L'ho rivisto. Ora mi piace ancora di più. Non ho solo corretto alcune "schifezze", ma ho modificato anche un pò il testo.
Non sarà perfetto, per questo ho bisogno dei vostri commenti.
Aron 2.0
Nebbia. La valle era immersa nella più totale oscurità; benché non era possibile capire se si trattasse realmente di nebbia…
Una sagoma nera avanzava attraverso vapori e ombre. I passi cadevano leggeri sull’erba soffice e umida, dando origine ad un leggero fruscio perso in mezzo ai vorticosi rumori della natura.
Poco distante un pettirosso cantava dall’alto con la sua compagna, attirando l’attenzione di un falco che si avvicinava volteggiando nell’aria producendo un sibilo minaccioso.
Il terreno puzzava di bagnato, la brezza, delicata sul volto del viaggiatore, era impregnata dell’odore delle foglie secche e putride misto al profumo del muschio sugli alberi.
Il viandante proseguì seguendo il canto delle acque fluviali che indicava la strada verso un improbabile luccichio domestico.
L’aroma della foresta venne lentamente e delicatamente corteggiata dal buon odore del fumo d’arrosto che, accompagnato dal puzzo d’uomo, fuoriusciva dal camino di una locanda.
L’uomo proseguì verso quella strada iniziando a calpestare un acciottolato rumoroso e malfermo appoggiandosi a una lunga picca dalla lama ricurva. Man mano che si avvicinava si udivano rumori di baldoria: bicchieri rotti, canti rauchi seguiti da fragorose risate e il fluire della birra.
Giunto vicino alla taverna attraversò un portico di legno stridente facendo battere regolarmente l’asta sulle assi marce. Entrò attirato dal tepore interno.
La taverna doveva essere piena di balordi; si allontanò dalla zona più rumorosa seguendo il muro fino al tiepido calore del camino scoppiettante, dove trovò un tavolo vuoto. Si sedette e attese.
Passi pesanti e strascicati si accostarono al nero viaggiatore.
<<Cosa prendete forestiero?>>.
L’avventore scostò il cappuccio dal volto, facendo vedere all’oste i lineamenti elfici circondati da un piccolo pizzo e da lunghi capelli biondo-grigio; solo gli occhi nascosti sotto le palpebre non furono scorti dal locandiere.
<<Portami una pinta di birra e un po’ del maiale che stai arrostendo in cucina…>> rispose con voce sottile e penetrante tastando l’aria con l’olfatto, <<… c’è puzza di legno tinto bruciato con l’alcool, avete avuto problemi?>>.
<<Non parlo con chi non mi guarda in faccia…>> ribatté l’oste con fare scorbutico e bisbetico.
Il viandante spalancò per la prima volta gli occhi, mostrando le iridi bianche e vitree all’albergatore che, spaventato, si distanziò di un passo.
Il nero viaggiatore Elfo era cieco.
<<Mi scusi…>> disse l’oste imbarazzato e impacciato. Rimase per un attimo in silenzio, poi proseguì: << …oggi dei ceffi hanno attaccato briga con uno straniero bruciandomi mezzo locale.>> aggiunse accontentando la domanda del cliente cercando di riparare alla mancanza di tatto di poco prima.
L’ uomo si allontanò facendo scricchiolare le tavole di legno del pavimento.
Poco dopo un’altra camminata, più leggera della precedente, si avvicinò al tavolo,portando con se il profumo dell’arrosto e l’aroma della birra.
<<Ecco a voi>> disse una voce giovanile posando un vassoio sulla tavola del non vedente,<< Cosa porta un cieco da queste parti? >> chiese il ragazzo con curiosità.
<<Cosa vuoi che porti un uomo in una locanda? Credi che i ciechi non abbiano fame, razza di stolto?>> rispose il forestiero maltrattando il garzone, il quale se ne andò offeso e umiliato.
<<Umani…>> il cieco scosse lentamente la testa. Era infastidito dalla loro razza, troppi torti aveva ricevuto fin dall’infanzia per causa loro.
Iniziò a mangiare il maiale assaporandone il gusto gradevole e selvatico, mandandolo giù con sorsi aspri e pungenti della birra amara, che gli rovinò il dolce sapore vermiglio del sangue.
Ora aspettava seduto solitario avvolto nel nero mantello, finché la comparsa di una bizzarra compagnia attirò la sua attenzione.
