Il Ritorno


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eNKay
Gwaihir
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MessaggioInviato: Mer 28 Apr 2004 17:38 pm    Oggetto: Il Ritorno   

Al vostro giudizio!

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Il bastone sprofonda nella pesante coltre di neve, toccando finalmente il terreno duro sottostante, Le mie braccia si piegano, i muscoli tesi nello sforzo di farmi fare ancora questo nuovo passo. La sommità della collina è ormai poco distante, quello che troverò oltre ha guidato i miei sogni nelle ultime tre volte dieci lune. La neve scricchiola con il suo inconfondibile suono sordo, mentre i miei piedi ammantati di pelliccia muovono un ennesimo passo. Uno degli ultimi passi di questo lungo, interminabile viaggio.
La tentazione di fermarsi e tornare col pensiero agli avvenimenti accaduti negli ultimi mesi è forte, immagini indistinte di possenti castelli, buie catacombe e pianure verdi e infinite ondeggiano pericolosamente davanti ai miei occhi già annebbiati dalla pesante nevicata che deposita i larghi fiocchi freddi e bianchi sulle curve spalle del mio lungo e pesante mantello verde grigio. La neve resta posata, si accumula, innalza montagnole lungo le pendici del cappuccio, calato basso sul viso.
La neve arriva alle ginocchia, penetra negli stivali, i piedi si ritrovano immersi in qualche dito d’acqua che fatica ad essere catturata dalle fibre degli stivali di pelo…
Le immagini ondeggiano ancora un poco nel torpore caldo che si insinua tra i manti che mi coprono. Ma la mia volontà è forte, vinti i ricordi si nascondono nel profondo del mio animo; attenderanno il momento propizio, quando sarò io a permettere loro di tornare a visitare i miei occhi e i miei sensi. Per ora una sola è l’immagine che viva si interpone tra le mie pupille e la neve che cade invisibile dal cielo bianco.
E’ l’immagine carica dei colori, dei profumi e del calore dell’estate. I suoni, confusi ed attutiti dall’inverno innevato, parlano di acqua che scorre impetuosa, gli odori parlano di fiori d’altura, i sapori sulla lingua sono quelli del miele e della frutta fresca. I colori sono vivaci, verdi e gialli e bianchi e rossi che si fondono in un grande arcobaleno laggiù dove l’impeto delle acque è più elevato. I suoni sono il canto dei bambini, tenue nella calante oscurità della lunga notte invernale. Ancora uno scricchiolante passo, ancora uno e sarò sulla sommità del basso valico. E’ un passo lungo, lento, che occupa vaste distese di tempo. E’ la separazione tra un passato di solitudine e apprendimento delle strane lezioni che la vita sa offrire, e un futuro sereno, nella calma delle quotidiane attività di una vita comune ed unica al tempo stesso.
E’ però poco importante quale sarà il futuro, cosa il domani tiene nel suo grembo da offrire a me. In questo lungo istante, attraverso il passo tra prima e poi, sento il vociare dei bambini e mi chiedo se sia il ricordo di un tempo ormai trascorso, oppure la realtà di un tempo presente e vivo in me e fuori di me. Compiuto il passo, mi fermo, e si ferma la neve intorno a me. Riposa anch’essa, mentre io godo dello spettacolo di meraviglia che inumidisce i miei occhi.
La sommità del piccolo valico è scossa da un leggero vento gelido. Il mio mantello ne viene catturato e sventola come bandiera patriota sulla sommità della conca. Il mio bastone è sorretto dalla neve profonda intorno e a sua volta sorregge me. Le lacrime che verso silenzioso si perdono, ghiacciati ricordi di commozione sulle mie guance, tra i folti peli della barba che il tempo ha donato al mio viso solitamente nudo. Ma oltre la coltre di sempre nuove lacrime, viva e pulsante è l’immagine del sogno che si realizza, al termine del lungo viaggio, quando alfine scorgi la meta, o forse il punto di partenza, quando il viaggio è stato a ritroso.
Le case sono bianche, più gonfie per le abbondanti nevicate, le mura spesse tengono però lontano il gelo notturno di questo inverno. Dalle finestrelle squadrate spillano getti di luce ondeggiante, i piccoli comignoli sprigionano volute di fumo che si intrecciano e svaniscono nella neve che scende. Da una porta aperta sgorga luce gialla e rossa che innaffia la neve circostante di calore. Nella luce, le ombre scure di alcuni bambini si muovo giocosamente, urlanti nel freddo e nel silenzio ovattato della notte innevata.
Resto in piedi, lo sguardo perso sul villaggio sotto di me, alle spalle il peso di un passato troppo vicino per non essere lancinante. Una porta, lontana sulla destra, si accende aperta, una figura conosciuta si affaccia, ma è persa in una folata particolarmente vigorosa di brezza e neve. Sento però un grido, aspro e acuto. Il suono del battito di grandi ali mi si avvicina, un grosso uccello si posa sulla mia spalla. Il capo, dal piumaggio dorato che si solleva in una cresta regale, contiene due occhi neri come e più della notte che mi circonda. In essi risplendono la luce delle stelle e della torcia che tengo in mano. Mi strofina il becco sul viso, particolarmente sulla barba ispida, con aria giocosa.
“Lo so, lo so, non mi dona e punge,” le dico, sorridendo, ricambiando le carezze col mio capo. La grande aquila alza finalmente il capo e guarda alle mie spalle. Nei suoi occhi vedo una domanda.
“No, non tutti,” rispondo. “Lui si è fermato all’Ultima Locanda, a valle. Aveva affari da sbrigare, ha detto.” I suoi occhi si fanno tristi, le stelle vengono offuscate da un velo di dolore, quando aggiungo, “Sì, nessun altro.”
I miei occhi tornano sul villaggio nella conca, la volontà respinge ancora i ricordi così vivi e spinosi verso le profondità della mente. E’ la gioia a dover prendere il sopravvento ora, nell’ora del ritorno. Un pasto caldo, un fuoco, una tinozza d’acqua bollente, un letto di piume, un corpo caldo. Guardo la grande bestia sulla mia spalla, faccio un cenno col capo, lancio un grido e m’incammino, lento, solenne, ma felice, verso le case di pietra, verso quella sul limite esterno del villaggio, non lontano dal fiume, con ancora la porta aperta. I miei occhi vedono solo la luce, gialla e rossa, che ondeggia dall’interno.
26 / 27 gennaio 2009

