Era notte e tutto era nero,/in quattro presero un veliero,/come il cielo anch'esso nero/sull'onde via leggero./
In coperta, appena un cero./Tutti e quattro col pensiero/"di vivere io spero/e vendicarmi per davvero"/
Fiammella traballante, fumosa./Caravella scricchiolante, ondosa.
Via da una fine tragica/su un'imbarcazione magica,/via da ingiusti editti,/i loro cuori battevano zitti.
Cuori di maghi,/di certezze al più un paio,/sperduti come aghi abbandonati in un pagliaio.
Tal pagliaio, a poco a poco,/aveva preso fuoco./Il fuoco di un agone/tra il bastone e lo spadone./Dei templari una legione/dei maghi sol carbone.
I quattro mai stanchi/non eran maghi bianchi./Magia antica,/chi la sfida langue,/magia vietata,/magia di sangue./Accovacciati incappucciati/discorron preoccupati,/cullati e sballottati,/dei lor tremuli fati.
«Dove stiamo andando/sballottati tra onda e onda?»/«Per lo meno stiamo andando,/per lo meno non si affonda»/«Farò un altro incantesimo,/le forze mie non lésino./...
Vedo terre sconosciute,/le canzoni tramandate a tal riguardo sono mute»
«Un demone vermiglio/dentro me mi dà consiglio:/gran periglio è oltrepassare l'orizzonte e fare un miglio»/«Che dovremmo fare,/forse ritornare?/
Vada come vada/siam la setta della giada,/rimettiam piede nel regno e passeranno a fil di spada,/passeranno così noi,/taglieranno gole e poi/la mia salma assieme a voi/sarà pasto d'avvoltoi».
«Non pensiamo alla città ./Chi di noi più la vedrà ?/Finché non spioverà /suonerò col mio sitar./La bacchetta in mano loro/è sol un po' di legno./Noi con le scorciatoie,/e a volte un po' d'ingegno,/loro senza gioie fanno a gara a chi è più degno»
...
Passarono dei giorni/accucciati sotto pelli,/loro ancora adorni/dei lor più bei gioielli./Tenendosi le mani/sfruttarono gli arcani e concentrandosi leggeano/le intenzioni dell'oceano.
Approdi 'sì lontani/gli aspettavano un domani./
La più giovane di essi/lasciò gli altri genuflessi,/uscì sul nero ponte/mano destra sulla fronte./«Niente terra in vista./Il destino, quanto dista?»/«Spero Dio ci assista»/Scherzò un'altra alle sue spalle,/dilatate le pupille nelle iridi sue gialle./«Ci colpisca con un fulmine,/il Sommo pusillanime!/Le templari sono asine,/han demenza senza un argine»
«Guarda avanti, forse è un'isola!»/«Sarà invece una nuvola?»/«La speranza non si appisola,/evochiamo una canicola?»/«Ho poche forze, temo./O' poter blasfemo,/ti rievocheremo/per avere un ciel sereno»/
La sua anima fu il mezzo,/ne perse appena un pezzo,/sibilò un sussurro e il cielo nero tetro e cupo rese azzurro./«A gente troppo pia/né potere né magia»/«Ma ai templari ora il tepore/in queste fredde ore/riscalda il loro cuore,/e noi dentro si muore»/«Se il destino ti fa ratto,/puoi solo farti quatto/e fare un altro patto/col demonio rosso e matto»
Intanto i focolari/scoppiettanti dei templari/scaldavan loro i petti/nei notturni lupanari./«Tante le bevute,/rosse donne sconosciute,/soldi, dadi e due battute/fanno salda la salute»/«Beltà rare, quale lusso,/ora fammi un bell'inchino,/perché tu sei una plebea/e io sono valvassino»/«Lo farei da quale lato?»/«Ogni lato è l'appropriato»/
Con il ventre s'agitava/con movenze sue contorte/ma in quel mentre chi bussava?/Chi bussava così forte?/«A quest'ora c'è il vassallo?!/Che riserbo dia al mio fallo!»/«In quest'orgia io non c'ero,/e dormivo se io c'ero./Ma un veliero tutto nero/prese il largo oggi invero./Rintana il tuo tizzone,/è questa la missione./E adesso, presto, aria./Sei ancora in missionaria?»
Così andò su un galeone/con un rosso suo flacone,/un flacone non di vino,/ma un intruglio clandestino./
«Mari neri e rigidi,/alle mani ho freddi lividi./Se unisci le tue mani/nella posa del candore,/non sai ben se stai pregando/o lottando il tuo rigore»/«Noi li prenderemo,/e in men che non si dica/torneremo al lupanare/dalla rossa nostra amica»
Dal gran porto/di Ankh-Batòra/sul vermiglio dell'aurora/già riflesso nelle acque/sorse il Sole, nacque e tacque./Già riflesso sugli scudi,/sui templari visi rudi,/forte infonde la speranza/nella ciurma, ora avanza. Ma una parte più turchese/di quel cielo tutto rosso/lasciò lui alquanto scosso/che per poco non si arrese./
«Se lontano all'orizzonte/i quattro uniscono i talenti/ forse imbrigliano li venti, / forse siamo troppo lenti./Come può solo un gruppetto/senza lode e senza affetto/fare squarci sopra al tetto/del mio mondo 'sì perfetto?»/«Non ti vengano i magoni,/quella setta di stregoni/volerà come soffioni,/sarà carne da cannoni»
...
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