Memorie dal Nuovo Mondo


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Salazer
Nano
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MessaggioInviato: Mer 22 Apr 2009 17:20 pm    Oggetto: Memorie dal Nuovo Mondo   

Buongiorno a tutti ^^ Quello che vorrei presentarvi è un mio racconto breve a sfondo storico. Spero che non sia contro regolamento postare scritti non fantasy, nel qual caso chiudete pure. Vi auguro buona lettura e, se ne avete voglia, commentate.

Memorie dal Nuovo Mondo

Anno del Signore 1541. Acque di San Salvador.

La caravella del capitano Francesco Venzago scorreva celere sullo specchio d'acqua che circondava l'isola di San Salvador. L'ammiraglio passeggiava nervosamente sul ponte, osservando l'orizzonte con sguardo inquieto. Candide nubi accarezzavano i picchi montuosi, illuminati dal sole calante in quella fredda giornata primaverile. Sbuffò, e il suo alito caldo andò a formare una piccola nuvoletta compatta che si dissipò lentamente al vento. Rabbrividì.
Scostando il suo mantello color porpora, si rivolse con voce nasale ad uno dei mozzi:
<< Ordina di gettare l'ancora! >>
Il comando venne eseguito con velocità e precisione dal suo equipaggio; il capitano contemplò brevemente i suoi uomini e si ritenne soddisfatto delle scelte fatte in sede di arruolamento.
“Spagnoli” disse fra sé e sé “e dei migliori che si potessero trovare sulla piazza”.
Il capitano Venzago fece calare le scialuppe e vi salì con buona parte della ciurma, assaporando un grande momento. L’ansia e l’impazienza erano indescrivibili, l’emozione quasi toglieva il fiato, solo poche centinaia di metri lo separavano da quell'isola che aveva sempre sognato, e ogni secondo che passava non faceva altro che aumentare la già incessante palpitazione. Quella che stava per raggiungere non era una porzione di terra qualunque, era il simbolo dell’espansione europea verso occidente, quella era la terra che si era frapposta fra l’oriente e la rotta del suo più grande eroe, Cristoforo Colombo. La passione di Venzago per le traversate non aveva fatto che aumentare con la crescente popolarità del suo concittadino in terra italiana, la loro patria; ora anche lui poteva vedere con i suoi occhi ciò che Colombo aveva scoperto, osservato e vissuto.
Quando la scialuppa incontrò la sabbia candida di San Salvador, il capitano saltò sulla terra ferma e cadde a terra in ginocchio. Chinò il capo mentre due sottili lacrime calde gli rigavano il viso.
Aveva inseguito quel sogno per tanto tempo, lungo anni colmi di sacrifici e di delusioni, ma senza mai dimenticare quella che per tutti gli altri era solamente una lontana utopia.
Si rialzò lentamente, asciugandosi il volto e cercando di darsi un contegno di fronte ai suoi uomini, e si guardò intorno. La giornata volgeva ormai al crepuscolo e il sole calante stava tingendo uno splendido dipinto con i suoi magici colori. Venzago desiderava visitare quel luogo, così si allontanò dalla spiaggia dell'attracco passeggiando lentamente, il cielo infuocato in mille sfumature si legava all’orizzonte nell’infinità dell’oceano in un caldo abbraccio. Osservando quel paradiso non si poteva che rimanere incantati.