I giorni della memoria.
OdhenMaul
Balrog?
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MessaggioInviato: Mer 28 Apr 2004 17:58 pm    Oggetto: Re: Il Ritorno   

Premetto che mi ci metto seriamente e che... non ho alcun titolo per farlo! Sono solo uno che legge e, qualche volta, scrive...
Dunque le mie "correzioni" e indicazioni sono da prendere con le molle!

Ma andiamo a incominciare...


Il bastone sprofonda nella pesante coltre di neve, toccando finalmente il terreno duro sottostante, {NATURALMENTE CI VOLEVA UN PUNTO}Le mie braccia si piegano, i muscoli tesi nello sforzo di farmi fare ancora questo nuovo {MI PARE DI TROPPO}passo. La sommità della collina è ormai poco distante, quello che troverò oltre ha guidato i miei sogni nelle ultime tre volte dieci lune {UN PO' PROLISSO PER DIRE TRENTA LUNE}. La neve scricchiola con il suo inconfondibile suono sordo, {LA TOGLIEREI E CREDO CHE VADA TOLTA} mentre i miei piedi ammantati di pelliccia muovono un ennesimo passo. Uno degli ultimi passi di questo lungo, interminabile viaggio.
La tentazione di fermarsi e tornare col pensiero agli avvenimenti accaduti negli ultimi mesi è forte, immagini indistinte di possenti castelli, buie catacombe e pianure verdi e infinite ondeggiano pericolosamente davanti ai miei occhi già annebbiati dalla pesante nevicata che deposita i larghi fiocchi freddi e bianchi sulle curve spalle del mio lungo e pesante mantello verde grigio. {TROPPO, TROPPO, TROPPO LUNGA} La neve resta posata, si accumula, innalza montagnole lungo le pendici del cappuccio, {LA TOGLIEREI E CREDO CHE VADA TOLTA}calato basso sul viso.
La neve arriva alle ginocchia, penetra negli stivali, i piedi si ritrovano immersi in qualche dito d’acqua che fatica ad essere catturata dalle fibre degli stivali di pelo…
Le immagini ondeggiano ancora un poco nel torpore caldo che si insinua tra i manti che mi coprono. Ma la mia volontà è forte, vinti {CI METTEREI UN PUNTO E VIRGOLA PRIMA E UNA VIRGOLA DOPO}i ricordi si nascondono nel profondo del mio animo; attenderanno il momento propizio, quando sarò io a permettere loro di tornare a visitare i miei occhi e i miei sensi. Per ora una sola è l’immagine che viva si interpone tra le mie pupille e la neve che cade invisibile dal cielo bianco.
E’ l’{SECONDO ME SUONA MEGLIO CON "UN"}immagine carica dei colori, dei profumi e del calore dell’estate. I suoni, confusi ed attutiti dall’inverno innevato, parlano di acqua che scorre impetuosa, gli odori parlano di fiori d’altura, i sapori sulla lingua sono quelli del miele e della frutta fresca. I colori sono vivaci, verdi e gialli e bianchi e rossi che si fondono in un grande arcobaleno laggiù dove l’impeto delle acque è più elevato{CI VEDREI MEGLIO "FRAGOROSO"}. I suoni sono il canto dei bambini, tenue nella calante oscurità della lunga notte invernale. Ancora uno scricchiolante passo, ancora uno e sarò sulla sommità del basso valico. E’ un passo lungo, lento, che occupa vaste distese di tempo. E’ la separazione tra un passato di solitudine e apprendimento delle strane lezioni che la vita sa offrire, e un futuro sereno, nella calma delle quotidiane attività di una vita comune ed {LA TOGLIEREI}unica al tempo stesso.
E’ però poco importante quale sarà il futuro, cosa il domani tiene nel suo grembo da offrire a me. In questo lungo istante, attraverso il passo tra prima e poi, sento il vociare dei bambini e mi chiedo se sia il ricordo di un tempo ormai trascorso, oppure la realtà di un tempo presente e vivo in me e fuori di me. Compiuto il passo, mi fermo, e si ferma la neve intorno a me. Riposa anch’essa, mentre io godo dello spettacolo di meraviglia che inumidisce i miei occhi.
La sommità del piccolo valico è scossa da un leggero vento gelido. Il mio mantello ne viene catturato e sventola come bandiera patriota sulla sommità della conca. Il mio bastone è sorretto dalla neve profonda intorno {LO TOGLIEREI}e a sua volta sorregge me. Le lacrime che verso silenzioso si perdono, ghiacciati ricordi di commozione sulle mie guance, tra i folti peli della barba che il tempo ha donato al mio viso solitamente nudo. Ma oltre la coltre di sempre nuove lacrime, viva e pulsante è l’immagine del sogno che si realizza, al termine del lungo viaggio, quando alfine scorgi la meta, o forse il punto di partenza, quando il viaggio è stato a ritroso.
Le case sono bianche, più gonfie per le abbondanti nevicate, le mura spesse tengono però lontano il gelo notturno di questo inverno. Dalle finestrelle squadrate spillano getti di luce ondeggiante, i piccoli comignoli sprigionano volute di fumo che si intrecciano e svaniscono nella neve che scende. Da una porta aperta sgorga luce gialla e rossa che innaffia la neve circostante di calore. Nella luce, le ombre scure di alcuni bambini si muovo giocosamente, urlanti nel freddo e nel silenzio ovattato della notte innevata.
Resto in piedi, lo sguardo perso sul villaggio sotto di me, alle spalle il peso di un passato troppo vicino per non essere lancinante. Una porta, lontana sulla destra, si accende aperta, una figura conosciuta si affaccia, ma è persa in una folata particolarmente vigorosa di brezza e neve. Sento però un grido, aspro e acuto. Il suono del battito di grandi ali mi si avvicina, un grosso uccello si posa sulla mia spalla. Il capo, dal piumaggio dorato che si solleva in una cresta regale, contiene due occhi neri come e più della notte che mi circonda. In essi risplendono la luce delle stelle e della torcia che tengo in mano. Mi strofina il becco sul viso, particolarmente sulla barba ispida, con aria giocosa.
“Lo so, lo so, non mi dona e punge,” le dico, sorridendo, ricambiando le carezze col mio capo. La grande aquila alza finalmente il capo e guarda alle mie spalle. Nei suoi occhi vedo una domanda.
“No, non tutti,” rispondo. “Lui si è fermato all’Ultima Locanda, a valle. Aveva affari da sbrigare, ha detto.” I suoi occhi si fanno tristi, le stelle vengono offuscate da un velo di dolore, quando aggiungo, “Sì, nessun altro.”
I miei occhi tornano sul villaggio nella conca, la volontà respinge ancora i ricordi così vivi e spinosi verso le profondità della mente. E’ la gioia a dover prendere il sopravvento ora, nell’ora del ritorno. Un pasto caldo, un fuoco, una tinozza d’acqua bollente, un letto di piume, un corpo caldo. Guardo la grande bestia sulla mia spalla, faccio un cenno col capo, lancio un grido e m’incammino, lento, solenne, ma felice, verso le case di pietra, verso quella sul limite esterno del villaggio, non lontano dal fiume, con ancora la porta aperta. I miei occhi vedono solo la luce, gialla e rossa, che ondeggia dall’interno.

