Quattordici anni


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MagicamenteMe
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MessaggioInviato: Mar 06 Lug 2004 11:40 am    Oggetto: Quattordici anni   

Avevo quattordici anni quando, in una mattina di maggio, lasciai la casa di mio padre per raggiungere il mio futuro sposo.
Ero bella, di una bellezza ancora acerba. I miei capelli sembravano seta nera ancora da filare e gli occhi avevano la luminosità delle perle di ossidiana. Il mio corpo stava cambiando e il ventre e i seni stavano acquistando la rotondità propria delle donne.
Ero nell’età in cui i sogni di bambina si trasformano in promesse della vita.
Mi addolorava molto separami dal nostro etereo angolo di pace nel cuore del bosco, dai suoi profumi e dai suoi sussurri.
Non avevo mai immaginato che potesse accadere, che un giorno avrei dovuto separarmi dalla piccola casa costruita da mio padre intorno alla grande quercia che aveva dato la vita a mia madre.
Ero cresciuta insieme alla casa e all’albero; conoscevo ogni nodo del suo grande tronco e molte volte avevo trovato rifugio tra i suoi rami. Noi eravamo una cosa sola. Ero una creatura del bosco come lo era mia madre.
Quel giorno la mia vita stava cambiando: lasciavo il bosco pulsante di linfa vitale per rinchiudermi tra le inanimate e fredde mura del castello. Avrei potuto rifiutare questo matrimonio. Avrei potuto lasciare la mia casa per unirmi alle sorelle di mia madre, ma non potevo dare un simile dolore a mio padre. Egli era un uomo buono e leale. Amava profondamente mia madre e me; avrebbe dato la sua vita per vederci felici, ma era un semplice guardiacaccia e non aveva potuto negare la mia mano al suo padrone. In fondo egli era solo un mortale e, come tale, doveva sottostare ai giochi di forza dei terreni poteri.
Mia madre era diversa.
Per mia madre le cose erano diverse.
Lei era una creatura dei boschi; era una figlia di Lila la Signora degli Alberi.
Lei non era abituata a sottostare alla volontà di alcuno che non fosse la sua Signora Madre. Ma quella volta per amor di quel mortale cedette e cercò di rassegnarsi all’idea di vedermi tra le braccia di un uomo che aveva l’età di mio padre. Nel suo cuore celava la speranza che con il tempo il Signore di Fadua avrebbe imparato ad amarmi con la purezza e la passione con le quali mio padre amava lei e a dimostrarmi il rispetto che mi era dovuto come donna e come Figlia della Natura.
Ciò nondimeno non era una sciocca: sapeva che il cuore degli uomini è facile alla corruzione. Sapeva bene che il Signore di Fadua era uno sciocco ed arrogante mortale; così, chiamando a testimoni l’azzurro del cielo e il calore del sole mi fece giurare che mai e poi mai avrei dimenticato chi ero e da dove venivo.
Il mio nome era Ashea ed ero uno Spirito dei Boschi. Nessun mortale doveva dimenticare di chi ero figlia. Tutti dovevano ricordare che Lila, la Signora degli Alberi, avrebbe lavato col sangue ogni offesa portata a me.
E io giurai.
Quel giorno lasciammo il nostro nido tra gli alberi all’alba. Cori di fringuelli e usignoli salutarono la nostra partenza.
Percorremmo la lunga strada che ci separava da Fadua a cavallo all’ombra del lungo filare di cipressi. Mia madre e mio padre cavalcavano avanti e io, nell’abito verde delle vergini del popolo dei Naavi, li seguivo a testa bassa.
Per tutto il tragitto mi sforzai di imprimere bene nella mente il dolce profilo delle colline, il profumo del sottobosco bagnato di rugiada e la danza delle spighe di grano ormai pronte per la mietitura.