Perso nelle fantasticherie dei suoi pensieri, il capitano continuò a camminare per diversi minuti, quando il suo avanzare venne interrotto bruscamente da una piccola prominenza che fuoriusciva dal terreno e che non riuscì a notare. Venzago inciampò e cadde riverso sul terreno, la sabbia bianca sul volto; rialzatosi affannosamente si voltò per sferrate un calcio all’oggetto in cui era inciampato ma, mentre si apprestava a sferrare il colpo, notò che quella che, a una prima distratta occhiata, gli era apparsa come una comunissima pietra, in realtà non lo era affatto.
Chinatosi, ne ripulì la superficie con pochi, dolci tocchi. Fu allora che spalancò gli occhi, stupefatto.
La soffice sabbia lasciava intravedere uno spigolo, cosicché si inginocchiò e cominciò a scavare, prima piano poi, man mano che la rena lasciava riemergere ciò che custodiva, sempre più velocemente. Passandosi una mano fra i capelli biondi, schioccò la lingua e si guardò attorno. Era solo. Cominciò a scavare con maggior foga, mentre nei suoi occhi prendeva forma l’immagine di un forziere. Osservava con sguardo perso le incisioni che lo adornavano, e ne saggiava la profondità con mano tremante. La sicura che ne impediva l'apertura era arrugginita e sporca, e per l'ammiraglio non fu difficile infrangerla con il calcio della sua pistola. Dischiuse lentamente lo scrigno, mentre un sottile rivolo di sudore gli imperlava il viso. Quando finalmente ne vide il contenuto, rimase attonito; in mezzo ad una manciata di monete d'oro, Venzago estrasse una vecchia bussola piuttosto malconcia. Accarezzò l'oggetto in legno come si trattasse di un idolo, sfiorandolo con cura e morbidezza. Poi lo pose a terra, ma non prima di averlo avvolto in un fazzoletto rosso per impedire che la sabbia potesse deteriorarlo ulteriormente.
Inspirò a fondo l'aria salmastra e cominciò a prendere alcune monete, giocherellandoci con le dita.
Improvvisamente, la sua fronte si corrugò. Qualcosa di vagamente olivastro veniva parzialmente nascosto dall'oro sul fondo del forziere. Venzago scostò i denari ed estrasse un piccolo fascicolo in pelle scura. Il cuoio non era stato risparmiato dal logorio del tempo, e si era così notevolmente sciupato. L'ammiraglio diede un rapido sguardo al tessuto consunto poi, anelante di curiosità, ne sfogliò la prima pagina. Fu allora che il suo cuore sussultò. Aprì il manoscritto e tastò delicatamente la carta opaca e ingiallita, invocando il nome di Dio. Ciò che stringeva fra le dita affusolate, aveva per lui un valore superiore a qualsiasi tesoro, a qualunque meraviglia che quella terra avesse da offrire. Con voce tremante e commossa lesse:
<< Anno del Signore 1492. 3 agosto. Diario di viaggio dell'ammiraglio Cristoforo Colombo >>.
Venzago ritornò alla colonia e si diresse fugace al locale che gli avevano preparato, con il piccolo forziere stretto sotto al braccio e precedentemente avvolto nel mantello per non destare curiosità.
Una volta dentro, assicurò la porta e tirò le tende.
L'ambiente si mostrava piuttosto semplice, con una piccola mensola zeppa di libri sopra il letto, ed un unico armadio di noce accostato alla parete.
Pose lo scrigno sul tavolo al centro della stanza, gettò il mantello sul giaciglio, afferrò una seggiola e si sedette. Prese nuovamente il diario con le mani sudate per l'emozione e, pervaso dalla curiosità, non riuscì oltremodo a trattenersi. Lo aprì sulla tavola, chinò il capo e si immerse nella lettura.