{PER QUANTO ATTIENE LA "STORIA" TI RIPROPONGO LE "MARTELLATE" SOLITAMENTE CARE A FRANZ E LUCA: "QUALE STORIA? E' SOLO UN INIZIO!" E POI "MA NON SUCCEDE NIENTE!"}

Ti rinnovo i complimenti per il modo di scrivere che a me piace molto e, soprattutto, per li modo di descrivere, del resto lo hai detto tu: sei un DEscrittore!
eNKay
Gwaihir
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MessaggioInviato: Mer 28 Apr 2004 18:15 pm    Oggetto: Re: Il Ritorno   

OdhenMaul ha scritto:
{PER QUANTO ATTIENE LA "STORIA" TI RIPROPONGO LE "MARTELLATE" SOLITAMENTE CARE A FRANZ E LUCA: "QUALE STORIA? E' SOLO UN INIZIO!" E POI "MA NON SUCCEDE NIENTE!"}


L'omino fa quattro passi e arriva in vista di casa. Quanta storia volete, ancora? Shocked Mr. Green
26 / 27 gennaio 2009

I giorni della memoria.
melusina
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MessaggioInviato: Mer 28 Apr 2004 19:01 pm    Oggetto: Re: Il Ritorno   

Posso anche io? Embarassed
Ovviamente anche le mie indicazioni vanno prese con le molle...


Il bastone sprofonda nella pesante coltre di neve, toccando finalmente il terreno duro sottostante. Le mie braccia si piegano, i muscoli tesi nello sforzo di farmi fare ancora questo nuovo passo. La sommità della collina è ormai poco distante, quello che troverò oltre ha guidato i miei sogni nelle ultime tre volte dieci lune {ANCHE PER ME É UN PO' PROLISSO}. La neve scricchiola con il suo inconfondibile suono sordo , {ANCHE PER ME VA TOLTA} mentre i miei piedi ammantati di pelliccia muovono un ennesimo passo. Uno degli ultimi passi di questo lungo, interminabile viaggio.
La tentazione di fermarsi e tornare col pensiero agli avvenimenti accaduti negli ultimi mesi è forte, immagini indistinte di possenti castelli, buie catacombe e pianure verdi e infinite ondeggiano pericolosamente davanti ai miei occhi già annebbiati dalla pesante nevicata che deposita i larghi fiocchi freddi e bianchi sulle curve spalle del mio lungo e pesante mantello verde grigio.{UH, CHE CONFUSIONE! Shocked } La neve resta posata, si accumula, innalza montagnole lungo le pendici del cappuccio {sui bordi del cappuccio?}, {ANCHE PER ME VA TOLTA} calato basso sul viso.
La neve {É LA SECONDA VOLTA DI SEGUITO CHE INIZI LA FRASE CON "LA NEVE"} mi arriva alle ginocchia, penetra negli stivali, i piedi si ritrovano immersi in qualche dito {LA PAROLA DITO CON QUESTO SIGNIFICATO É UN PO' TROPPO VICINA ALLA PAROLA PIEDI} d’acqua che fatica ad essere catturata dalle fibre degli stivali di pelo {dal pelo degli stivali?}
Le immagini ondeggiano ancora un poco nel torpore caldo che si insinua tra i manti che mi coprono. Ma la mia volontà è forte, vinti i ricordi si nascondono nel profondo del mio animo; attenderanno il momento propizio, quando sarò io a permettere loro di tornare a visitare i miei occhi e i miei sensi. Per ora una sola è l’immagine che viva si interpone tra le mie pupille e la neve che cade invisibile dal cielo bianco.
E’ l'immagine carica dei colori, dei profumi e del calore dell’estate. I suoni, confusi ed attutiti dall’inverno innevato, parlano di acqua che scorre impetuosa, gli odori parlano di fiori d’altura, i sapori sulla lingua sono quelli del miele e della frutta fresca. I colori sono vivaci, verdi e gialli e bianchi e rossi che si fondono in un grande arcobaleno laggiù dove l’impeto delle acque è più elevato {D'ACCORDO PER "FRAGOROSO"}. I suoni sono il canto dei bambini, tenue nella calante oscurità della lunga notte invernale. Ancora uno scricchiolante passo, ancora uno e sarò sulla sommità del basso valico. E’ un passo lungo, lento, che occupa vaste distese di tempo {infinito?}. E’ la separazione tra un passato di solitudine e apprendimento delle strane lezioni che la vita sa offrire, e un futuro sereno, nella calma delle quotidiane attività di una vita comune e unica al tempo stesso.
