Il disertore (Un caffè, una fetta di torta e due cioccolate)


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Autore Messaggio
uljanka
Sua Luminosa Oscurità
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MessaggioInviato: Ven 12 Ott 2007 11:12 am    Oggetto: Il disertore (Un caffè, una fetta di torta e due cioccolate)   

Tranquilli, non voglio creare un nuovo genere: il fantasy da caffetteria (anche se di bar che si chiamano "fantasy" ce ne sono già parecchi).

Forse ho commentato poco racconti altrui ma ho postato abbastanza qui e là, facendovi apprezzare Confused il mio caratterino ed il mio stile.
Nonostante la mia russofilia il mio racconto non è d'ambiente russo. Diciamo che ho invaso l'Impero Austroungarico.
Come definire questa mia creazione? E' un racconto fanta-horror? Un omaggio alla letteratura romantica? Una sublime boiata?
La maggior parte degli errori e dei refusi penso sia dovuta al tentativo di mantenere il tutto entro le quattro maledette cartelle. Taglia di qui, taglia di là scappa sempre qualche orrore ortografico.
Sono conscia dell'imperfezione di questa cosuccia e spero di proporre qualcosa di diverso al pubblico prima o poi.

Buona lettura (spero).


Vienna,1848

Amanita Muscaria e acquavite; in questi ingredienti era la chiave dei mondi segreti, la via verso verità che la ragione non può carpire. In pratica era una mistura orribile, che il corpo rifiutava, rimettendo anche qualsiasi altro cibo ingerito prima o dopo di essa. Hermann aveva assunto la bevanda centellinandola, cercando di controllarne gli effetti, ma puntualmente aveva dovuto soccombere ad essa, cadere, scivolando su ciò che il suo stomaco aveva espulso. Riverso in pozze marcescenti era sprofondato negli abissi fino ad incontrare una tenebra così pura da abbagliare come la luce del sole e tanto fredda da bruciare più del fuoco. In essa aveva trovato qualcosa di sommamente prezioso, che aveva ricercato per anni.

In cambio si erano presi tutto di lui, non solo l’anima. Artigli di ferro e denti feroci gli avevano strappato la pelle un brandello dopo l'altro, gli avevano lacerato le carni prosciugandole d'ogni sangue, gli avevano spaccato le ossa per suggere il midollo. Solo in una forma nuova, anti-umana egli era sceso nel Tartaro. Di laggiù aveva visto Loro, la Fratellanza nera. Li aveva osservati nelle loro turbinose cavalcate e nelle quotidiane nefandezze. Nelle sue visioni aveva partecipato alla Caccia, aveva bivaccato insieme ai Cacciatori, aveva ucciso con loro.

Provò un dolore acuto, fisico, quando la caccia selvaggia dovette disperdersi, ed i corpi neri di tenebra non-creata che lo avevano accompagnato per un tempo incalcolabile, sbiancarono alla luce del sole e le voci melodiose e oscure si fecero secche, stridenti, legnose, trasformandosi nel caos quotidiano del viale.

Si risvegliò sdraiato sul pavimento. Si sollevò con lentezza e chiamò il servo. Gottlieb entrò e si guardò intorno con occhi bianchi di vitrea tolleranza. Fingeva di non notare l’aspetto di Sua eccellenza, il disordine della stanza. Il letto, il pavimento, il tavolo, divennero trasparenti. Lui doveva occuparsi solo della persona del suo padrone. Ci avrebbero pensato le cameriere a pulire quello schifo.

Il tenente Hermann Von XXX, ufficiale medico del _° reggimento, si lasciò radere e vestire come una bambola. Non fece colazione per non incontrare il padre. Non aveva alcuna intenzione di rispondere a domande e di ascoltare inutili commenti. Scese in strada senza chiedere la carrozza e, raggiunto a piedi il Kohlkmarkt, entrò in una pasticceria. Salutò, chiese un caffè e una fetta di torta al cioccolato, poi si procurò un giornale, si sedette al tavolino della sala più distante dal bancone e iniziò a leggere.

Aspettò a lungo. Non veniva nessuno a portargli la consumazione: lo ignoravano. Si guardò allo specchio e capì perchè: Il suo abbigliamento era dignitoso, anzi elegante, impeccabile, ma il colorito non solo era pallido, ma verdastro. Non aveva mangiato per due giorni e la sue estasi abissali l'avevano segnato.

