scrivere il fantasy


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Autore Messaggio
Marina
Bracchetto del Cheshire
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MessaggioInviato: Mar 05 Set 2006 23:59 pm    Oggetto:   

Discussione interessante, troppo per riuscire a trattenermi dal versarci i miei duecent Laughing

Io la vedo a metà fra Andrea e Franz, pur non avendo l'esperienza nè dell'uno nè dell'altro e giudicando dunque da lettrice.
Secondo me è importante, per partire, conoscere le regole. Poi, se lungo la strada uno decide di disattenderle, va bene ugualmente.
Ma per me c'è un abisso fra conoscerle e disattenderle e disattenderle senza premurarsi di conoscerle. Il secondo caso mi sembra o presuntuoso e/o dilettantesco. Come se un pittore pretendesse di dipingere senza avere un minimo di preparazione sull'uso del colore.

Viceversa, conoscendo ma disattendendo, allora chissà, potrebbe nascere l'insolito, il nuovo, il capolavoro, che invece mai potrà uscire dall' "ignoranza". Se non ricordo male era Orwell (autore che peraltro a me non piace, ma questo non c'entra una cippa) che dava le sue 9 regole e poi alla decima diceva di contravvenire pure a tutte e 9 piuttosto che scrivere qualcosa di assolutamente barbaro Laughing Oddio, adesso mi viene il dubbio che forse era Kipling? Vabbè, la mia memoria va sulla cicoria, cmq l'ha detto uno che non era l'ultimo arrivato...

E' vero quel che dice Andrea: non si puo' insegnare la creatività e il talento.
Ma è anche vero quel che dice Franz: si può affinare e valorizzare coi trucchi del mestiere. Quoto in pieno la sua frase "Può essere che alla base del romanzo ci sia un'idea geniale, ma se il divario tra talento e tecnica è così grande, può essere che un editore non abbia il tempo e le energie per colmarlo".
Senza contare che a volte un po' di mestiere soccorre dove l'ispirazione viene momentaneamente a mancare (come succede a tutti, anche ai migliori, non si puo' sempre essere in "fase alpha" no?), e credo che Andrea magari l'abbia sperimentato di persona...

Quanto al discorso sul mezzo di scrittura, sono d'accordo nel dire che il mezzo non è fondamentale: ognuno ha il suo preferito, magari quello che lo stimola meglio, ma il prodotto, se è buono è buono, e se fa schifo fa schifo.. La qualità di un romanzo non può essere pregiudicata dal tipo di mezzo usato, e nel giudicare un romanzo la qualità è il requisito fondamentale.

Franz: GOSH, davvero capisci se chi scrive è uomo o donna, anche se non sta scrivendo di emozioni (campo in cui è più facile tartufare chi sta dietro al libro, anche se cmq non necessariamente ci si piglia:) ? Shocked E quali sono le 'spie', (sempre se puoi svelare il trucco del mestiere) Laughing?