E’ però poco importante quale sarà il futuro, cosa il domani tiene nel suo grembo da offrire a me {ha da offrirmi?}. In questo lungo istante, attraverso il passo tra prima e poi, sento il vociare dei bambini e mi chiedo se sia il ricordo di un tempo ormai trascorso, oppure la realtà di un tempo presente e vivo in me e fuori di me. Compiuto il passo, mi fermo, e si ferma la neve intorno a me. Riposa anch’essa, mentre io godo dello spettacolo di meraviglia che inumidisce i miei occhi.
La sommità del piccolo valico è scossa {SCOSSA NON MI SEMBRA PROPRIO ADATTO...} da un leggero vento gelido. Il mio mantello ne viene catturato e sventola come bandiera patriota sulla sommità della conca. Il mio bastone è sorretto dalla neve profonda intorno {LO TOGLIEREI ANCH'IO}e a sua volta sorregge me. Le lacrime che verso silenzioso si perdono, ghiacciati ricordi di commozione sulle mie guance, tra i folti peli della barba che il tempo ha donato al mio viso solitamente nudo. Ma oltre la coltre di sempre nuove {PERCHÉ SEMPRE NUOVE?} lacrime, viva e pulsante è l’immagine del sogno che si realizza, al termine del lungo viaggio, quando alfine scorgi la meta, o forse il punto di partenza, quando il viaggio è stato a ritroso.
Le case sono bianche, più gonfie per le abbondanti nevicate, le mura spesse tengono però {LO TOGLIEREI} lontano il gelo notturno di questo inverno. Dalle finestrelle squadrate spillano getti di luce ondeggiante, i piccoli comignoli sprigionano volute di fumo che si intrecciano e svaniscono nella neve che scende. Da una porta aperta sgorga luce gialla e rossa che innaffia la neve circostante di calore. Nella luce, le ombre scure di alcuni bambini si muovo giocosamente, urlanti nel freddo e nel silenzio ovattato della notte innevata.
Resto in piedi, lo sguardo perso sul villaggio sotto di me, alle spalle il peso di un passato troppo vicino per non essere lancinante. Una porta, lontana sulla destra, si accende aperta {INTENDI CHE SI ACCENDE GIÀ APERTA (MA NON FA UN FREDDO CANE???) OPPURE CHE SI APRE E LA LUCE VIENE FUORI?}, una figura conosciuta si affaccia, ma è persa in una folata particolarmente vigorosa di brezza e neve. Sento però un grido, aspro e acuto. Il suono del battito di grandi ali mi si avvicina, un grosso uccello si posa sulla mia spalla. Il capo, dal piumaggio dorato che si solleva in una cresta regale, contiene {incastona?} due occhi neri come e più della notte che mi circonda. In essi risplendono la luce delle stelle e della torcia che tengo in mano. Mi strofina il becco sul viso, particolarmente {ANCHE SENZA PARTICOLARMENTE} sulla barba ispida, con aria giocosa.
“Lo so, lo so, non mi dona e punge,” le dico, {LA TOGLIEREI} sorridendo, ricambiando le carezze col mio capo. La grande aquila alza finalmente il capo e guarda alle mie spalle. Nei suoi occhi vedo una domanda.
“No, non tutti,” rispondo. “Lui si è fermato all’Ultima Locanda, a valle. Aveva affari da sbrigare, ha detto.” I suoi occhi si fanno tristi, le stelle vengono offuscate da un velo di dolore, quando aggiungo, “Sì, nessun altro.”
I miei occhi tornano sul villaggio nella conca, la volontà respinge ancora i ricordi così vivi e spinosi verso le profondità della mente. E’ la gioia a dover prendere il sopravvento ora, nell’ora del ritorno. Un pasto caldo, un fuoco, una tinozza d’acqua bollente, un letto di piume, un corpo caldo. Guardo la grande bestia sulla mia spalla, faccio un cenno col capo, lancio un grido e m’incammino, lento, solenne,{LA TOGLIEREI} ma felice, verso le case di pietra, verso quella sul limite esterno del villaggio, non lontano dal fiume, con ancora la porta aperta. I miei occhi vedono solo la luce, gialla e rossa, che ondeggia dall’interno.