Gli avventori abitudinari del locale erano pirati senza scrupoli, tagliagole e marinai rimasti troppo a lungo per mare sulle navi dei mercanti.
Quella sera invece quattro insoliti viaggiatori entrarono nella taverna e presero a sedersi poco lontano da lui.
I loro accenti non erano del Sud, né la parlata ricordava quella dei marinai giunti dalle coste a Nord di Antigan. Erano sicuramente tre uomini delle Terre del Nord e un Elfo.
La sola apparizione dell’elfo era rara in quei luoghi, il fatto che giungesse in compagnia di Uomini rendeva la cosa singolare e curiosa.
I quattro parlarono a lungo con una bizzarra figura la cui voce rovente era accompagnata dal continuo frusciare di sete costose e dal tintinnio di vari gioielli.
L’uomo era il famoso pirata Zadir Lee. La dolce voce di fanciulla che si opponeva a quella del brigante apparteneva sicuramente alla figlia Layla di cui tutti al porto parevano invaghirsi.
Il cieco ascoltò a lungo la conversazione. C’era in ballo un viaggio in nave e la cosa poteva essere interessante per un ramingo senza meta come lui, se solo non fosse che non si fidava del pirata e disdegnasse la compagnia degli Umani.
Il Capitano si congedò presto e il cieco non badò più alla strana comitiva perdendosi nei suoi pensieri.
Non aveva un popolo, né una terra; sapeva combattere, ma non aveva nessuno da servire e senza di questo non aveva scopo né onore.
Aron si alzò dal tavolo muovendosi per andare nella sua stanza, quando si scontrò violentemente contro un uomo troppo sprezzante per fare attenzione contro chi s’imbatteva.
<<Fai attenzione,stolto!>> disse l’uomo dall’alto della sua nera armatura << Sei forse cieco? >> proseguì con voce alterata.
<<Sì…>> fu la risposta cinica e pungente di Aron <<…idiota d’un Cavalcadraghi…>> aggiunse lentamente il cieco abbassando il cappuccio del mantello fissando gli occhi contro il volto dell’incredulo Cavaliere.
L’uomo parve impacciato vedendo la cecità dell’elfo <<Come sai che sono un Cavaliere di Draghi?>> chiese in tono arrogante cercando di riacquistare fermezza.
Il cieco arricciò il naso e rispose <<Puzzi ancora di Drago...>> .
Aron scanso bruscamente l’uomo e si allontano dal salone salendo le scale.
Ronin rimase per un attimo stranito dallo bizzarro incontro con il cieco, ma dimenticò subito l’accaduto per raggiungere i suoi compagni che stavano uscendo per andare al porto a vedere la nave del Capitano Zadir Lee, senza accorgersi di aver rapito l’unica speranza di un uomo…
Una volta nella sua stanza Aron si accorse dell’accaduto. La fiala. L’elisir che portava appeso al collo era sparito. L’unica magia in grado di dargli il dono della vista per un sol giorno non c’era più.
Tuttavia se ne sarebbe accorto se fosse caduta, avrebbe sentito il rumore del cristallo in frantumi... la taverna era piena di borseggiatori, ma nessuno gli si era avvicinato…
Il nesso fu immediato: il Cavaliere!
Aron afferrò la picca e corse fuori dalla stanza giù dalle scale. Nella sala sottostante odori e voci si mischiavano in un turbinio di caos e irrazionalità. Il cieco era troppo scosso per far affidarsi ai suoi sensi per orientarsi. Si mosse verso il bancone chiamando l’oste.
<<Il Cavaliere! Dov’è? >> chiese con voce arrabbiata.
<<Quale Cavaliere? >> fu la risposta serena dell’inconsapevole oste.
<<Quello dei Draghi …>> Aron cercò di calmarsi << … quello arrivato stasera con altri due Uomini e un Elfo… >> .
<<Sono usciti per andare al porto… >> la frase dell’oste s’interruppe, mentre Aron corse via veloce verso l’uscita cozzando contro clienti mezzi ubriachi.
“Devo trovarlo” era il suo unico pensiero.
Uscì in strada dirigendosi in fretta verso il porto. In quei ultimi giorni aveva spesso passeggiato per la città e non ebbe difficoltà a trovare la direzione giusta.
I suoi passi veloci risuonavano per il viale, finché non sentì in lontananza sempre più distinto l’odore riconoscibile del Cavaliere. Con un rapido balzo gli fu addosso abbandonando la picca ed estraendo la spada che punto rapidamente alla gola dell’uomo scaraventandolo a terra.