Ghan Lur: ci sono talenti che non hanno avuto bisogno di pagare e talenti che lo hanno dovuto fare. Non credo che la discriminante sia il tipo o il grado di talento. Io credo sia solo unicamente la pazienza di aspettare l'occasione per pubblicare senza pagare. Una quesione di indole, senza nulla togliere alla libertà di voler affrettare i tempi e quindi di scegliere una via diversa da quella "tradizionale". Il mio non è un giudizio, solo un'osservazione. Naturalmente poi non è detto che chi paga abbia talento o che chi non paga abbia talento: ci sono eccezioni in entrambi i campi e aalcune anche famose.
A parte il fattore pazienza, credo anche che un altro fattore determinante sia la soggettività di quello che si considera talento (do' per scontato che un libro abbia i requisiti base di leggibilità e di rispetto della sintassi e dell'ortografia, e un minimo di coerenza nella storia, è chiaro. Il "talento" è quell'inafferabile "pizzico in piu'" che "spezia" i requisiti base, altrimenti uguali a 1000 altri manoscritti): per uno puo' essere una prosa essenziale, per un altro un linguaggio ricco e descrittivo; per uno puo' essere l'originalità della storia, per un altro la capacità di trasferire le emozioni su carta... potrei andare avanti all'infinito. Ecco perché viene in ballo la pazienza: se c'è una qualità che spicca in uno scritto, prima o poi arriverà sulla scrivania dell'editor che apprezza quella determinata qualità. Credo che, finché ci si mantiene su case medio piccole questo conti ancora e non sia ingenuità o utopia (Franz correggimi se sbaglio), pur tenendo sempre un occhio sulla vendibilità, visto che una casa editrice è cmq un'impresa e non un ente culturale senza scopo di lucro . Se si parla di multinazionali, beh alllora il discorso cambia, perché falsato dai grandi numeri, dal grande business e da tutte le sproporzioni del caso, dove spesso (anche se non sempre) la qualità diventa fanalino di coda asservito ad altre esigenze (chi ha detto Melissa P? Laughing).

Sull'incipit: parlo da lettrice, ma anche secondo me si mette troppa enfasi su questo. Il che non vuol dire che non sia importante, ma oggi gli si attribuisce troppa importanza. Magari l'attacco è bellissimo, poi lo scritto si affloscia o si perde per strada. Oppure puo' essere il contrario.
Flaubert scriveva da Dio (IMVHO). Ma Madame Bovary (peraltro IMVHO una storia noiosissima) non attacca forse con un infodump lungo un chilometro? Franz avresti accettato Madame Bovary se avessi dovuto giudicare dall'intro? Riesci a valutarlo fingendo che non sia un classico?

E' stata citata in questa sede, piu' volte, la Rowling: bene, ho sempre pensato che l'attacco della Pietra Filsofale faccia letteralmente cag...ehm. E GRAZIE TANTE?!! Nemmeno alle elementari uno chiude la prima frase di un pensierino con E GRAZIE TANTE, dai! E' imbarazzante!
Sono convinta che tutti gli editori che l'hanno rifiutato l'han fatto proprio perché han giudicato in base a quello. o stessa, se non mi fosse stato raccomadato da persone in cui avevo fiducia, non avrei retto piu' di dieci pagine. IMO il romanzo si RIBALTA letteralmente da quando harry va a Hogwarts. Prima, a parte la puntatina a Diagon Alley, è un lungo sbadiglio, anche perché chi lo comincia non si rende conto che le prime pagine gli stanno dando info fondamentali sul prosieguo della vicenda.
Anche qui Franz: dall'intro, avresti tartufato le potenzialità del romanzo?
E mi vengono in mente decine di altri esempi che vi risparmio, visto che il post è già troppo lungo.

Visto che parliamo di dissensi sulle regole, un'altra cosa su cui (parere personalissimo eh!) non sono d'accordo è la "regola" che un Italiano debba scrivere dell'Italia. So che Franco, nel suo manuale, sposa anche lui questa tesi paragonando l'Italiano che scrive "fuori confine" alle band di cantina che cantano in Inglese. Forse nel 90% dei casi sarà vero e suonerà spurio, ma le eccezioni ci sono eccome. Faccio un esempietto sempre tratto dalla musica: personalmente preferisco 1000 volte la vitalità della disco anni '80 dei vari Raf o Gazebo anziché i successivi "piu' maturi" prodotti in Italiano, quasi sempre delle lagne totali che imitano male altri piu' famosi (penso a "Cosa resterà di questi anni '80" e mi viene un brivido, e non è di piacere - chiedo scusa a chi la apprezza, sto naturalmente parlando dei MIEI gusti). Ci saranno dunque anche le eccezioni letterarie: duqnue scrivere fuori dall'Italia, IMVHO non qualifica un autore automaticamnete come dilettante.

