Che bella iniziativa! Ne approfitto.

Se non ho capito male, riguardo ai temi trattati nei suoi romanzi, la De Mari prima scrive la vicenda e poi, rileggendola, emerge il tema trattato / messaggio da trasmettere. Un processo, per così dire, più femminile, rispetto a quello inverso che prevede una scaletta precisa con obbiettivi e messaggi, cui far seguire la loro “vestizione” in romanzo.

La mia domanda è questa: nella scelta del genere è accaduto qualcosa di simile? Voglio dire, scrive fantasy perché dalla sua penna il fantasy è uscito? Oppure lo fa per una scelta consapevole che, a priori, ha escluso altri generi specifici ritenendoli per X ragioni meno adatti?

Barbara

@Marina,
di nulla.
La confutazione in Storia è sempre possibile, ma per parlare seriamente di Storia ci vogliono le fonti e la discussione contro deve partire da queste.
Così, pur con quel contributo che io ho dato, siamo nei dintorni del bar sport.

In ogni caso, anche in pvt, se ne può parlare quando vuoi.

@M.T.
Grazie a te, mi fa piacere che il mio intervento sia piaciuto almeno a qualcuno.

Mi è piaciuto molto l'intervento di Muspeling e per quel pochissimo che so dell'argomento gli do' ragione.

Sto elaborando la mia domanda per la De Mari ^__^

Andrea, le domande dovrebbero essere focalizzate più che altro su quanto dice nell'intervista, la lettura dei suoi libri non è imprescindibile, in questo caso.
Su, su fila a fare i compiti e non provare a scansarti eh!

'Mbé, tutti entusiasti e poi totalizziamo solo 2 domande? Ma che figura ci facciamo con l'autrice? All'arme, Fmers!

Se vuoi posso metterne giù delle altre, per me non è un problema anche se così si va un pò fuori dagli accordi
Battute a parte, dopo gli entusiami iniziali le cose cadono nel nulla. Ed è un peccato perché è un'occasione per fare qualcosa di costruttivo, per parlare di fantasy e non usare parole vuote che non portano a nulla come certe discussioni recenti, mosse solo da manie di protagonismo, dove si vuole avere ragione a tutti i costi. Si critica il fantasy e il modo di fare che c'è attorno, ma se si ha una possibilità la si deve sfruttare, perché le persone hanno il modo di cambiare le cose, cominciando dai piccoli passi.

Chiedo venia Marina,
ma i miei impegni di lavoro hanno prosciugato quasi del tutto il mio tempo non lavorativo. Vedrò di formulare qualcosa dal prossimo finesettmana in poi.

Gli altri non lo so... io ero a curare il figlio influenzato e lagnoso come solo un bimbo con quasi quaranta di febbre può essere.
Ho in mente una domanda sul fantasy e gli orrori del novecento. Lunedì posto di sicuro.

Ecco la mia domanda. Più che altro un predicozzo.

Se devo chiarire accorciare e modificare ditemelo.


La fantasy è una sorta di mitologia dell’età moderna, in grado di trasfigurare gli orrori del novecento, le guerre mondiali e la Shoah innanzitutto, e di trasporli in un ambientazione di sogno, ove la situazione mostruosa viene risolta dall'intervento di forze positive. Ma questo mito moderno ove sovente gli innocenti vincono i malvagi e la luce trionfa sulle tenebre, permette di conoscere le realtà fondamentali della storia, solo se si accompagna alla viva memoria dei sopravvissuti e al mutare della coscienza degli ex aguzzini.
Ora che i protagonisti, nel bene e nel male, dei genocidi del secolo breve, stanno morendo, che la violenza dei regimi totalitari è negata e “addolcita” da interpretazioni relativiste e negazioniste, e gli orrori quotidiani sono oggetto di pagine di cronaca facilmente dimenticate, una letteratura che trasfigura la guerra e la violenza in un conflitto tra figure archetipiche, se non stereotipate, non rischia di provocare nel lettore una percezione falsata della realtà?

Provo ad argomentare una mia domanda, forse sarò lungo, non lo so ancora bene.

Dagli studi storici da me fatti, so che le stragi avvenute nel XX secolo, sono tutte scaturite da una cultura che non faceva altro che parlare di identità. Da identità collettive ritenute minacciate (da minoranze interne, ma non solo) e di cui riappropriarsi.
Il massacro degli Armeni, esce fuori nel periodo della rivoluzione nazionalista di Ataturk. I nazisti pretendevano di recuperare i valori della più tipica "germanicità", facendo anche largo uso di un certo immaginario fantastico.

Più in generale e come ho già detto nel mio precedente intervento, simili orribili accadimenti accadono quando c'è una parte che si ritiene "buona e minacciata" da un'altra parte, alla fin fine privata della propria umanità, minacciosa, per cui è un bene eliminarla.

Ecco, da questo punto di vista, il parlare di "eroi", l'utilizzo di un'epica moderna, non sarà stato fatto anche allora? Non si saranno sentiti "eroi del popolo", anche gli stragisti delle SS?

In questo narrare di eroi, di minacce, di identità "minacciate", che ruolo pensa abbia il Fantasy?

Grazie a tutti quelli che han postato uan doamnda. Ricordo che al moemnto siamo solo a quota 4 e che il termine scade questa domenica, il 7.
Chiederei anche a Ulianka e Muspeling se riescono a condensare un pochino il quesito, stringendo le premesse.