Anno del Signore 1492, 17 aprile.
“ L'accoglienza ricevuta alla corte spagnola non fu dissimile da quella riservatami anni prima in Portogallo dal re Giovanni II. Facce tirate, musi lunghi, sguardi diffidenti.
Dovevo ignorarli tutti, guardare oltre, mettere un piede avanti all'altro per raggiungere la sala della regina e pensare al mio discorso. Mi ero vestito in maniera sobria ma elegante, la tunica verde accuratamente pulita, gli stivali in pelle appena comprati. Stringevo sotto il braccio le mie carte nautiche, il compasso e alcuni documenti: tutto ciò che, particolarmente in quel momento, dava un senso alla mia vita.
Quando sua maestà mi ricevette, le gambe mi tremavano e la lingua si rifiutava di muoversi.
Ero emozionato per la possibilità che mi era stata data, e non potevo assolutamente fallire. Il pavimento del salone era di un marmo bianco lucidissimo, attraversato al centro da un lungo tappeto rosso, ornato da ricami d’oro. Le pareti erano ricche di quadri per lo più raffiguranti i re e le regine delle passate dinastie. Dal soffitto pendeva un enorme candelabro d’argento, che incombeva su di me dalla sua solenne posizione. In fondo alla sala si ergevano due troni.
Isabella di Castiglia mi fece poggiare gli oggetti su di un grosso tavolo di forma ovale, convocò i suoi esperti e solo successivamente mi lasciò la parola. Per qualche attimo i miei occhi si posarono su di lei, sulla sua acconciatura ricercata, sull'abito sfarzoso e appariscente, ma incredibilmente raffinato. Cercai di descrivere ai presenti le mie intenzioni con la massima precisione possibile, illustrando il progetto che portavo avanti da anni. Stesi con cura le cartine che avevo portato e le disposi ordinatamente. Era fondamentale parlare in maniera chiara e schietta, senza troppi preamboli o giri di parole.
<< Vostra maestà e voi tutti presenti >> cominciai celermente, << con il prospetto che vado a presentare, mostrerò in quale modo riusciremo a trovare nuove rotte commerciali. Ciò che propongo, Signori, è di raggiungere le floride terre del Cipango e del Catai mediante la navigazione in direzione sudovest. Le vie ad oriente ci sono impedite dagli ottomani, ma traversando verso sud possiamo trovarne di nuove e più redditizie. Punteremo là dove tramonta il sole, dimostreremo a tutti che la Terra sulla quale viviamo non è piatta, bensì rotonda. Raggiungeremo i luoghi più ricchi, solcheremo i mari che nessuno ha mai visto e riscriveremo la storia! >>
Feci una breve pausa osservando i miei muti interlocutori, i cui visi meditabondi non lasciavano trasparire alcun pensiero. Girai attorno al tavolo, stringendo nella mano il compasso e tracciando alcuni percorsi, per descrivere meglio ciò che avevo in mente; gli esperti mi si avvicinarono, mentre la regina continuava ad osservarmi dietro al suo ventaglio.
La presentazione durò diversi minuti, durante i quali tentai in ogni modo di convincerli delle buone possibilità che aveva il mio progetto. Tuttavia, quando terminai di asserire, i volti non mutarono espressione.
<< Molto bene, signor Colombo >> disse la regina con voce ferma, alzandosi dal trono.
<< Mi lasci sola con i miei esperti consiglieri per riflettere su quanto ci ha illustrato. Verrà richiamato fra un momento. >>
Abbozzai un inchino e mi voltai, digrignando i denti. Le mie speranze stavano vacillando.
Arrivato dinnanzi al portone, la regina mi fermò nuovamente.
<< Messer Colombo >> la sua voce squillante riempiva il salone, << cosa pensate che ci possa convincere a fornirvi il supporto che richiedete? >>
Levai lo sguardo, fissandola intensamente. I miei occhi incontrarono i suoi, lucenti e accesi come smeraldi.
<< Immaginate, vostra Maestà. Immaginate per un attimo, chiudete gli occhi; pensate a ciò che ci attende oltre i mari; pensate al dominio Spagnolo sulle rotte commerciali, alla rapidità con cui questo grande impero sovrasterà ogni altro per ricchezza, importanza e potenza; immaginate ora il vostro nome, la fama che raggiungerà quando sarete proprio voi, Maestà, che cambierete la storia. Ora, mia regina, smettete di immaginare e riaprite gli occhi, perché tutto questo è possibile.>>
Ciò detto li lasciai e attesi per un tempo che mi parve infinito. Passai una, forse due ore camminando nervosamente e quasi consumando il tappeto sotto ai miei piedi; avevo le mani sudate e la fronte madida, la tensione cresceva col trascorrere dei minuti. Tremavo, ripensavo continuamente al mio discorso, cercando di convincermi di aver fatto un buon lavoro, sforzandomi ancora una volta di credere in me stesso.
Quando riaprirono il portone chiusi gli occhi e feci un profondo respiro. Entrai nel salone con passo deciso e a testa alta. Ero pronto. La commissione di esperti era riunita attorno al tavolo assieme alla regina; mi avvicinai lentamente, scrutando i loro sguardi in cerca di una risposta.
La regina si voltò, il volto sempre nascosto dietro il ventaglio cremisi; fece chiamare una persona al suo cospetto. Pochi attimi dopo giunse nella sala un ometto basso e minuto, sulla cinquantina; portò alla regina alcuni documenti, poi chinò il capo ed arretrò di qualche passo.
<< Cristoforo Colombo >> cominciò a dire Isabella, << abbiamo vagliato attentamente il vostro progetto, e l'idea ci è parsa alquanto singolare >>.
Isabella di Castiglia si alzò con grazia e mi si avvicinò, agitando il ventaglio dalle piume vermiglie.
<< Tuttavia, ciò che avete proposto è decisamente interessante, e abbiamo deciso di darvi fiducia. Firmando questi documenti verrete investito dei titoli di ammiraglio, viceré e governatore delle terre che raggiungerete. Vi recherete domattina a Palos con il nostro tesoriere per iniziare i preparativi delle navi che vi forniremo >>.
Fece una breve pausa, fissandomi profondamente negli occhi.
<< Trovate abbastanza soddisfacente la mia concessione… messer Colombo? >>
Mi esibii in un profondo inchino e sorrisi compiaciuto. Compresi finalmente che avevo vissuto fino ad allora solo per poter sentire quelle parole.
<< Vi ringrazio dal profondo del cuore, vostra Maestà. Prometto che non ve ne pentirete >>.
Palin
Re sotto la montagna
Messaggi: 15146
Località: Solace
MessaggioInviato: Mer 22 Apr 2009 17:27 pm    Oggetto:   