Dietro una collina, alla fine della curva che la strada disegnava in mezzo ai campi, finalmente apparve Fadua con le sue alte torri sottili. Sotto il sole del meriggio le sue mura bianche erano splendenti.
Quando raggiungemmo il fossato mia madre fermò il suo cavallo. Non era sua intenzione entrare all’interno di quella città senza vita. Non mi avrebbe accompagnato fino all’altare. Non avrebbe assistito la sacerdotessa votata al culto sua Madre.
Aveva accettato la mia sorte, ma non poteva cambiare la sua. In silenzio mi guardò attraversare il ponte levatoio e sparire lungo le anguste e tortuose vie.
Appena varcai quella porta sentì che le forze mi venivano meno. Tra quelle alte case non sentivo il vento sulla pelle, non riuscivo a sentire il calore della terra. Mi sentì pietrificata. Solamente quando era ormai troppo tardi compresi quanto mi era costata la lealtà verso l’uomo che mi aveva dato la vita.
Delle nozze non ricordo molto. Ricordo solo il viso vecchio e cadente del mio sposo; i suoi occhi vacui che cercavano di indovinare le forme sotto le mie vesti; il suo alito che sapeva di vino per i troppi brindisi che avevano preceduto le nozze.
Quella notte, alla fine del banchetto che seguì lo sposalizio, attesi per molte ore il mio signore. Seduta sul nostro letto giocavo nervosa con le margherite intrecciate tra i capelli. Cercando di ignorare lo sguardo di compatimento delle serve.
Attesi fino a quando la voce della mia Signora Madre non mi sussurrò che egli non avrebbe giaciuto con me quella notte, che egli era altrove a placare la sua sete. Che la nostra dignità e il nostro onore erano stati calpestati.
Così lascia le mie stanze e nella notte vagai per la mia casa. Irata per essere stata abbandonata la mia prima notte di nozze.
Li trovai nelle cucine, dietro a una cesta con gli avanzi del banchetto che il giorno seguente la servitù avrebbe dovuto distribuire ai poveri della città.
Lui era steso in terra, nella mano destra stringeva ancora la coppa nuziale mentre con la mano sinistra massaggiava avidamente il florido seno della donna che, nuda, muoveva ritmicamente i suoi fianchi sopra di lui.
Ridevano e le loro risa si mischiavano a grugniti simili a quelli dei porci. Quelle risa mi trafissero il cuore.
Mi avvicinai, senza essere vista, e con un coltello trovato su una dei tavoli recisi il collo di quell’oca. Il suo sangue caldo schizzo ovunque: sul cibo, sul viso e sugli abiti del mio sposo troppo ubriaco per alzarsi in piedi. Vidi il terrore che gli si dipingeva sul volto e le pupille dilatarsi alla vista della lama insanguinata. Lasciai che il sangue di quella donna si mischiasse al vino benedetto per noi.
La Signora degli Alberi parlò attraverso di me.
<< Da oggi in poi non dimenticherai il rispetto che devi a questa mia figlia. Offendendo questa giovane hai offeso me. Ricordati uomo: finché vivrai a nessuna fonte potrai placare la tue voglie lussuriose. Che il tuo seme, così abbondantemente sparso per questa casa, sia sterile. Che la tua casata muoia con te. Così ho parlato!>>
Ero nell’età in cui i sogni di bambina si trasformano in promesse della vita, quando quei sogni fatti di colori e luci si trasformarono nella promessa di un futuro fatto di solitudine e rabbia.
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Ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare: Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, Palin che ha usato Vista
luna
«Balrog»
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MessaggioInviato: Mar 06 Lug 2004 13:33 pm    Oggetto:   