La Fratellanza Nera… continuava a pensare a Loro, ai mostruosi figli del Sonno della sua ragione. Perché non si comportava come una persona assennata, convincendosi che le imprese di quei demoni incarnati erano solo il frutto del suo deliro, ispirato da leggende e dicerie udite chissà dove, chissà quando? Essi esistevano solo nella sua follia, nelle rivelazioni che gli avevano rivoltato lo stomaco, scritte con polvere di funghi sopra pozzanghere che puzzavano di distilleria.

La cameriera infine arrivò. Il suo viso roseo e sereno spuntava da un abbacinante trionfo di pizzi e à-jour. Posò il vassoio con un cinguettio e ricevette un sibilo di ringraziamento. Finalmente poteva mangiare! Una porzione di dolce era l’ideale per recuperare subito energie. Più tardi avrebbe pranzato in modo più decente.
Più tardi… il pranzo fuori, il ritorno a casa, la cena con i suoi, i saluti le lacrime… la notte insonne prima della partenza, con le valigie pronte che incombevano nell’anticamera, e poi… ecco! Se davvero esistevano Loro potevano salvarlo dal suo destino, impedirgli di partire l'indomani, di accompagnare il reggimento in quella nuova, scellerata campagna. La questione andava risolta prima di mezzodì. Doveva evocarli immediatamente, proprio lì, in quella pasticceria.

Il cantico d’evocazione gli era stato rivelato durante una delle discese nell’Abisso. Ricordava perfettamente le parole ma la musica… come poteva vibrare in modo corretto attraverso l’aria sottile e luminosa dell’aldiquà? Tanto valeva cantare i distici fatali sopra una qualsiasi melodia. Scelse quella del valzer alla moda che il pianista stava suonando il quel momento.
U-Kwoon mishirman zarjà, U-Kwoon mishirman zarjà, U-Kwoon mishirman zarjà, znat—ne fershit mishirman zarjà…” canticchiò sottovoce, distrattamente. Ripeté la strofa una, due volte ancora.

Alla terza ripetizione entrarono due di loro. Un Capocaccia e una Matriarca. I loro volti erano terrei. I lunghi mantelli disseminavano il parquet di ragnatele e di foglie secche, lo macchiavano di fango e d'altro. Attorno alla bocca e sulle dita c'erano delle chiazze rosse, segno che avevano finito di banchettare da poco.

Hermann li riconobbe, ma non li chiamò per nome. Si avvicinarono e si piantarono davanti al tavolino. Attesero un suo cenno, che non venne. Tremava come una foglia e non rivolse loro la parola.
Si accomodarono. La cameriera arrivò puntualmente e sorrise ai due nuovi venuti. Li vedeva! Sicuramente si mascheravano tramite un illusione. Mentre essi indugiavano la ragazza studiava attentamente la figura della signora.
- Due cioccolate calde – chiese il Capocaccia.
La fanciulla s'inchinò e scivolò via.

Un gelo profondo invase Hermann fin nell’intimo. L’aria nel suoi polmoni era ghiaccio, ghiacciato il sangue nelle sue vene. Udiva solo il sibilo del proprio respiro, ed il silenzio che esalava dalle creature senza vita che aveva davanti. Nello specchio c’era solo il suo riflesso: un volto attonito, bianco come quello di una statua di neve che s’andava sfaldando piano.

La cameriera tornò, posò il vassoio sul tavolino e, mescolando la profumata bevanda con un cucchiaio d’ebano dal lungo manico, iniziò a riempire la prima tazza. Versava il nettare ad arte, tenendo la caraffa sollevata di quasi un braccio rispetto alla coppa, permettendo al getto di descrivere un’elegante parabola discendente. Il liquido si gonfiava di ossigeno, arricchiva il suo aroma di sentori speziati.

L’odore della cioccolata si annullò all’improvviso, quasi i profumi potessero essere zittiti, come le grida. Il rivolo bruno si solidificò in un bastoncino ricurvo come l’acqua di una fontana in un freddo mattino di gennaio. Si pietrificarono i gesti ed i suoni. Anche la musica del pianoforte si raggelò in un interminabile sol diesis.
Il tempo della sua vita si dissolse in un solo attimo. Non ci furono orrende metamorfosi, non furono denti di lupo o artigli di rapace a trafiggerlo. Il gelo di quattro lunghi pugnali confluì nel sangue del suo cuore.
E io, che sono Tenebra, altro non posso vedere se non la Luce, e perciò sono la Luce.