<<Ridammi la Luce di Ysor! >> la voce del cieco tuonò nelle tempie del malcapitato.
Fulmineamente l’Elfo della compagnia incoccò una freccia nell’arco producendo il tipico rumore della corda tesa. Aron si ricordò degli altri uomini. Fece una mezza capriola trascinandosi dietro il peso del Cavalcadraghi ponendo appena in tempo l’armatura dell’uomo fra se e l’arco.
In quell’istante la freccia fu scoccata infrangendosi contro le scaglie di drago della corazza.
Gli alti due uomini estrassero le loro armi. A quel punto il cieco si voltò verso di loro tenendo sempre la spada alla gola del Cavaliere.
<<La faccenda non vi riguarda! E’ fra me e questo ladro >> disse Aron in tono imperioso, ma non furono le parole a fermare i guerrieri, ma lo stupore nel vedere i suoi occhi vitrei privi di luce.
<<Non sono un ladro! >> disse Ronin cercando di divincolarsi dalla stretta ferrea del cieco.
<<…non sapevo che il cavallo fosse tuo… >> aggiunse il Cavaliere soffermandosi a pensare alla sua precedente affermazione.
<<Non è un cavallo che sto cercando.>> rispose Aron fra i denti, stringendo ancora più forte il collo dell’uomo.
<<Che cosa cerchi? >> chiese l’uomo più vecchio con voce pacata e rassicurante, avvicinandosi cercando di calmare lo straniero.
<< Una fiala di cristallo. Legata a una catenina…>> il cieco smorzò la propria ira, senza però allentare la presa .
<<Non ne so niente! >> disse Ronin con voce soffocata.
<<Forse è quella…>> dichiarò Niodil indicando con gli occhi ai suoi compagni un oggetto brillante incastrato fra le scaglie dell’armatura del Cavalcadraghi.
<<Deponi le armi, cieco. Sei in errore, dubito che il Cavaliere te l’abbia portata via intenzionalmente…>> parlò di nuovo l’uomo in tono arguto intuendo l’accaduto.
Aron allontanò bruscamente da se il corpo dell’uomo dicendo<< Allora ridammi il maltolto, senza discutere...>> il cieco s’accorse di aver agito troppo impulsivamente <<…devi perdonare la mia irruenza, se davvero non era tua intenzione derubarmi>> abbozzò delle scuse <<…ladro di cavalli…>> aggiunse malignamente.
Solo allora Ronin si accorse del pendaglio impigliato nella sua corazza. Un oggetto singolare di cristallo lavorato contenente un liquido azzurro come gli occhi della speranza.
<<Tieni… cieco! >> il Cavaliere porse l’amuleto facendolo tintinnare davanti al volto dell’elfo <<…scusa…>> concluse leggermente scosso.
Aron afferrò avidamente il pendaglio e l’assicurò nuovamente al collo; <<Addio!>> fu la sua risposta e subito si volto per recuperare la picca e andarsene.
<<Vieni con noi! >> disse improvvisamente Niodil stupendo i presenti raccogliendo il bastone del cieco <<Nessuno è mai riuscito a schivare una mia freccia… figuriamoci un cieco… >>.
<<L’elfo ha ragione. Sei abile con la spada…non è vero Cavalcadraghi? >> il vecchio schernì l’uomo.
In risposta Ronin grugnì in tono di assenso fregandosi lentamente la gola.
<<Seguici… se non temi i pericoli e la morte… ho bisogno di te! >> aggiunse Niodil con voce ingenua.
Aron rimase sorpreso da una richiesta tanto gentile quanto innocente. “Ho bisogno di te” pensò. Questa era finalmente la sua occasione. Forse aveva trovato a chi offrire la sua spada…
<<Non temo ciò che non posso vedere…>> disse in tono leale, <<…né la morte che da sempre mi insegue senza mai afferrarmi nel mio mondo di ombre e oscurità. >> aggiunse con voce seria. <<Mi è stato posto davanti il cammino…verrò con voi se così volete e vi aiuterò per quanto mi è concesso.>>.
<<Bene!>> disse Korgas felice di avere lo Straniero per alleato e non per nemico.
<<…ma se mi permette ho sentito brutte cose sul conto del Capitano Zadir Lee...>> aggiunse Aron.
<<Allora è vero che ci spiavi!>> Korgas s’inalberò subito agitandosi furiosamente.