Per il resto é molto bello. Ho avuto l'impressione di sentire la neve cadermi addosso...
Melusina
Che nessuno mi guardi quando nel buio della mia dimora dismetterò le vesti e parlerò coi pesci e coi serpenti. [by Anna Maria Bonfiglio]
OdhenMaul
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MessaggioInviato: Mer 28 Apr 2004 21:31 pm    Oggetto:   

Posso dire la mia?
Credo che il canale stia evolvendo nella direzione giusta. Di tempo ce n'è voluto, ma ci siamo decisi, per Bacco!

Appena ho tempo ripropongo la stessa analisi per gli altri racconti.
eNKay
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MessaggioInviato: Mer 28 Apr 2004 22:16 pm    Oggetto: Re: Il Ritorno   

Analizzo l'analisi!

OdhenMaul ha scritto:
Il bastone sprofonda nella pesante coltre di neve, toccando finalmente il terreno duro sottostante, {NATURALMENTE CI VOLEVA UN PUNTO}


Ci siamo, sì, ci voleva il punto! Embarassed

Citazione:

Le mie braccia si piegano, i muscoli tesi nello sforzo di farmi fare ancora questo nuovo {MI PARE DI TROPPO}passo.


Ci sta, eliminerò.

Citazione:

La sommità della collina è ormai poco distante, quello che troverò oltre ha guidato i miei sogni nelle ultime tre volte dieci lune {UN PO' PROLISSO PER DIRE TRENTA LUNE}.