C'è un motivo per il quale ci sono così tanti simboli di maggiore e minore? Razz
TK7 should, of course, be named Neville – Neville and Luna, a match made in heaven.
Salazer
Nano
Messaggi: 102
MessaggioInviato: Mer 22 Apr 2009 17:36 pm    Oggetto:   

Laughing Sarebbero le virgolette per i discorsi.
Albacube
Balrog
Messaggi: 1239
Località: paesello in provincia di Padova
MessaggioInviato: Sab 25 Apr 2009 22:50 pm    Oggetto:   

Ciao,
Citazione:
Spero che non sia contro regolamento postare scritti non fantasy, nel qual caso chiudete pure.

sarebbe meglio chiedere prima di presentare un fatto compiuto Wink

Di seguito alcune considerazioni personali sul tuo racconto:
non mi piace tantissimo la strutturazione in due parti completamente distinte, ovvero la seconda parte, il diario, è come un a sè, solamente introdotto dal ritrovamento di Venzago ma autonomo; avrei preferito che lo scopritore rientrasse in gioco a chiudere, per così dire, il cerchio.
Attenzione alle incongruenze logiche:
Citazione:
si rivolse con voce nasale ad uno dei mozzi:
<< Ordina di gettare l'ancora! >>

non è possibile che il mozzo ordini di gettare l'ancora a suoi superiori... probabilmente era meglio dire: ... ordinò con voce nasale all'equipaggio: «Gettate l'ancora!».
Poi:
Citazione:
contemplò brevemente i suoi uomini e si ritenne soddisfatto delle scelte fatte in sede di arruolamento.

io toglierei quel "e si ritenne", altrimenti dà l'impressione di essere un pensiero troppo puntuale; scorre meglio così: "contemplò brevemente i suoi uomini, soddisfatto delle scelte fatte in sede di arruolamento".
Ulteriore punto:
Citazione:
suo concittadino in terra italiana, la loro patria

qui potrei sbagliare ma mi pare che il concetto di Italia sia un po' anticipato, direi patria genovese, anche se Colombo forse a quel punto era più spagnolo di quanto fosse "italiano", da qui preferirei anche il nome Cristobal Colon.
Citazione:
Venzago ritornò alla colonia e si diresse fugace al locale che gli avevano preparato

