Incontro col capobranco - Fanfiction di ASOIAF


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Ludwig von Drake
Hobbit
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MessaggioInviato: Mer 30 Gen 2013 20:45 pm    Oggetto: Incontro col capobranco - Fanfiction di ASOIAF   

Immobilizzato dal terrore, ascoltavo il latrante passaggio. Non avevo neanche il coraggio di tremare per il freddo e avrei voluto staccare uno a uno i denti che non riuscivo a far smettere di battere.

Casa nostra non era mai stata tanto fredda. Nel nostro paese solo i due Vecchi dicevano di aver conosciuto un gelo tanto infame. L’inverno non era venuto da solo, i suoi dieci lupi ogni notte invadevano le strade del nostro piccolo villaggio.

“Dare arricchisce più che ricevere” ci aveva insegnato il Buon Vecchio, prima che madre natura divenisse una beffarda ladra di vita.

Dall’inverno avevamo ricevuto e ne avremmo fatto volentieri a meno.

Alla guerra avevamo dato e anche la saggezza del Buon Vecchio era diventata stoltezza congelandosi: nessuno si era arricchito da quel dare, il nostro raccolto era andato, insieme ai miei amici e allo stesso Buon Vecchio, pace all’anima sua.

Presosi tutto ciò, Marte ci aveva lasciato la fame, ma non una fame da predatori, bensì un appetito brontolante e belante da pecore.



Lo Smilzo non era come noialtri, lui si sentiva una faina. Non avrebbe mai capito che sentirti un cacciatore non ti rende tale. Questo io l’ho sempre saputo, anche quando il Buon Vecchio mi diceva che e’ nei momenti di paura che dobbiamo avere coraggio: io se ho paura preferisco rinchiudermi in casa o nascondermi dove nessuno può trovarmi.

Fu lo Smilzo a portare per la prima volta il branco nel villaggio. “Caccia grossa! Vedrete! In culo alla fame” aveva detto convinto, portando con sé arco e frecce, mentre tutti riponevano la loro speranza in lui, tranne me. Io so che se qualcosa può andare male non andrà bene. Io non spero, mai. Se qualcosa va per il verso giusto significa solo che non poteva andare peggio, in nessun modo. Allo Smilzo poteva andare male e se ne accorsero anche gli altri quando lo videro tornare gambe in spalla e con la lingua da fuori.

Correva con l’arco in mano, disse Mary, proprio quell’arco con cui diceva di poter abbattere qualunque bestia.

Correva, ma non abbastanza. Il branco lo aveva preso tra i viottoli del villaggio e nessuno era andato a aiutare lui ne’ a recuperare le sue viscere o quel poco che ne era rimasto; i presenti erano scappati di fronte ai lupi e al loro tremendo capo.

Quelli erano predatori veri, non spacconi da villaggio travestiti da faine.



“Meta-lupo” fu il nome con cui il Vecchio Matto chiamò il capobranco, quando ci raccontò che non ce ne saremmo più liberati fin quando l’ultimo di noi non sarebbe morto. Ma il Vecchio era matto e chi ci credeva?



“Perché non li sento più?” chiesi tra me e me, quando mi accorsi che non udivo più le bestie.

Infastidito dal meschino trambusto del mio affanno, avvicinai l’orecchio alla porta e avvertii il respiro della bestia.

Trattenni il respiro o, almeno, ci provai. Sentii la bestia grattare alla porta delicatamente, come se stesse saggiandone la compattezza. “Bestie intelligenti e scaltre i meta-lupi” aveva detto il Vecchio Matto “più furbe di molti uomini, pure se considerati certi uomini non e’ granché”.

Fu un attimo, sentii le zampe indietreggiare, mi scansai e vidi la porta cadere sotto il peso del capobranco. La bestia mi soffiava il suo fetido alito caldo in faccia, ringhiando. Ebbi appena il tempo di pisciarmi addosso.

em.il.


Ultima modifica di Ludwig von Drake il Sab 02 Feb 2013 13:58 pm, modificato 1 volta in totale
Ludwig von Drake
Hobbit
Messaggi: 35
MessaggioInviato: Sab 02 Feb 2013 10:31 am    Oggetto:   

Vidi il mio corpo sbranato con ferocia dal branco. Sangue, viscere e ossa. Lo vidi chiaramente e lo ricordo ancor meglio, sebbene non abbia avvertito neanche il primo morso.

Ho conosciuto i due vecchi e lo Smilzo, sono stato ucciso e mangiato da lupi capeggiati da un meta-lupo e ho sentito il vero inverno. Questo lo so con certezza. Quello che non capisco è: dove ero, mentre guardavo il mio corpo fatto orribilmente a pezzi dalle bestie?

Ero convinto di essere in una specie di limbo, ma un suono insistente e fastidioso mi disse che ero nel più comodo dei giacigli e che stavo dormendo.

“Sono tua madre” disse la donna che non riconobbi.
“Sta scherzando” disse un ragazzo che somigliava incredibilmente allo Smilzo.
“Falsi ricordi” disse il Vecchio Matto, che indossava un camice bianco. “Dovuti alla perdita del padre” aggiunse indicando un ritratto del Buon Vecchio.

FINE

em.il.
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