Vero, ma i francesi per dire ottanta dicono quattro volte venti.

Citazione:

La neve scricchiola con il suo inconfondibile suono sordo, {LA TOGLIEREI E CREDO CHE VADA TOLTA} mentre i miei piedi ammantati di pelliccia muovono un ennesimo passo.


A mio parere, togliere quella virgola allunga troppo la frase. Non senti il bisogno di riprendere fiato?


Citazione:

La tentazione di fermarsi e tornare col pensiero agli avvenimenti accaduti negli ultimi mesi è forte, immagini indistinte di possenti castelli, buie catacombe e pianure verdi e infinite ondeggiano pericolosamente davanti ai miei occhi già annebbiati dalla pesante nevicata che deposita i larghi fiocchi freddi e bianchi sulle curve spalle del mio lungo e pesante mantello verde grigio. {TROPPO, TROPPO, TROPPO LUNGA}


Intendi che andrebbe spezzata o semplicemente ridotta?

Citazione:

La neve resta posata, si accumula, innalza montagnole lungo le pendici del cappuccio, {LA TOGLIEREI E CREDO CHE VADA TOLTA}calato basso sul viso.


Qui vale la stessa storia di Palin. Non so se la virgola ci stia bene o no, ma separa comunque una frase da un'altra.

Citazione:

Le immagini ondeggiano ancora un poco nel torpore caldo che si insinua tra i manti che mi coprono. Ma la mia volontà è forte, vinti {CI METTEREI UN PUNTO E VIRGOLA PRIMA E UNA VIRGOLA DOPO}i ricordi si nascondono nel profondo del mio animo;


Ci sta, modificherò.

Citazione:

E’ l’{SECONDO ME SUONA MEGLIO CON "UN"}immagine carica dei colori, dei profumi e del calore dell’estate.


Hai ragione, suona meglio.

Citazione:

I colori sono vivaci, verdi e gialli e bianchi e rossi che si fondono in un grande arcobaleno laggiù dove l’impeto delle acque è più elevato{CI VEDREI MEGLIO "FRAGOROSO"}.


Impeto fragoroso? Non so...

Citazione:

Il mio bastone è sorretto dalla neve profonda intorno {LO TOGLIEREI}e a sua volta sorregge me.


Giusta osservazione. Eliminerò.

Ho sorvolato sulle eufoniche, problema di gioventù ormai superato (racconto di un anno e passa fa).

Grazie per l'impegno! Smile
26 / 27 gennaio 2009

I giorni della memoria.


Ultima modifica di eNKay il Mer 28 Apr 2004 22:28 pm, modificato 1 volta in totale
eNKay
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MessaggioInviato: Mer 28 Apr 2004 22:28 pm    Oggetto: Re: Il Ritorno   

Come sopra.
Non considero i passaggi che ho commentato a Odhen.

melusina ha scritto:

La neve {É LA SECONDA VOLTA DI SEGUITO CHE INIZI LA FRASE CON "LA NEVE"} mi arriva alle ginocchia, penetra negli stivali, i piedi si ritrovano immersi in qualche dito {LA PAROLA DITO CON QUESTO SIGNIFICATO É UN PO' TROPPO VICINA ALLA PAROLA PIEDI} d’acqua che fatica ad essere catturata dalle fibre degli stivali di pelo {dal pelo degli stivali?}


3 in uno. Allora, comprendo l'osservazione sulla neve, vedrò come rimediare. Per la misura, non chiedetemi di utilizzare i centimetri in un racconto fantasy. Per gli stivali penso tu abbia ragione.

Citazione:

E’ un passo lungo, lento, che occupa vaste distese di tempo {infinito?}.


Qui non concordo, il fatto che abbia indicato le vaste distese parla del viaggio compiuto, giocando sul fatto che un passo possa essere così lungo. "Infinito" sarebbe troppo poco chiaro, secondo me.

Citazione:

E’ però poco importante quale sarà il futuro, cosa il domani tiene nel suo grembo da offrire a me {ha da offrirmi?}.


La frase è forse troppo complessa, ma la tua soluzione è troppo semplice.

Citazione:

La sommità del piccolo valico è scossa {SCOSSA NON MI SEMBRA PROPRIO ADATTO...} da un leggero vento gelido. Il mio mantello ne viene catturato e sventola come bandiera patriota sulla sommità della conca.


Ora che mi ci fai pensare, "spazzato" ci starebbe forse meglio.

Citazione:

Ma oltre la coltre di sempre nuove {PERCHÉ SEMPRE NUOVE?} lacrime, viva e pulsante è l’immagine del sogno che si realizza, al termine del lungo viaggio, quando alfine scorgi la meta, o forse il punto di partenza, quando il viaggio è stato a ritroso.