Quando qualcuno dice 'io non credo nelle fate' da qualche parte una fata ride e prepara il suo fucile.


Ultima modifica di uljanka il Mar 23 Ott 2007 16:14 pm, modificato 1 volta in totale
Bartimeus88
Gollum
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MessaggioInviato: Dom 14 Ott 2007 13:59 pm    Oggetto:   

Molto bello. Anche se alcune cose non le ho capite mi è piaciuto il modo in cui il protagonista vive le sue allucinazioni e tutta la scena dellla pasticceria.
Le parole d'invocazione le hai inventate o hanno un significato?
Tiffany Aching
streghetta in erba
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Località: il Gesso
MessaggioInviato: Dom 14 Ott 2007 18:33 pm    Oggetto:   

E' scritto davvero bene, complimenti Smile

Citazione:
Le parole d'invocazione le hai inventate o hanno un significato?


Quoto Confused



Terra sotto l'Onda

erbetta
Inox memory
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MessaggioInviato: Lun 15 Ott 2007 8:05 am    Oggetto:   

Ben descritta la scena in pasticceria. Mi pare di averla davanti agli occhi e aspirare anch'io il profumo della cioccolata. Il finale è tirato via in maniera frettolosa.
Sono una donna di cultura: ho letto entrambi i Promessi Sposi
uljanka
Sua Luminosa Oscurità
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MessaggioInviato: Lun 15 Ott 2007 9:08 am    Oggetto:   

Il finale doveva essere lungo, meditato, con sparizione dei protagonisti e la cameriera che rimane sola come una cucù davanti al tavolino deserto, con i soldi e la mancia in mano, e si chiede che fine hannno fatto quei tre. Però non stava dentro le quattro maledette cartelle.

Hvamnè Emmen! Non riconoscete la lingua usata nell'invocazione? E' il Sertiano, idioma degli Innenit di Beringia: è morta quando il ponte tra Asia ed America è diventato uno stretto e quindi al giorno d'oggi viene parlata solo da qualche bizzarro demone degli abissi più remoti.

Sono contenta che si senta il profumo della pasticceria. Spero che non si avverta anche il fetore dellla stanza dei protagonista dopo i suoi "trip".
E io, che sono Tenebra, altro non posso vedere se non la Luce, e perciò sono la Luce.

Quando qualcuno dice 'io non credo nelle fate' da qualche parte una fata ride e prepara il suo fucile.
Bartimeus88
Gollum
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MessaggioInviato: Lun 15 Ott 2007 10:35 am    Oggetto:   

bè, direi che non si finisce mai d'imparare sulle lingue Shocked
Ah, quasi dimenticavo. Il miscuglio di Amanita Muscaria e acquavite l'hai inventato o ne hai provato gli effetti? (semplice curiosità)
Tigana
Incantatrice
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Località: Corte dei Miracoli
MessaggioInviato: Mar 16 Ott 2007 14:15 pm    Oggetto:   

Bartimeus88 ha scritto:
. Il miscuglio di Amanita Muscaria e acquavite l'hai inventato o ne hai provato gli effetti? (semplice curiosità)


Shocked Mi auguro di no...

E' un racconto molto piacevole e si legge con interesse crescente, brava.
Però hanno ragione sul finale troppo affrettato. Capisco l'esigenza di rispettare degli spazi ma a questo punto sarebbe stato meglio tagliare su altre cose.
Comunque ho apprezzato particolarmente il modo in cui riesci a far emergere uno sfondo ben preciso (cioccolata, valzer...mi sanno tanto di Austria) senza perderti in inutili particolari. Ben fatto...
uljanka
Sua Luminosa Oscurità
Messaggi: 5714
MessaggioInviato: Mar 16 Ott 2007 15:43 pm    Oggetto:   

L'aquavite con i funghetti è una vecchia ricetta degli sciamani eschimesi della Chukotka. Io non l'ho provata, per ora.
Non c'entra niente con Vienna però penso che il buon vecchio fungo rosso a pois bianchi cresca anche nei parchi viennesi.

