Danza di spade


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Barbagianni
«Balrog»
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MessaggioInviato: Dom 13 Dic 2015 19:42 pm    Oggetto: Danza di spade   

Eh...lo sapevo che sarei ricascato in questo brutto vizio Razz. Oltretutto mi rendo conto di essere oltremodo arrugginito per cui metto un po' le mani avanti (e penso mi verranno comunque tagliate per questo) presentando questo raccontino nato tra una pausa pranzo e l'altra.







Parata, piroetta, parata, contrattacco. Nella danza del duello i sonagli legati ai suoi capelli tintinnavano piano e l'ampia gonna si gonfiava e frusciava attono alle gambe e alla vita, la stoffa leggera e senza troppi fronzoli scelta apposta per una eventualità del genere più che per la stagione mite. Sapeva che lo avrebbe incontrato e non aveva voluto correre rischi.
Affondo, finta, affondo, parata. La sua spada mandava fischi e sibili nell'aria che saliva dalla baia con il suo carico salmastro, la brezza fresca della sera gli pungeva le guance sbarbate di fresco e si infilava nella casacca leggera aperta sul petto; non portava ne' mantello ne' gioielli. Sapeva che l'avrebbe incontrata e non aveva voluto correre rischi.
Sulla terrazza della grande villa i loro corpi volteggiarono ancora all'unisono e si incontrarono con uno stridio metallico.
«Sei più lento» rinfacciò lei con un lampo negli occhi neri e profondi. «Stai invecchiando.»
«Risparmiami questi giochetti» rispose lui con una scrollata di spalle. «O ti verranno le rughe.» Provò a incalzarla facendo forza sulle spade incrociate ma lei era troppo furba per lasciarsi intrappolare da una mossa così ingenua e scivolò via come acqua.
Stoccata, stoccata, parata, risposta. «Sei sempre il solito bue» sibilò lei.
Parata, schivata, affondo, parata. «Un tempo mi avresti dato del toro» sorrise lui.
«Un tempo c'era qualcosa tra noi.»
«Anche ora mi sembra.»
Le spade si incrociarono di nuovo e i loro visi si riavvicinarono.
«Ora non provo più niente per te» disse lei freddamente.
«Da come ti sei precipitata qui ferro alla mano non direi.»
«Avevamo un conto in sospeso!» esclamò lei sganciandosi e tornando in posizione di difesa con un'unico gesto aggraziato.
«Se ti riferisci alla volta di Tracovia mi pare che fossi stata tu a scappare col malloppo lasciandomi nei guai coi gendarmi.»
Affondo, piroetta, affondo, schivata.
Schivata, piroetta, parata, risposta.
«Tracovia non conta» disse lei studiandolo. «Il lavoro lo avevo comunque fatto tutto io. Piuttosto io sono dovuta scappare dalla Lotharingia portandomi dietro solo quello che avevo addosso; penso di avere ancora una taglia sulla testa in quegli stati.»
«Il Duca di certo te lo eri cucinato per bene» commentò lui con astio.
«Per favore...era solo lavoro.»
«Lui era sul punto di sposarti e farti Duchessa...e tu eri sul punto di accettare!»
«Geloso?» lo schernì lei civettuola, aprendo la sua difesa.
Lui non si scompose e non cadde nella sua trappola. «Sì, geloso. E lo sono ancora.»
«Bugiardo e falso!»
Le spade si incrociarono di nuovo con ferocia, brillando alla luce della luna che faceva già capolino dai tetti della città. Guidata ora da lui con forza e grazia, ora da lei con agilità e precisione, la danza riprese con velocità sostenuta, i corpi che si attraevano e si respingevano al suono del ferro sul ferro, della brezza, degli ansimi.
Assalto, schivata, piroetta, affondo.
«Pensa quello che vuoi» continuo' lui approfittando di un attimo di riposo. «Ma io ti amo ancora, come a Graia.»
Schivata, risposta, piroetta, parata.
Veleno. «Un posto squallido adatto ad un sentimento squallido!»
«E come a Rothia» alzò la voce per sovrastare quella di lei e le urla del metallo.
Rabbia. «Un bordello a cielo aperto!»
«E Varagia» quasi urlò colpendo sempre più forte.
Gelo. «I canali fetevano di pesce morto.»
Questa volta si spense sussurrando un nome. «E a Saltafosso Sottoroggia.»
A questo lei non seppe rispondere. Il suo labbro tremò, seguito a breve dalla sua mano che per poco non perse la presa sulla spada quando lui la costrinse a una parata improvvisa. Il lampo di tristezza, ferocia e risentimento che le incendiò lo sguardo riassumeva perfettamente la miseria in cui era nata, le difficoltà che aveva superato, il momento in cui si erano incontrati e amati a prima vista e i momenti di felicità passati assieme a gozzovigliare nelle taverne, a truffare mercanti e alle fortune perse e guadagnate nell'arco di una notte.