Perché il personaggio sa piangendo. le lacrime escono, cadono, si rinnovano negli occhi. Un fiume non sarà mai lo stesso... Wink

Citazione:

Le case sono bianche, più gonfie per le abbondanti nevicate, le mura spesse tengono però {LO TOGLIEREI} lontano il gelo notturno di questo inverno.


Sì, ha senso.

Citazione:

Una porta, lontana sulla destra, si accende aperta {INTENDI CHE SI ACCENDE GIÀ APERTA (MA NON FA UN FREDDO CANE???) OPPURE CHE SI APRE E LA LUCE VIENE FUORI?}, una figura conosciuta si affaccia, ma è persa in una folata particolarmente vigorosa di brezza e neve. Sento però un grido, aspro e acuto.


In effetti è molto confuso come pezzo.

Citazione:

Il capo, dal piumaggio dorato che si solleva in una cresta regale, contiene {incastona?} due occhi neri come e più della notte che mi circonda.


No, incastona in questo senso mi piace pochissimo. Gli occhi sono incastonati, ma un volto non incastona gli occhi.

Citazione:

In essi risplendono la luce delle stelle e della torcia che tengo in mano. Mi strofina il becco sul viso, particolarmente {ANCHE SENZA PARTICOLARMENTE} sulla barba ispida, con aria giocosa.


Ci penso... Wink

Citazione:

“Lo so, lo so, non mi dona e punge,” le dico, {LA TOGLIEREI} sorridendo, ricambiando le carezze col mio capo.


Ci sta, eliminerò.

Citazione:

Guardo la grande bestia sulla mia spalla, faccio un cenno col capo, lancio un grido e m’incammino, lento, solenne,{LA TOGLIEREI} ma felice, verso le case di pietra, verso quella sul limite esterno del villaggio, non lontano dal fiume, con ancora la porta aperta. I miei occhi vedono solo la luce, gialla e rossa, che ondeggia dall’interno.


Sì, no, non lo so... Smile

Grazie anche a te per il commento. Utile e apprezzato.
26 / 27 gennaio 2009

I giorni della memoria.
OdhenMaul
Balrog?
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MessaggioInviato: Mer 28 Apr 2004 22:35 pm    Oggetto: Re: Il Ritorno   

Citazione:

Vero, ma i francesi per dire ottanta dicono quattro volte venti.


Vero, ma i francesi quando scrivono per i francesi si aspettano che chi legge si aspetta che quello che scrivono sia scritto come lo leggono
Ti sono sembrato prolisso?

Citazione:

A mio parere, togliere quella virgola allunga troppo la frase. Non senti il bisogno di riprendere fiato?


Certo, ma le virgole non possono essere messe a casaccio (non dico che questo sia il caso).
Io propendo sempre per la riformulazione, magari introducendo punti e vidgola o punti.


Citazione:

Intendi che andrebbe spezzata o semplicemente ridotta?


Ripeto che sono per la rielaborazione: ridurre tagliando non è nel mio stile, preferisco lasciare inalterato il senso cambiando solo la forma.
"Spezzta" direi che combacia col mio punto di vista.

Citazione:

La neve resta posata, si accumula, innalza montagnole lungo le pendici del cappuccio, {LA TOGLIEREI E CREDO CHE VADA TOLTA}calato basso sul viso.

Qui vale la stessa storia di Palin. Non so se la virgola ci stia bene o no, ma separa comunque una frase da un'altra.


E qui hai ragione tu, ho letto male io, sorry...

Citazione:

Impeto fragoroso? Non so...


So che non ci azzecca molto, ma, a volte, accostare aggettivi a sostantivi che, normalmente, ci farebbero a cazzotti dona alla frase un che di "multimedialità".
Ma forse non mi sono spiegato... credo che esista una figura retorica che descrive la situazione... munble mumble...
OdhenMaul
Balrog?
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MessaggioInviato: Mer 28 Apr 2004 22:39 pm    Oggetto: Re: Il Ritorno   

EnKay ha scritto:
Citazione:

E’ però poco importante quale sarà il futuro, cosa il domani tiene nel suo grembo da offrire a me {ha da offrirmi?}.


La frase è forse troppo complessa, ma la tua soluzione è troppo semplice.


Questa mi era sfuggita così dico la mia qui:

"E’ però poco importante quale sarà il futuro, cosa il domani tiene nel suo grembo, cosa ha da offrirmi"


Salviamo capra e cavoli Wink
franz
Mago Mago
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MessaggioInviato: Mer 28 Apr 2004 22:45 pm    Oggetto:   

Incipit di Enkay:
Il bastone sprofonda nella pesante coltre di neve, toccando finalmente il terreno duro sottostante. Le mie braccia si piegano, i muscoli tesi nello sforzo di farmi fare ancora questo nuovo passo. La sommità della collina è ormai poco distante, quello che troverò oltre ha guidato i miei sogni nelle ultime tre volte dieci lune. La neve scricchiola con il suo inconfondibile suono sordo, mentre i miei piedi ammantati di pelliccia muovono un ennesimo passo. Uno degli ultimi passi di questo lungo, interminabile viaggio.