Non sono certo io, Franz, e lo sai, a pensare che l'editore non capisca il suo mestiere, però secondo me profana, a volte gli editori sono un po' troppo rigidi nell'applicare le regole che si sono dati. Anche i giudici, accanto all'applicazione della legge, apportano correttivi "equitativi" Wink Laughing

Ahò, sono arrivata dopo 8 pagine di discussione ma con la lunghezza di sto post mi son rifatta del tempo perduto eh! Sorridi
Olorin
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MessaggioInviato: Mer 06 Set 2006 12:43 pm    Oggetto:   

Racconto o romanzo è un confronto che mi intriga anche se, sportivamente parlando, lo vedo come l’annoso paragone tra l’adrenalinica frenesia dei cento metri e il flemmatico tatticismo dei diecimila.
Premetto di non aver mai tentato di far pubblicare nulla presso una casa editrice, e di aver solamente scritto alcuni racconti su un settimanale di paese (3000 anime) ricevendo peraltro consensi che assolutamente non mi hanno indotto a montarmi la testa. Per contro, facendo leggere un’opera più articolata sono stato allegramente massacrato dai, a questo punto malcapitati, lettori.

Però, essendo un passatempo di cui non posso fare a meno, e da quando vi ho scoperto mi sento anche un po’ più in compagnia, insisto.

La difficoltà principale (lascio da parte quelle aberranti) che ho incontrato nel passaggio alla competizione sulla lunga distanza, è proprio quella che avrebbe l’atleta del paragone iniziale: la gestione del ritmo di gara. In effetti il punto di forza che mi era stato attribuito era la capacità di tenere costantemente alta la tensione e la suspace con un ritmo incalzante del racconto, ma in un romanzo risulta difficile tenere l’acceleratore sempre a paletta e rileggendone alcuni passaggi ho visto la necessità di modulare il ritmo e dare respiro alla vicenda tra un picco e l’altro… mi hanno massacrato lo stesso, ma un po’ meno. Hanno apprezzato il mio tentativo... e io il loro.

Comunque ritengo la complessità della scrittura di un romanzo sicuramente più coinvolgente rispetto ad uno scatto da 11… 12… 14… vabbè ormai ce ne metterò anche 20 di secondi!!
Gli ideali sono pericolosi. La realtà è preferibile: è spietata ma preferibile.

Una scrivania ordinata è sintomo di una mente malata
Negróre
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MessaggioInviato: Ven 08 Set 2006 9:49 am    Oggetto:   

franz ha scritto:
Si impara a scrivere scrivendo e leggendo, siamo d'accordo, e allo stesso modo per racconti e romanzi; ma credo converrai che l'impegno di tempo sia diverso.

Non necessariamente, Franz. Wink
Se prendo il suo prologo e lo considero una sottospecie di racconto, gli insegno un sacco di cose (convengo, meno che con un racconto breve, che dev'essere un'opera compiuta in ogni suo aspetto).
Voglio dire, non è necessario attendere che l'aspirante scrittore stenda l'intero manoscritto prima di poterlo aiutare. Personalmente, gli direi di darmi il prologo e i primi due capitoli. Un ottimo inizio per rovinargli l'esistenza, non trovi? Mr. Green

franz ha scritto:
Hai ragione quando dici che le ricette per ognuno sono diverse, ma la stessa cosa vale anche in altri campi (quello sportivo, per esempio) e non significa che non sia utile conoscere i 'fondamentali'.

Ho l'impressione che mi si fraintenda (anche dopo aver letto il post di Marina). Non ho mai detto che conoscere la tecnica di base faccia male, anzi!
Io sono pro-tecnica. E' fondamentale, in qualsiasi disciplina (a maggior ragione se artistica, perché l'espressività è potente soltanto se i mezzi a propria disposizione sono ormai propri, assorbiti, digeriti, eccetera). Ma sono contro qualsiasi ricetta preconfezionata su come ottenerla.