La colonia mi pare compaia qui per la prima volta, in maniera inattesa, brusca, senza che prima vi fosse alcun segnale di ciò... potresti introdurla prima, appena sbarcati ad esempio, per preparare tale passaggio.
Sulla parte del diario: attenzione al linguaggio dei nobili, pare troppo comune. Inoltre è un po' semplificata la storia della concessione del "patrocinio" all'impresa, dal momento che era già stato bocciato dalla commissione preposta nel 1486, mentre nel 1492 venne accettato in seguito a manovre politico-ecclesiali; varrebbe la pena quindi nelle perorazioni di Colombo di non soffermarsi tanto sulle implicazioni economiche quanto su quelle politiche e religiose, tipo non sottostare ai mussulmani e aprire nuove vie alla cristianità, argomento alquanto sensibile per la spagna dell'epoca.
Poi:
Citazione:
Firmando questi documenti verrete investito dei titoli di ammiraglio, viceré e governatore delle terre che raggiungerete.

Secondo il contratto (Capitolaciones), firmato il 17 aprile 1492 a Santa Fè, Colombo, in caso di riuscita del viaggio, avrebbe ottenuto il titolo di ammiraglio e la carica di Viceré e Governatore delle terre scoperte (wikipedia).

Buona la capacità comunicativa del tuo stile, fluido e scorrevole.
Niente da notare sulla tecnica, salvo i << e >> da sostituire con « e ».
Ho un dubbio sulle virgole seguite dalla congiunzione e (, e...); tale uso non mi piace ma l'ho visto utilizzare da molti qui sul forum e anche su pubblicazioni di livello quindi è probabile sia una mia personale idiosincrasia.

Grazie per il bel racconto, Very Happy
G
Ci oscureremo in un mondo di luce.
Bran
servitore di due padroni
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Località: Era Hyboriana (Trento)
MessaggioInviato: Dom 26 Apr 2009 10:38 am    Oggetto:   

La lettura è piacevole e scorrevole, concordo però con chi dice che la suddivisione netta in due parti rende la prima una mera introduzione.
La descrizione di fatti storici molto noti, come l'incontro tra Colombo e la Regina si Spagna, è sempre interessante secondo me, ma bisognerebbe cercare di dargli un senso, una particolarità inventata che motivi la narrazione. Quella che fai tu è una bella descrizione di questo evento, ma alla fine della lettura la mia domanda era: Perchè?
Nipote di Pick e di Julia ///
-Riuscite a vedere qualcosa?-
-Sì, cose meravigliose-

Lord Carnavon & H. Carter, 26 novembre 1922
Salazer
Nano
Messaggi: 102
MessaggioInviato: Dom 26 Apr 2009 17:42 pm    Oggetto:   

Innanzi tutto grazie mille per i commenti e per le critiche puntuali e precise, ci tengo molto Smile

Mi avete fatto notare molte incongruenze Embarassed questo dimostra l'assenza quasi totale del lavoro di editing. Devo abituarmi a farlo molto di più, e si vede Razz
Ci sono anche incongruenze di tipo storico assolutamente imperdonabili e da rivedere.

Per quel che riguarda la divisione in due parti senza nè capo nè coda, avete pienamente ragione. Il problema è che questa storia sarebbe lunga la bellezza di 17 cartelle. Tempo fa, su consiglio di un amico, la tagliai fino al ridurla a 4 cartelle per partecipare ad un concorso letterario. Ho fatto del mio meglio, ma evidentemente i buchi sono comunque rimasti Embarassed

Grazie mille ancora per i commenti ^^
Bran
servitore di due padroni
Messaggi: 4590
Località: Era Hyboriana (Trento)
MessaggioInviato: Dom 26 Apr 2009 17:45 pm    Oggetto:   

per me basterebbe che tu dessi un senso a tutto, poi sarebbe un bel racconto!
Nipote di Pick e di Julia ///
-Riuscite a vedere qualcosa?-
-Sì, cose meravigliose-

Lord Carnavon & H. Carter, 26 novembre 1922
Albacube
Balrog
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Località: paesello in provincia di Padova
MessaggioInviato: Dom 26 Apr 2009 21:17 pm    Oggetto:   