Le spade si toccarono ancora, stridendo e scivolando una sopra all'altra come serpenti in corteggiamento, roteando su loro stesse, ma erano entrambi troppo esperti per farsi disarmare così.
«Allora non mi hai mai amato?» chiese lui la voce che si spezzava e la lama che si disimpegnava.
«Non è vero e lo sai» rispose lei con una stoccata diretta al cuore. «Ma era prima di Briseide.»
Deviò la lama con un colpo di polso. «Oh andiamo, eravamo ubriachi e lo sai come sono le donne del nord.»
«E di Carola.» Il tono della sua voce scese di alcuni gradi.
«Pensavo fossi morta nel crollo della torre.»
Lei fece una smorfia quasi di dolore. «Erano passate solo poche ore. Per non parlare poi della duchessina...com'era il nome?»
«Elleana?» rispose lui un po' in imbarazzo, renendosi conto dell'errore con un secondo di ritardo.
«Bravo, che memoria.» Ormai il gelo era totale e la stoccata precisa e mortale.
«Ma faceva parte del piano per derubare la villa!» cerco' di difendersi, ma ci riusci' decisamente meglio con il ferro che con le parole.
«Sedurla non era parte del piano!»
Affondo, affondo, piroetta, allungo. Il ferro morse il tessuto della casacca di lui e lascio' una scia rossa sul suo fianco.
Schivata, parata, risposta, schivata.
«E sarei io quello geloso?» scoppiò lui. «Sei talmente possesiva che mi uccideresti piuttosto che vedermi con un altra donna.»
«Non era questo quello che volevi?»
«Sì...no, io volevo la donna che amavo, quella con cui truffavo i locandieri, con cui mi ubriacavo e con cui facevo l'amore fino all'alba; quella che sfidava a duello i bellimbusti che la importunavano e li sfregiava quando vinceva. Voglio quello spirito libero che ora non c'e' più.»
Parata, piroetta, attacco, affondo. Il ferro volò in ampi archi attorno a lei, sfilacciando i suoi vestiti di seta.
«Allora è vero che non mi ami più!» accusò lei lanciandosi all'attacco furiosamente.
«Smettila con questa storia!» Lui parò e schivò. «Sei tu che continui a non capire! Ho paura che sia tu a non amarmi più e che usi questa scusa per darmi la colpa.»
Un attimo di pausa, poi affondo, affondo, piroetta, allungo.
Parata, parata, affondo, schivata.
«Ah, adesso è colpa mia!» Lacrime iniziarono a colare lungo le sue belle guance. «Sei orribile, ti odio!»
«Non dire così! Non è vero! Sei tu che...» Lacrime offuscarono anche i suoi occhi.
Affondo, piroetta, parata, affondo.
Parata, piroetta, affondo, affondo.
Un battito di cuore mancato, un respiro sbagliato, un passo falso. La lama le attraversò il costato, sfuggendogli poi di mano con un gemito e macchiando il vestito di cremisi. Lei rantolò e inciampò, più per la sorpresa che per il dolore, aggrappandosi alla prima cosa che le si parò di fronte per non schiantarsi sulle pietre delle terrazza. Fra le sue braccia lei tremò per lo shock, consapevole di cosa era appena successo.
Scivolarono a terra singhiozzando penosamente, lui riuscendo in qualche modo a sorreggerla per farla stare comoda, senza farsi illusioni sulla gravità della ferita: mortale, aveva ucciso troppi uomini per non saperlo.
Le scostò i capelli bagnati di lacrime dal viso con mano tremante .«Amore mio! Amore mio! Cosa ho fatto! Io...io...»
«Shhh» lo zittì lei dolcemente. «Va tutto bene...tutto...» Provò ad accarezzargli il viso ma il braccio non aveva già più forza.
«Ti amo, ti ho sempre amato...pensare di perderti mi ha fatto impazzire e...»
«Ti ho detto che va tutto bene, sciocco» rantolò. Riprese dopo una breve pausa, quando il suo sguardo riprese la scintilla della lucidità. «Davvero perdermi ti ha fatto impazzire?» C'era una strana nota di speranza e dolcezza ora nella sua voce.
«Non potrei mai vivere senza di te e...»
«...e anche io ti amo e ti ho sempre amato» lo interruppe afferrandogli la mano con il terribile vigore febbrile delle ultime fasi dell'agonia.
«Davvero?»
«Certo, io ti appartengo e tu mi appartieni. Per sempre» sussurrò chiudendo gli occhi e protendendo le labbra. Il bacio fu dolce e appassionato, lungo e misurato, salato di lacrime e ferroso di sangue.
Lui quasi non si accorse dello stiletto con cui lei lo pugnalò mortalmente poco prima di spirare.
Mentre la mollezza della morte si impossessava della sua amata, lui ammirò un ultima volta il sorriso felice sul volto della donna che lo aveva ucciso a tradimento.
Quella era la donna che aveva sempre amato. Che ancora amava mentre la vita gli scivolava via dal corpo.
 