Chi mi parla di gavetta, ad esempio, riferendosi a un certo modo di fare fantastico in Italia, che sembra debba forzatamente passare per il fandom e i vari concorsi letterari, ha tutto il mio disappunto. Non dico che non funzioni, ma non è l'unica via. E qui il discorso mi porterebbe a ricordare vecchi episodi, che sinceramente non ho più voglia di ricordare, perché non merita girare attorno alla rigidità mentale.

franz ha scritto:
In questo probabilmente abbiamo una visione diversa, così come non per tutti scrivere è un divertimento (per me non lo è quasi mai, è più vicino a una sofferenza unita a una sensazione di perenne insoddisfazione).

Non credo che Stephen King volesse dire che ti devi divertire 10 ore su 10. Credo che volesse dire che ti deve piacere quello che fai. Se lo affronti come una sofferenza, Franz, secondo me dovresti chiederti se lo vuoi fare davvero. Magari non ti interessa più? Non sarebbe una tragedia. Negli ultimi mesi me lo sono chiesto anch'io e ancora non ho avuto una risposta precisa. Ho ancora voglia di scrivere o me lo sto imponendo? Ho ancora qualcosa da dire e ho ancora voglia di dirlo con un romanzo? Non sono cose che vanno trascurate.
Se scrivere diventa un dovere, allora il tuo testo è carta straccia prima di cominciare. Questo credo che volesse dire Stephen King.

Naturalmente Franz sta mentendo spudoratamente: stiamo litigando eccome! Mr. Green
Un sorriso, Andrea
franz
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MessaggioInviato: Ven 08 Set 2006 11:25 am    Oggetto:   

Negróre ha scritto:

Non necessariamente, Franz. Wink
Se prendo il suo prologo e lo considero una sottospecie di racconto, gli insegno un sacco di cose (convengo, meno che con un racconto breve, che dev'essere un'opera compiuta in ogni suo aspetto).
Voglio dire, non è necessario attendere che l'aspirante scrittore stenda l'intero manoscritto prima di poterlo aiutare. Personalmente, gli direi di darmi il prologo e i primi due capitoli. Un ottimo inizio per rovinargli l'esistenza, non trovi? Mr. Green


Intendevo per chi scrive, Andrea. L'operazione che tu suggerisci è fattibile fra scrittore e un amico (che può essere un esperto), ma non esiste nel rapporto fra scrittore ed editore.
Comunque penso che sia diverso, come allenare un centometrista e un fondista

Negróre ha scritto:
Non credo che Stephen King volesse dire che ti devi divertire 10 ore su 10. Credo che volesse dire che ti deve piacere quello che fai. Se lo affronti come una sofferenza, Franz, secondo me dovresti chiederti se lo vuoi fare davvero. Magari non ti interessa più? Non sarebbe una tragedia. Negli ultimi mesi me lo sono chiesto anch'io e ancora non ho avuto una risposta precisa. Ho ancora voglia di scrivere o me lo sto imponendo? Ho ancora qualcosa da dire e ho ancora voglia di dirlo con un romanzo? Non sono cose che vanno trascurate.
Se scrivere diventa un dovere, allora il tuo testo è carta straccia prima di cominciare. Questo credo che volesse dire Stephen King.

Naturalmente Franz sta mentendo spudoratamente: stiamo litigando eccome! Mr. Green


La vediamo in modo diverso. Molti grandi scrittori hanno confessato il 'male di scrivere', ma ci hanno comunque regalato pagine indimenticabili di letteratura. Qui, più che nel metodo e nella 'tecnica', non esiste un solo modo di interpretare l'atto creativo. Per me è sempre stato così, anche quando ero perfaso dal 'fuoco letterario'.
Per continuare la metafora sportiva, è come quando sei in gara, anche chi vince sputa l'anima e soffre per dare il meglio (poi ci sono anche quelli a cui viene tutto naturale, ovviamente)
- Sei un pessimista o un ottimista?
- Sono un pessimo ottimista


