocando l’allegria leggera dell’ebbrezza. ‒ Vino.
Megera fece schioccare la lingua, un verso che poteva essere preso per compiacimento o disprezzo. L’uomo, che aveva gli occhi fissi sul suo volto, parve optare per la seconda ipotesi. – Ho altri doni – disse.
Posò l’anfora per frugare nella borsa. Estrasse il pugno chiuso e lo aprì luccicante d’oro. Con un gesto veloce sparse tre vezzi di perle sulla tavola. Aletto lo fissava diffidente, ma nel suo volto leggeva solo una soddisfazione tremolante d’ansia. Portò lo sguardo sui gioielli. Le perle non erano perfette, ma abbastanza belle da meritare la loro attenzione: il tempo di vuotare un paio di coppe.
– Non ho dimenticato che apprezzate una pecora nera in sacrificio – aggiunse l’uomo. – È là fuori che aspetta.
Megera gli piazzò gli occhi in faccia. – Ci stavi cercando – disse.
‒ Da molte lune – assentì.
‒ Che cosa vuoi?
‒ Quello che vogliono tutti: vendetta. |