Bellissimo racconto Gwen Very Happy
Soprattutto il modo in cui hai descritto i pensieri e le pulsioni della sfortunata protagonista...complimenti per il finale ben congegnato Wink
Eärwen
«Balrog»
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MessaggioInviato: Ven 09 Lug 2004 18:38 pm    Oggetto:   

Concordo con Luna, davvero un bel racconto! Very Happy
Complimenti Gwen! Wink
Perrin Aybara
«Fratello dei Lupi»
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MessaggioInviato: Lun 12 Lug 2004 12:09 pm    Oggetto:   

Molto molto carino...complimenti! Very Happy
[connessione persa...]
MagicamenteMe
«PrimaNonna» PrimaNonna
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MessaggioInviato: Mar 13 Lug 2004 8:58 am    Oggetto:   

Troppo gentili, grazie Embarassed
Citazione:
Ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare: Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, Palin che ha usato Vista
OdhenMaul
«Balrog?»
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MessaggioInviato: Mar 13 Lug 2004 11:34 am    Oggetto:   

Anche a me è piaciuto molto, ma la frase finale mi ha lasciato un senso di vuoto... non so, devo rifletterci meglio. Mi è sembrata "fuori luogo": leggermente sottotono rispetto al crescendo che hai creato nel finale.
Io forse la toglierei.
Perrin Aybara
«Fratello dei Lupi»
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MessaggioInviato: Mar 13 Lug 2004 11:43 am    Oggetto:   

OdhenMaul ha scritto:
Io forse la toglierei.

Se mi posso permettere... Embarassed
Invece di toglierla (non è male come chiusura) io cercherei di collegarla alla frase recitata dalla protagonista "<< Da oggi in poi non dimenticherai il rispetto che devi a questa mia figlia.[...]" perchè mi sembra un salto a piè pari. Non so, forse ci dovrebbe essere qualcosa tra la suddetta e la conclusione. Il racconto sembra troncato e terminato improvvisamente. Non trovi?
Wink
[connessione persa...]
OdhenMaul
«Balrog?»
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MessaggioInviato: Mar 13 Lug 2004 11:44 am    Oggetto:   

Perrin Aybara ha scritto:
OdhenMaul ha scritto:
Io forse la toglierei.

Se mi posso permettere... Embarassed
Il racconto sembra troncato e terminato improvvisamente. Non trovi?
Wink


Si, direi che hai dato forma al mio disagio... Confused
MagicamenteMe
«PrimaNonna» PrimaNonna
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MessaggioInviato: Mar 13 Lug 2004 13:20 pm    Oggetto:   

La frase finale è voluta per riprendere l'inizio. In effetti è troncato. Avevo paura che fosse troppo lungo, appena posso rimetterci mano cercherò di migliorare la fine.
Grazie per i consigli
Citazione:
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eNKay
«Gwaihir»
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MessaggioInviato: Mar 13 Lug 2004 13:30 pm    Oggetto:   

Se non fosse per quella firma... Rolling Eyes

Buona storia. Ci sono errori di ortografia qua e là, qualche D eufonica da eliminare prima che veda il mago... per il resto, buon pezzo!
26 / 27 gennaio 2009

I giorni della memoria.
MagicamenteMe
«PrimaNonna» PrimaNonna
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MessaggioInviato: Mar 13 Lug 2004 13:36 pm    Oggetto:   

EnKay ha scritto:
Se non fosse per quella firma... Rolling Eyes

Buona storia. Ci sono errori di ortografia qua e là, qualche D eufonica da eliminare prima che veda il mago... per il resto, buon pezzo!


Ortografiaaaaaaa???? Probabilmente sono errosi di battitura
Per quanto riguarda il Mago ... peggio di così non credo che possa andare Very Happy
Cacchio oggi non ce la faccio a ricontrollarlo???
Citazione:
Ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare: Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, Palin che ha usato Vista
eNKay
«Gwaihir»
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MessaggioInviato: Mar 13 Lug 2004 14:20 pm    Oggetto:   

E' una domanda? Shocked
26 / 27 gennaio 2009

I giorni della memoria.
Leida80
«Stregona di Angmar»
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Località: Roma
MessaggioInviato: Mar 13 Lug 2004 21:22 pm    Oggetto:   

molto carino. In qualche punto l'ho trovato un po' prolisso, c'è qualche ripetizione, ma indubbiamente è efficace
Eva
«Balrog»
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Località: casa sull' albero.
MessaggioInviato: Mar 10 Ago 2004 18:39 pm    Oggetto:   

brava, gwen, mi è piaciuto..! Wink

"Il y a un pré where the grass grows toda de oro,
take me away, take me away, che io ci moro!"
MagicamenteMe
«PrimaNonna» PrimaNonna
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MessaggioInviato: Mer 11 Ago 2004 7:39 am    Oggetto:   

Dopo la pausa estiva mi riservo di postare la versione corretta secondo i vostri suggerimenti.
Con la speranza che il mago nella sua innaturale magnanimità voglia farmi l'onore di stroncarlo.
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