Ultima modifica di franz il Ven 08 Set 2006 14:46 pm, modificato 1 volta in totale
metalupo
Ospite

MessaggioInviato: Ven 08 Set 2006 11:52 am    Oggetto:   

franz ha scritto:

Gli amici di solito non sono un metro di misura affidabile per stabilire la qualità di un'opera letteraria


E' per questo che io mi fido solo del parere di mamma Mr. Green

Scherzi a parte... intervengo solo per raccontare un'anedotto molto superficiale (e minimale - quindi un "nanetto"). M'ha profondamente colpito una frase conclusiva nel saggio autobiografico che qualche anno fa pubblicò Terry Brooks (non ricordo il titolo). La frase diceva più o meno "se non desiderate scrivere ma solo AVER scritto, dovreste lasciar perdere la scrittura".

Mi colpì perché per lunghissimi anni avevo pensato a tutto quello che avrei voluto scrivere e forse un giorno avrei scritto... ma sempre senza scrivere nulla. Il pensiero della fatica mi era semplicemente insopportabile. Al pensiero di dover sudare... il "fuoco sacro" miracolosamente si "dissacrava" all'istante. O ho molto talento nel saperlo domare oppure non è poi così sacro come pensavo.

Penso che con quella frase abbia definitivamente capito che non era roba per me!
Negróre
dannatamente umano
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MessaggioInviato: Ven 08 Set 2006 13:42 pm    Oggetto:   

metalupo ha scritto:
La frase diceva più o meno "se non desiderate scrivere ma solo AVER scritto, dovreste lasciar perdere la scrittura".

Ecco perché continuo a considerare detrattori coloro i quali considerano Terry Brooks un pennivendolo e basta. L'uomo sa il fatto suo, anche se è da un po' che scrive robetta poco commestibile (ma attendo con una certa curiosità la nuova trilogia, lo ammetto).

Comunque, Franz, ho capito cosa vuoi dire.
E, sì, non ho valutato che tu stavi parlando da editore. Quello che io ho scritto è applicabile ad aspirante scrittore e amico.

Ed essendo io un disastro sulla breve distanza, credo tu possa avere ragione da vendere anche per quanto riguarda la metafora sportiva.

In ogni caso, non cambia la sostanza di quanto dicevo: ricette preconfezionate e strade obbligatorie sono presunzione (o miopia) nella bocca di chi le consiglia. Senza voler offendere nessuno.

Del resto, sono o non sono l'esempio che tutte queste teorie non sono forzatamente vere? Non conosco il fandom, non ho fatto gavetta, non ho scritto che qualche insufficiente racconto breve (quindi non ho imparato a scriverli, prima di scrivere romanzi)... eppure ho pubblicato 4 romanzi. Oddio, tutt'altro che capolavori, ma molti lì non ci arrivano.
Quando mi chiedono come ho fatto, di solito rispondo: "Il mio titolo di studio è la licenza media inferiore, come credi che abbia fatto?"
Il più delle volte non mi credono e si dimenticano di rispondere alla mia domanda, confusi.
E, guarda caso, credere è la strada giusta. Neutral

E' tutto molto più semplice di quanto si vada in giro dicendo (altrimenti come si giustificano i corsi di scrittura creativa?). Ed è tutto molto più faticoso di quanto si vada in giro dicendo (altrimenti, per quanto giustificato sia il corso, molti rinuncerebbero in partenza).

Bello, no? Wink
Un sorriso, Andrea
Olorin
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MessaggioInviato: Ven 08 Set 2006 14:07 pm    Oggetto:   

In ogni caso, visto che tutti e due fate parte della “giuria” del concorso letterario da questo sito indetto… chi è che legge per primo dei due? Wink
Gli ideali sono pericolosi. La realtà è preferibile: è spietata ma preferibile.