PrimaevalWorld
«Elfo»
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MessaggioInviato: Mer 16 Dic 2015 20:23 pm    Oggetto:   

ciao, scusami, ci ho messo un po' perché volevo riflettere con calma prima di parlare Smile
beh, di tuo ho letto solo Onore Mercenario, e non direi che sei poi così arrugginito: la scena è viva, si percepisce bene il ritmo delle spade e i dialoghi sono realistici, e mi piace anche come i ricordi vengono richiamati senza però far loro interrompere l'azione. Forse il finale è un pelo scontato, ma non per questo la lettura risulta meno godibile!
Andando più nel dettaglio, se fosse un mio racconto cambierei due cosucce:
..."senza farsi illusioni sulla gravità della ferita: aveva ucciso troppi uomini per non saperlo." secondo me quel "mortale" è un po' ridondante, soprattutto visto che il ritmo è ancora quello del combattimento.
..."La lama le attraversò il costato, sfuggendogli poi di mano con un gemito" detto così sembra che sia la lama a gemere, ma è anche vero che non mi viene in mente un modo non contorto per dire che lui geme; forse però possiamo anche immaginarlo bene da soli!
Sono comunque dettagli, probabilmente più legati al mio personale gusto, e che ho dovuto cercare leggendo il testo con calma e più volte; cosa che non avrei fatto se non avessi voluto recensirlo Wink per quanto mi riguarda, caro amico pennuto, le tue zampe sono salve!

PS: durante i miei vagabondaggi andrò in cerca di Saltafosso Sottoroggia... mi ispira! :3
Barbagianni
«Balrog»
Messaggi: 1005
MessaggioInviato: Gio 17 Dic 2015 13:25 pm    Oggetto:   

Purtroppo il gemito è un errore più brutto di quanto sembri, c'è proprio qualcosa che non va a livello di analisi logica (e pensavo di averlo sistemato, ma si vede che mi sono autoconvinto che si capisse bene).
Comunque grazie del commento e non ti preoccupare delle tempistiche, io alle volte ci ho messo mesi...
Saltafosso sottoroggia non so se esiste, ma se ci fosse cercherei in emilia o nel pavese Wink.
PrimaevalWorld
«Elfo»
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Località: tra Torino e la Citta'
MessaggioInviato: Sab 19 Dic 2015 17:54 pm    Oggetto:   

bene, ci farò un giro Wink
per quella frase invece, se l'errore è così profondo forse ti conviene cancellarla e riscriverla da capo, in un'altro modo; poi capire si capisce, nel senso però che si capisce cosa avevi intenzione di dire, e che non ci sei riuscito bene...
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