uno spassionato e crudele giudizio anche per me perfavore
Non lesinate sulle cattiverie se necessario..ogni opinione è ben accetta
Mancavano pochi minuti all’inizio della cerimonia ed ancora non era pronta. Non che questo rappresentasse un problema, di certo nessuno avrebbe osato lamentarsi del suo ritardo. Quella considerazione le strappò un sorriso di compiacimento. Era piacevolmente vero, non c’era in tutta Aresia una sola persona che potesse opporsi al suo volere, e se le piaceva fare ritardo allora l’intero Regno si sarebbe adattato ai suoi tempi.
L’ennesimo strattone della cameriera, intenta a stringere i legacci del corpetto, la distolse dalle sue riflessioni. Quella piccola incapace non riusciva a svolgere con decenza nemmeno il più semplice dei compiti assegnatole, doveva ricordarsi di farla frustrare.
- Lascia stare. Faccio da me. Preparami i guanti piuttosto.[/i]
La giovane si scostò chinando il capo. Intrecciò le mani in grembo assumendo un’espressione mortificata.
- Mi perdoni mia signora. E’ che vostra maestà è molto alta e non riuscivo a…
Le sue parole erano poco più che un sussurro ed ebbero come unico risultato quello di indispettire Acryzia che la liquidò con uno gesto sgarbato della mano.
- Non mi interessano le tue scuse. Non farmi perdere altro tempo, prendi i guanti! Spero solo che le mie braccia siano abbastanza in basso per te.
Quella fredda ironia colpì la ragazza come uno schiaffo in pieno viso. Non osò alzare lo sguardo e limitandosi ad annuire si affrettò a fare quanto richiesto.
Terminata la vestizione Acryzia si rimirò con soddisfazione prima di lasciare la stanza. Sapeva bene che oltre quella porta una decina di attendenti di corte erano pronti a balzarle addosso come iene affamate. Ognuno di quei fastidiosi omuncoli credeva di avere qualcosa di importante da dire, un consiglio da dispensare o una raccomandazione da fare. Tutte premure non richieste. Ma non era un problema, doveva pazientare ancora qualche ora e poi si sarebbe potuta occupare anche di loro.
Senza indugiare oltre spalancò la porta della Camera Reale tuffandosi nel coro di voci con altezzosa compostezza. Erano tutti li come si era aspettata. Il cancelliere Ramon , il ministro Morgex, il segretario reale Ionas ed un'altra manciata di illustri personaggi, ognuno dei quali pronto a dimostrarsi assolutamente indispensabile. In cuor suo Acryzia sapeva che tutte quelle reverenziali smancerie mascheravano in realtà un altro genere di sentimento. Nessuno di quegli uomini la voleva come regina eppure ora erano lì, costretti a fingere che la cosa gli fosse gradita. Era la paura a renderli così docili e questo le piaceva terribilmente.
Riservò ad ognuno un sorriso ed un cenno di assenso rassicurandoli sul fatto che il protocollo cerimoniale sarebbe stato rispettato, secondo la tradizione. Che il popolo si godesse pure una festa perfetta quel giorno, lei avrebbe avuto la sua per molti anni a venire.
- Non preoccupatevi signori miei. Sarò una Regina impeccabile. Non avete nulla da temere.
Fu l’ultima attenzione che concesse mloro mentre il lungo corridoio terminava sotto i suoi piedi consegnandola al portone d’avorio, l’ultimo ostacolo tra lei e il trono. Si concesse un istante prima di procedere. Inspirò profondamente e solo in quel momento si accorse che Dreiken era al suo fianco. Guardava fisso di fronte a se attendendo che i battenti venissero spalancati. Sembrava non provare emozioni, il suo viso era una maschera impenetrabile per chiunque lo osservasse, eppure Acryzia riuscì a leggervi un malcelato disprezzo.
- Finalmente ti sei degnato di arrivare.
- Un buon soldato arriva quando c’e’ bisogno di lui. Non un attimo prima,non un attimo dopo.
La risposta fu fredda e misurata, udibile solo dalla diretta interessata e senza che si fosse voltato nella sua direzione. Da una qualunque altra persona non l’avrebbe mai tollerato un comportamento simile, ma da lui poteva ritenerlo accettabile. In ogni caso sarebbe stato costretto a starle accanto, che lo volesse o meno, poco importava se lo faceva inchinandosi oppure no, ciò che le premeva era che non mancasse alla sua parola.
- Vostra maestà …
Aggiunse Acryzia rimarcando quella mancanza e lanciandogli un’occhiata di sfida. L’uomo sostenne il suo sguardo. Le sembrò di veder galleggiare l’orgogliosa rabbia dei suoi pensieri nell’azzurro di quegli occhi. Una visione che le strappò un sorriso divertito.
- Vi chiamerò cosi quando vedrò la corona sulla vostra testa.
- Oh non dovrò attendere molto allora. Iniziate ad esercitarvi.
Cosi dicendo fece un cenno alle guardie che presidiavano il portone. Quattro soldati si adoperarono per spalancare i pesanti battenti. Il sordo cigolio dei cardini scomparve tra le grida del popolo che attendeva al di fuori. Un’interminabile folla riempiva la piazza antistante il palazzo reale ed ognuno dei presenti sgomitava e si agitava nel tentativo riguadagnare una posizione soddisfacente ed avere una visuale migliore.
Acryzia godette appieno di quello spettacolo facendo scorrere lo sguardo sui presenti fino a raggiungere l’oggetto dei suo desideri. Tra le braccia del ciambellano Amanlù brillava come una stella in una notte d’estate meravigliosamente incastonato sulla corona.
- Restami accanto Dreiken.
Fu l’ultima parola che rivolse al soldato. Questi serrò la presa sull'elsa della spada che pendeva alla sua sinistra e rispose con un impercettibile cenno del capo.
- Non mi è concessa altra scelta…
La sua sofferta risposta non raggiunse le orecchie di Acryzia. La donna aveva superato la soglia del palazzo e, con studiata lentezza, avanzava verso il trono di Aresia.