Una scrivania ordinata è sintomo di una mente malata
Drachen
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MessaggioInviato: Ven 08 Set 2006 14:29 pm    Oggetto:   

Gruppo Ultras Andrea D'Angelo.
per iscrizioni rivolgersi al drago qui presente.
Orgoglioso membro del comitato "Felliniani..ci avete rotto"
metalupo
Ospite

MessaggioInviato: Ven 08 Set 2006 14:43 pm    Oggetto:   

Negróre ha scritto:

Ecco perché continuo a considerare detrattori coloro i quali considerano Terry Brooks un pennivendolo e basta.


Bhé... non so i romanzi perché ho mollato "La spada", ma il suo saggio era veramente notevole e carico di umanità.
metalupo
Ospite

MessaggioInviato: Ven 08 Set 2006 14:54 pm    Oggetto:   

Marina ha scritto:

Franz: GOSH, davvero capisci se chi scrive è uomo o donna, anche se non sta scrivendo di emozioni


Si dice che le donne parlino di persone e gli uomini di cose. Tempo fa una ricercatrice statistica prese 100 capolavori letterari (metà di uomini e metà di donne) e contò le occorrenze delle parole "she", "he", "it"!

Indovina il risultato? Wink


Ultima modifica di metalupo il Ven 08 Set 2006 15:11 pm, modificato 1 volta in totale
franz
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MessaggioInviato: Ven 08 Set 2006 15:02 pm    Oggetto:   

metalupo ha scritto:


Si dice che le donne parlino di persone e gli uomini di cose. Tempo fa una ricercatrice statitisca prese 100 capolavori letterari (metà di uomini e metà di donne) e contò le occorrenze delle parole "she", "he", "it"!

Indovina il risultato? Wink


Sì, in altri termini possiamo dire che le donne sono molto portate all'introspezione. Ovviamente ci sono eccezioni, ma la maggior parte delle volte si indovina. ammicca
- Sei un pessimista o un ottimista?
- Sono un pessimo ottimista
metalupo
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MessaggioInviato: Ven 08 Set 2006 15:22 pm    Oggetto:   

Negróre ha scritto:

Ed è tutto molto più faticoso di quanto si vada in giro dicendo (altrimenti, per quanto giustificato sia il corso, molti rinuncerebbero in partenza).


Scusa... non l'ho capita 'sta frase. Se fosse NON faticoso molti rinuncerebbero? Question C'è un errore o non ho capito qualcosa? Non te lo chiedo per pedanteria ma proprio perché m'è sfuggito quale sia la conclusione che hai tirato.
Ghan Lur
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MessaggioInviato: Ven 08 Set 2006 20:48 pm    Oggetto:   

Marina ha scritto:
Discussione interessante, troppo per riuscire a trattenermi dal versarci i miei duecent Laughing


Ciao Marina, mi è piaciuta molto la tua analisi, ponderata e ben profonda; sagge osservazioni di chi sà ascoltare.
Non mi ritengo presuntuoso, magari parlo di talento, ma è solo per incoraggiare la mia timidezza, la mia costante mancanza di fiducia. Magari è proprio perché non riesco a destare interesse fra i grandi editori che non ho talento, ma i miei lettori e gran parte persone che mi spediscono e-mail, mi sorprendono con i loro giudizi entusiasti.
Sono caduto nella trappola degli editori a pagamento solo per ingenuità, ma non ti nascondo che in ogni caso mi è servito per spalancare un mondo di opportunità; mi è valso a guadagnare un pò di fiducia nel mio "talento?", ma crescerò, scriverò e chissà, la cosa importante è credere in se stessi, altrimenti, persone come me, finiscono con l'autocommiserarsi.
In ogni caso, mi hai incuriosito.
Marina
Bracchetto del Cheshire
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MessaggioInviato: Ven 08 Set 2006 21:18 pm    Oggetto:   

Negrore ha scritto:
Ho l'impressione che mi si fraintenda (anche dopo aver letto il post di Marina). Non ho mai detto che conoscere la tecnica di base faccia male, anzi!
Io sono pro-tecnica. E' fondamentale, in qualsiasi disciplina (a maggior ragione se artistica, perché l'espressività è potente soltanto se i mezzi a propria disposizione sono ormai propri, assorbiti, digeriti, eccetera).


