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Mi sono fermata al secondo paragrafo, ma presto continuerò a leggere. Dunque, c'è qualche difetto, secondo me. Trovo che l'espressone "non sapessero sbattere dove la testa" sia un pò stonata, e poi ti consiglio di riorganizzare le battute... sarebbe meglio andare a capo certe volte, e non mettere dei punti. Inoltre non credo che quando ci siano i trattini occorra anche chiudere le virgolette; ma in fondo questi sono solo i puntini sulle I
Per il resto è discreto.

Hei! Avrei voluto leggerlo lo stesso, ma sono arrivato in ritardo! Come si fa?

Appunto... neppure io sono riuscita a leggerlo. Cattivo.

Commentiamo il titolo

ripristinato sopra

Premetto che non ho capito la metafora!

Mi è piaciuto tantissimo! Trasmette una forza che, lo ammetto, mi sento di comprendere appieno solo adesso: avessi letto questo racconto anche soltanto quindici giorni fa mi sarebbe piaciuto, senza però trasmettere emozioni come ha fatto adesso.

Bello, veramente: un padre darebbe davvero tutto per le proprie creature!

Negli altri due paragrafi non mi piacciono le battute dei personaggi... Comunque le avventure sono interessanti

Cosa dire... è un racconto molto bello e commovente il tuo. Forte nelle immagini, e sentito in ogni sua frase.

Anche i nomi sono suggestivi, evocativi e adatti ai personaggi. Ovviamente la metafora che c'è dietro di essi sarà talmente ovvia che noi, abituati a spaccare il capello in quattro non la cogliamo.

Splendido il modo in cui viene introdotto il flashback, come una visione ispirata dallo sguardo "sorridente" del morente.
Poetica la descrizione dell'Aldilà. E ho provato invidia per il buon Jaegar quando ha mollato un bel pugno al suo dio (chi non ha desiderato farlo almeno una volta in vita sua?).
Mi piace, veramente, e credo che persino il riassunto di un romanzo fantasy in mezza pagina che Olorin usa per descrivere le sfortunate imprese del nostro eroe sia consono alla narrazione.
Le gesta diventano giustamente un nonnulla di fronte al dramma della morte.
Complimenti.

Se vuoi ti pago anche una birra, così la captatio benevolentiae è completa...

Sì, la metafora era criptica al di là del bene e del male. Replico il messaggio pvt che avevo mandato a Yenvel

I nomi di tre degli amici di Jaegar sono gli anagrammi di Fidarsi, Tenacia e Religio. Lema in greco è il coraggio, l'audacia. Non so il greco, sono solo andato a vedere sul dizionario online.

Non avendo lo spazio per caratterizzarli - già così sono oltre il lecito di questo 3D -, ho usato questo artificio enigmistico per investire di tali connotazioni i personaggi che volevano rappresentare il cammino dello spirito di Jaegar di fronte alla sua tragedia umana di padre: prima perde il coraggio dato dalla certezza di poter proteggere sempre i propri cari con la sua forza, poi la fiducia in chi dice di poterli curare, in seguito anche la tenacia di restare in piedi nonostante tutto viene meno ed infine la fede lo abbandona.

Quest'ultima gliela ridona solo il vedere coi propri occhi quello che credo tutti vorremmo sapere... 'credo', neh!

Quando si promette una birra, non ci si può tirare indietro, lo sai vero? E poi non si intuisce dai miei racconti che bevo parecchio!?

L'unica cosa che non mi è chiara è il finale: l'amico che lo veglia ha perso la propria identità? Non è finita la vendetta del dio?

Ah, questo insaziabili dei!

Ripeto il mio apprezzamento: il messaggio era chiaro anche senza il riferimento ai nomi ed è stato bello leggere queste "paure".

Mi è piaciuto molto anche il modo di trattare gli avvenimenti della "Cerca", lasciati giustamente in secondo piano. Il ruolo del guaritore mi sembra molto ambiguo, ma forse è giusto così.

Olorin, potresti modificare il primo messaggio e copiarvi il racconto che hai rispostato per favore?