Ti direi che le osservazioni sono giuste, ma devi considerare anche un altro aspetto del genere shonen e soprattutto dei titoli commerciali come Naruto: la longevità . Longevità imposta dalla popolarità e dal profitto ovviamente, che per questi successi inevitabilmente si proiettano (e si progettano) a lungo termine. Questo purtroppo incide talvolta sulla qualità del prodotto o sulla coerenza della storia, preferendo ricorrere ad astuzie e formule rodate per avvinghiare un pubblico più ampio, in particolare giovanile, che possa rimanere affezionato per lungo tempo, almeno fino alla maturità e oltre; da cui un bizzarro alleggerimento della sostanza con sdrammatizzazioni eccessive. Se bilanciato, il sistema funziona anche con il proseguire degli anni, altrimenti i lettori più attenti o forse capziosi avvertono un tradimento dello spirito dell'opera originaria, un impoverimento della trama destinata solo a subire inutili stiracchiate con sotto trame riempitive fino a trascinarsi verso un finale irraggiungibile, ormai fiacca e scontata...E' un pericolo cui non sfuggono nemmeno le serie più amate, o quelle divenute un vero cult come Berserk ad esempio, che oltre alla processione estremamente lenta nell'uscita dei capitoli, ha deluso buona parte della sequela per la dissoluzione totale del nucleo storico principale e le cadute di stile.
Ne escono pulite invece serie pregevolissime come "Fullmetal Alchemist"; l'autrice ha saputo costruire e svolgere l' intreccio dall'inizio alla fine, completando e concludendo degnamente l'avventura dei protagonisti, senza dilungarsi inutilmente ma contribuendo alla prosecuzione lineare in modo determinante o significativo in ogni capitolo, pur con tutta la mole di personaggi introdotta e la responsabilità di renderli interessanti nella crescita o nello sviluppo senza deragliare dai binari di partenza, seguendo una parabola di eventi concatenati e concorrenti al finale.
Un'altra formula magica che gli editori e gli autori amano sfruttare per i lettori è il Grande Dramma, quello che fa impennare o straboccare l'emotività di una situazione in modo che risulti stranamente più seria di quanto si creda e infine coinvolgente, sebbene possa essere usata come carta vincente per dimostrare con un certo impegno, squadernando con generosità le personalità e i caratteri conflittuali, quanto credibili siano i personaggi. Il problema con i climax è che se non gestiti con coscienza ma con passione trascinante, rischiano di scadere nel patetismo.
Una buona serie sarà sempre quella in cui il tutto sia amalgamato ed equilibrato, in cui si alternino senza passaggi bruschi momenti leggeri, commediali a momenti di tensione; è banale come conclusione ma è una verità . Anche le avventure più strabilianti, fuori dall'ordinario, anche le tragedie se trattate narrativamente e visivamente come recite da palcoscenico diventano ingenuità d'autore.
In Naruto questa alternanza si evince,pur con qualche scivolata dovuta più alla pratica dell'autore con i soliti clichè del genere che per uno stile originale. Ma non c'è dubbio che l'attrattiva stia anche in quegli episodi sporadici,secondari in cui piccoli drammi autoconclusivi siano di grande impatto(la storia di Zabusa e Haku). I momenti topici,come alcuni scontri, sono occasioni di confronto anche psicologico, hanno un contenuto emozionale importante e non solo conveniente(la battaglia alla Valle della Fine che chiude la prima parte è solo uno dei molti episodi rispondenti).
Ma le logiche di mercato hanno la meglio ed ecco le lungaggini, la demenzialità , le soluzioni semplicistiche, per non parlare delle concessioni alle voglie del fandom eccetera.
Io ribadisco che tutto quello che mi interessa adesso di Naruto è un finale decente che preveda molte mazzate per Sasuke.