In effetti dopo che ho postato m'è venuta in mente la tua rubrica e siccome non mi hai mai dato l'impressione di soffrire di dissociazione mentale, la cosa non mi quagliava affatto Laughing...

Negrore ha scritto:

Ma sono contro qualsiasi ricetta preconfezionata su come ottenerla.
Chi mi parla di gavetta, ad esempio, riferendosi a un certo modo di fare fantastico in Italia, che sembra debba forzatamente passare per il fandom e i vari concorsi letterari, ha tutto il mio disappunto. Non dico che non funzioni, ma non è l'unica via.


ah, no, su questo son d'accordo con te. Pensavo ti riferissi alle 'regolette di massima" per una buona scrittura, non alle vie da intraprendere. Il fatto che siano le più battute e magari anche le più "sicure" (notare le virgolette) non danno necessariamnete una garanzia e cercare strade nuove puo' rivelarsi coraggiosamente vincente, anche se piu' rischiosa

franz ha scritto:

Sì, in altri termini possiamo dire che le donne sono molto portate all'introspezione. Ovviamente ci sono eccezioni, ma la maggior parte delle volte si indovina


Eh, no, non vale Razz, io ho detto "quando non parlano di sentimenti" Wink

Ghan Lur ha scritto:
Ciao Marina, mi è piaciuta molto la tua analisi, ponderata e ben profonda; sagge osservazioni di chi sà ascoltare.
Non mi ritengo presuntuoso, magari parlo di talento, ma è solo per incoraggiare la mia timidezza, la mia costante mancanza di fiducia.


grazie x l'apprezzamento Very Happy
Personalmente non ritengo presuntuoso - di per sè - il fatto di pensare di avere del talento. Significa semplicemente essere convinti di avere una determinata qualità più sviluppata della media. Per me la presunzione è altro: credere che, in virtù di quella (o altre qualità), gli altri non siano nemmeno degni di rivolgerci la parola Wink
Quindi va benissimo che un aspirante scrittore creda di avere del talento. IMO è un requisito fondamentale: come in tutte le cose, se non ci credi tu per primo, nessuno ci crederà. E per diventare scrittore uno deve crederci di brutto, viste le portate in faccia che, fisiologicamente , riceverà Laughing Nei tuoi panni, farei assolutamente mio il mantra alla Cassius Clay, male non fa di certo Laughing
FrancescoFalconi
Gollum
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MessaggioInviato: Sab 09 Set 2006 11:38 am    Oggetto:   

Negróre ha scritto:
Del resto, sono o non sono l'esempio che tutte queste teorie non sono forzatamente vere? Non conosco il fandom, non ho fatto gavetta, non ho scritto che qualche insufficiente racconto breve (quindi non ho imparato a scriverli, prima di scrivere romanzi)... eppure ho pubblicato 4 romanzi. Oddio, tutt'altro che capolavori, ma molti lì non ci arrivano.
Quando mi chiedono come ho fatto, di solito rispondo: "Il mio titolo di studio è la licenza media inferiore, come credi che abbia fatto?"
Il più delle volte non mi credono e si dimenticano di rispondere alla mia domanda, confusi.
E, guarda caso, credere è la strada giusta. Neutral


Ecco... lo vedi allora che mi confermi il dilemma che la scrittura alla fine è una dota che, in un certo senso, è innata?
Puoi affinarla, puoi migliorarla all'infinito... ma la scrittura, a mio avviso, deve essere nel sangue.
Che macello allora Smile
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