<<Scusa il mio amico,cieco…>> intervenne il vecchio <<se questo barbaro avesse i sensi affinati come i tuoi, si accorgerebbe prima da chi deve stare in guardia veramente...>> canzonò il compagno<<…non ti sei accorto che ti hanno nuovamente rubato il borsellino?>> il samurai sorrideva.
<<Lee…>> ringhiò Korgas dimenticandosi subito del cieco,<< Andiamo alla sua nave!>> disse, partendo con fare minaccioso.
Il gruppo si mosse seguendo il gigante infuriato, mentre il cieco rimase leggermente in dietro riflettendo sulla sua decisione di partire.
In poco tempo il freso profumo dell’acqua marina si diffuse per tutta la zona, mentre l’aria si riempiva del rumoroso rollio delle navi ormeggiate nel porto.
I moli erano pieni di brutti ceffi senza scrupoli intenzionati ad attaccar briga, pronti a derubare il prossimo.
I cinque guerrieri si mossero con fare sicuro verso il molo a cui era ancorato la galea del Capitano Lee, cercando di non attirare troppo l’attenzione, cosa purtroppo impossibile per una marmaglia così ben assortita.
Un gruppo di taglia gole si avvicinò ai nuovi arrivati: sette scagnozzi armati di coltelli e bastoni.
<<Questa è la nostra zona forestieri…>> disse uno di loro gracchiando minacciosamente <<…e ora di pagare il vostro passaggio…>>
<<Non stuzzicare il Drago che dorme>> rispose per nulla turbato il vecchio.
<<Taci vecchio…e paga il dazio!>> un omone si avvicinò brandendo una mazza.
<<Se non sparite subito sarete voi a farvi male!>> urlò Korgas irritato dalla perdita di tempo.
<<Ho già avuto a che fare con questa gente…>> Aron passò davanti alla compagnia <<…non conoscono che l’acciaio…>> con un rapido gesto trapassò con la lama della picca il torace dell’omone, senza neanche scomporsi davanti alla vita che si spegneva per mano sua.
<<Bastardo!>> urlò un altro bandito correndo verso il cieco. L’Elfo si limitò a schivare l’attacco lasciando la picca nel corpo della vittima e con un rapido movimento uccise il nuovo avversario fendendolo alle spalle con la spada.
<<…Due…>> sussurrò fra le labbra.
L’azione degenerò in un istante. Gli altri briganti gli furono subito addosso.
Il tutto durò un attimo. Due uomini caddero morti a terra colpiti dalle frecce di Niodil, il quale si accorse subito di aver soltanto trafitto dei cadaveri. I tre rimasti, impauriti dalla brutta sorte dei compagni, trovandosi in inferiorità numerica fuggirono terrorizzati dalla follia omicida del cieco, che nel frattempo aveva estratto due daghe pronto a continuare la carica.
Nessun altro ebbe il tempo di intervenire, soltanto il vecchio si frappose per fermare Aron.
<<Basta!>> il vecchio non concepiva una tale violenza, <<Non è con la crudeltà che si risolvono certe cose…l’uomo saggio estirpa il male, non lo condanna.>>.
<<Non avrebbero esitato a riservarci lo stesso trattamento…>> disse il cieco con voce gelida<<…e poi non sono una gran perdita quattro uomini…>>.L’Elfo non vedente ripercorse i suoi movimenti in cerca della spada e della picca ancora impiantante nei corpi dei furfanti caduti.
Korgas era sempre più dubbioso sull’acquisto del nuovo alleato e iniziò a scambiarsi occhiate con il Cavaliere, il quale disse <<Conosco questo modo di combattere…>> i suoi occhi vagarono nei ricordi <<…questi non è un semplice guerriero cieco…è un Maestro d’Armi.>>, Ronin guardò i suoi compagni <<…questi combattenti sono spesso chiamati per addestrare eserciti e battaglioni…ma non ho mai sentito di uno come lui…>> riferendosi alla cecità di Aron.
<<Chi sono non vi interessa, sappiate che mai la mia lama sarà alzata contro uno di voi…se non in caso di tradimento nei miei confronti…>> nessuna parola sfuggiva all’udito del cieco,<<Barbaro…>> aggiunse ironico <<…non hai un borsellino da recuperare?>>.
<<Sì…>> Korgas tornò risoluto <<…abbiamo perso troppo tempo.>>.
I cinque avanzarono verso il molo dove Lee ormeggiava la sua nave.