Da qualche parte nello spaziotempo, dove tutti i sentieri del multiverso si incontrano, giace la città di Garadir, porto franco fra i mondi popolato da bizzarri abitanti…
– Ladro! – La strega fissò Deflagron con uno sguardo infuocato dall’odio, mentre afferrava il grosso mestolo di legno con cui stava rimestando il pentolone.
Peccato, pensò lui, per una volta era quasi riuscito a prendere quello che voleva senza danni collaterali.
Aveva atteso con pazienza che fosse sera, aveva scalato la facciata del palazzo di fronte alla casa della strega Revil, usando un rampino aveva teso una corda fra i due edifici e con un esercizio da funambolo era arrivato alla finestra della cucina di Revil.
Sul più bello, mentre stava scivolando proprio dietro le spalle della vecchia, occupata a preparare qualche intruglio, una tavola scricchiolante del pavimento lo aveva tradito.
– Signora, non è come pensa. – Si spostò prima che la strega lo colpisse in piena faccia. Il colpo proseguì la sua corsa e fracassò una giara di terracotta su una mensola, dalla quale si sparse nell’aria una strana polvere grigiastra che fece tossire entrambi.
– Non scappare!
La donna vibrò un altro colpo con entrambe le mani, per schivarlo Deflagron si chinò e rotolò sotto il tavolo della cucina, ingombro di ampolle, boccette e pignatte. Le tavole tarlate cedettero sotto l’urto, rovesciando tutto ciò che sorreggevano addosso a Deflagron.
La strega buttò via il mestolo spezzato dal colpo, poi tirò fuori dal grembiule un lungo coltello da cucina.
Vedendo la lama lui si tirò fuori dai rottami del tavolo, saltò all’indietro e riguadagnò la finestra, salì sul davanzale e afferrò la corda tesa fra i due edifici. Con un colpo di reni scivolò lungo di essa per alcuni metri, portandosi al sicuro.
Capì l’errore che aveva commesso quando vide l’espressione omicida della vecchia e il lampeggiare del coltello che tagliava la sua corda. |