Come farei la revisione:
Il mio bastone affonda nella pesante coltre di neve fino al terreno. Le braccia si piegano nello sforzo di un nuovo passo, mentre vedo la sommità della collina ormai poco distante. Mi guidano i sogni che troppe volte hanno riempito (tormentato?) le mie notti. E' difficile proseguire quando la neve arriva alle ginocchia.
- Sei un pessimista o un ottimista?
- Sono un pessimo ottimista


Ultima modifica di franz il Mer 28 Apr 2004 23:06 pm, modificato 1 volta in totale
eNKay
Gwaihir
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MessaggioInviato: Mer 28 Apr 2004 22:59 pm    Oggetto:   

Per Franz, ti restituisco il "'stardo!" e tu sai perché... Wink

Per Odhen, Vedi? Ha spezzato la frase, con la virgola prima di mentre! Razz
26 / 27 gennaio 2009

I giorni della memoria.
OdhenMaul
Balrog?
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MessaggioInviato: Mer 28 Apr 2004 23:11 pm    Oggetto:   

Mago è mago...

Ammazza come ha sfoltito! Ma indubbiamente scivola via che è un piacere.
franz
Mago Mago
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Località: Milano
MessaggioInviato: Mer 28 Apr 2004 23:17 pm    Oggetto:   

Vabbè, ancora un pezzetto:

La tentazione di fermarsi è forte. Sarebbe dolce riposare e lasciare che finalmente le immagini di possenti castelli, buie catacombe, pianure verdi e infinite riempiano i miei occhi. Il vento mi spunta in faccia la sua rabbia e deposita larghi fiocchi sul pesante mantello verde-grigio. La neve si accumula e devo scacciarla di tanto in tanto, ma ho la sensazione che s'insinui negli stivali: odio avere i piedi fradici. Mi sistemo il cappuccio e le immagini indugiano ancora un poco, ma la mia volontà è forte. Per ora una sola è l’immagine che viva si interpone tra i miei sogni e la neve che cade invisibile dal cielo bianco.


adesso vediamo di fare accadere qualche cosa, che non possiamo mica allungare molto il brodo Wink
- Sei un pessimista o un ottimista?
- Sono un pessimo ottimista
franz
Mago Mago
Messaggi: 5731
Località: Milano
MessaggioInviato: Mer 28 Apr 2004 23:23 pm    Oggetto:   

OdhenMaul ha scritto:
Mago è mago...

Ammazza come ha sfoltito! Ma indubbiamente scivola via che è un piacere.


Le revisioni sono sempre sanguinose. Wink
Nella prima parte del brano trovo che ci sia una sovrabbondanza di aggettivazione (spesso raddoppiata: verde grigio, freddi bianchi)
- Sei un pessimista o un ottimista?
- Sono un pessimo ottimista
melusina
Sorella Bene Gesserit
Messaggi: 1528
Località: Amburgo
MessaggioInviato: Gio 29 Apr 2004 10:47 am    Oggetto: Re: Il Ritorno   

EnKay ha scritto:
Per la misura, non chiedetemi di utilizzare i centimetri in un racconto fantasy.


Non, no, non intendevo quello. Magari non usare un dito d'acqua ma ad esempio uno spesso strato... non so.

EnKay ha scritto:
melusina ha scritto:
E’ un passo lungo, lento, che occupa vaste distese di tempo {infinito?}.

Qui non concordo, il fatto che abbia indicato le vaste distese parla del viaggio compiuto, giocando sul fatto che un passo possa essere così lungo. "Infinito" sarebbe troppo poco chiaro, secondo me.


Ho capito il senso, anche se "distese" non mi piace proprio con "tempo"!

EnKay ha scritto:
melusina ha scritto:
Ma oltre la coltre di sempre nuove {PERCHÉ SEMPRE NUOVE?} lacrime, viva e pulsante è l’immagine del sogno che si realizza, al termine del lungo viaggio, quando alfine scorgi la meta, o forse il punto di partenza, quando il viaggio è stato a ritroso.


Perché il personaggio sa piangendo. le lacrime escono, cadono, si rinnovano negli occhi. Un fiume non sarà mai lo stesso... Wink


Accetto. Non avevo saputo interpretare in questo modo la frase. Embarassed
Si imparano un sacco di cose qui...

...

WOW, mago! Che grande! Surprised Surprised Surprised
Melusina
Che nessuno mi guardi quando nel buio della mia dimora dismetterò le vesti e parlerò coi pesci e coi serpenti. [by Anna Maria Bonfiglio]
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