Questo raccontino l'ho scritto solo per il forum... improvvisando. Non l'ho cavato fuori da nessun cassetto e non fa parte di nessuno dei miei progetti. Se però qualche volta vorrò riprenderlo il finale sarà cambiato.
E io, che sono Tenebra, altro non posso vedere se non la Luce, e perciò sono la Luce.

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bandana
Piratessa
Messaggi: 1047
Località: Shipwreck Cove
MessaggioInviato: Mer 17 Ott 2007 19:13 pm    Oggetto:   

bello, mi piace questo nobile dai lati oscuri...e mi colpisce la figura del servitore fedele che serve comunque il suo padrone, distrutto dagli esperimenti. La scena della pasticceria profuma di cioccolato e del tipico odore dolce dei bar, ce l'ho qui, nella mia testa, con il piano a sinistra dell'entrata, gli intonaci dorati, il pavimento rosa, i quadri ottocenteschi, il bancone con una grossa panca da esposizione...e il nostro tenebroso nobile a bere cioccolata e ad invocare gli spiriti seduto all'ultimo tavolino...
un racconto è bello anche per le immagini immediate che suscita...quindi...bello ancora!
interessante la lingua antica e il fatto dello strano liquore...continua di questo passo e ne verranno altri racconti evocativi!
..e tutto precipita nell’insignificanza alla luce del fatto che la mia nave è scomparsa ancora una volta! Comprendi?
Remus
Magister Militium
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Località: Roma
MessaggioInviato: Mer 17 Ott 2007 22:04 pm    Oggetto:   

bello davvero brava!!!
Signa Inferre!!
Salve Mars Pater,
Salve Vesta Mater!!
Romano de nascita Laziale per grazia di Dio!



Jaelle
Nano
Messaggi: 151
MessaggioInviato: Gio 18 Ott 2007 9:28 am    Oggetto:   

Complimenti! Il titolo mi aveva ingannata.
Hermann mi ha conquistata.
Intrigante la parte in cui parli della sua discesa nel Tartaro dove incontra i membri della Fratellanza. Avrei voluto sapere qualcosa di più riguardo alla caccia.
Molto bella la scena in pasticceria. In particolare l'ingresso del protagonista. Riesco ad immaginare il momento in cui si specchia, osservando il suo colorito. Splendido anche l’arrivo dei due della fratellanza con le loro foglie.
Elyria
Anjin
Messaggi: 4837
Località: fra la terra e il mare
MessaggioInviato: Sab 20 Ott 2007 23:27 pm    Oggetto:   

Letto, finalmente ^__^

Molto evocativo, e sanguigno. Ogni frase taglia, come i coltelli del finale.
Eddai, sistema la conclusione e faccelo rileggere! Wink

Cris
http://novatlantide.wordpress.com/

Caoticista nell'animo.
Bartimeus88
Gollum
Messaggi: 763
MessaggioInviato: Dom 21 Ott 2007 0:42 am    Oggetto:   

Concordo! Se il problema è la lunghezza non ti preoccupare che lo si legge lo stesso.
Fatto non fui per dispensar aiuti, ma per sfruttar le altrui canoscenze.
My blog http://claudio88.wordpress.com/
kade
Nazgul
Messaggi: 432
MessaggioInviato: Dom 21 Ott 2007 10:06 am    Oggetto:   

Bello! Mi ha provocato un attimo di rifiuto la prima scena; i viaggi, l'atmosfera viennese sono bene descritti, in particolare la scena della pasticceria, mi piacerebbe vedere il finale della cameriera che resta lì come un cucu...
Mi è piaciuto anche il modo sottile con cui con pochi accenni ci hai fatto immaginare la vita di Hermann
Volo ut sit. (S. Agostino)

nunca se acuesta el sol
Amberlee
Nano
Messaggi: 137
Località: Roma
MessaggioInviato: Dom 21 Ott 2007 11:38 am    Oggetto:   

Buono lo stile, piacevole e scorrevole.E' la cosa migliore che ho letto in questa sezione del Forum fino ad ora Smile

Non cambierei nulla di quello che ho letto, tranne il titolo. Per quanto originale è, secondo me, troppo distante dal contenuto del racconto.
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