Salazer ha scritto:
Ho fatto del mio meglio, ma evidentemente i buchi sono comunque rimasti

Il racconto è bello, lo stile buono e ben leggibile (un gran pregio).
Il lavoro di editing, di controllo delle incongruenze, di rifinitura e forbitura è la croce di ogni scrittore, mi pare di aver capito, ma anche la delizia del lettore, che ottiene da ciò opere di qualità superiore, quindi dal momento che il cliente ha sempre ragione...
Parte importante: riguardo i buchi, non direi che ce ne siano, quanto che ci sia troppa cesura tra le due parti (prima A e poi B); volendo chiudere il cerchio userei lo schema A-B-A.
G
Ci oscureremo in un mondo di luce.
Fos87
Hobbit
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MessaggioInviato: Dom 26 Apr 2009 23:07 pm    Oggetto:   

Io francamente l'ho trovato un po' pesante.
Albacube
Balrog
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Località: paesello in provincia di Padova
MessaggioInviato: Dom 26 Apr 2009 23:56 pm    Oggetto:   

Fos87 ha scritto:
Io francamente l'ho trovato un po' pesante.

Detto così è un po' lapidario e andrebbe motivato, altrimenti non aiuta nè l'autore nè gli altri commentatori Wink
Ci oscureremo in un mondo di luce.
Fos87
Hobbit
Messaggi: 88
MessaggioInviato: Lun 27 Apr 2009 0:10 am    Oggetto:   

Sarà lapidario, ma è proprio una sensazione a pelle: a tratti mi pare troppo ampolloso, lento. A me la lettura risulta difficile, ma bisogna dire che sono estremamente esigente.
Die
Elfo
Messaggi: 219
MessaggioInviato: Lun 27 Apr 2009 0:23 am    Oggetto:   

Salazer ha scritto:
Il problema è che questa storia sarebbe lunga la bellezza di 17 cartelle. Tempo fa, su consiglio di un amico, la tagliai fino al ridurla a 4 cartelle per partecipare ad un concorso letterario.


Alla faccia del taglio! Praticamente hai fatto un bonsai da una sequoia! Very Happy
"Un incipit orrendo non è un buon motivo per criticare l’incipit orrendo!"
Fos87
Hobbit
Messaggi: 88
MessaggioInviato: Lun 27 Apr 2009 8:43 am    Oggetto:   

Forse per quel concorso ti conveniva scrivere direttamente un altro racconto: tagli così pesanti snaturano lo scritto.
Salazer
Nano
Messaggi: 102
MessaggioInviato: Lun 27 Apr 2009 11:10 am    Oggetto:   

Fos87 ha scritto:
Forse per quel concorso ti conveniva scrivere direttamente un altro racconto: tagli così pesanti snaturano lo scritto.


Su questo hai ragione, alla fine, come dice Die, è stato come ricavare un bonsai da una sequoia Laughing

In ogni caso fammi sapere cosa non ti è piaciuto: lo stile che ho può benissimo non piacere, e questo è soggettivo. Tuttavia se potessi essere un poco precisa mi aiuteresti molto. So che devo migliorare tantissimo e ho tutte le intenzioni di farlo: i commenti mi aiuterebbero senz'altro ^^
Ad esempio, come mai a tratti lo hai trovato lento? Troppe descrizioni? Poche ma fatte male? Non so dimmi tu ^^

Grazie Albacube per il bel commento sullo stile Embarassed
Fos87
Hobbit
Messaggi: 88
MessaggioInviato: Lun 27 Apr 2009 22:54 pm    Oggetto:   

I miei giudizi su quanto leggo sono spesso di pancia, e quindi per forza di cose imprecisi. Comunque tenterò di farmi capire: lo trovo lento un po' perchè gli eventi sono pochi e molto "diluiti" (non so poi come fosse l'originale), un po' perchè le descrizioni mi paiono "artificiose", forzate, il che mi rallenta ulteriormente nella lettura. Spero di esserti stata più utile.
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