Racconto: L'ATTESA


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Elyria
Anjin
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MessaggioInviato: Dom 07 Gen 2007 15:46 pm    Oggetto: Racconto: L'ATTESA   

Ecco un'altro dei miei racconti "fumosi"....^___^!



L’ATTESA



Il sole stava tramontando su Novatlantide. Una nebbia biancastra si alzava dai campi, come se il respiro della terra si fosse ghiacciato in vapore. Le sagome dei cavalieri avanzavano indistinte in quel fumo denso, ma uno di loro appariva ugualmente diverso dagli altri: era una ragazza vestita di scuro, con il viso pallido e gli occhi chiarissimi. Due cristalli di ghiaccio.
“Dove ho già visto quel volto”, si chiedeva il capitano del gruppo. Da quando gli era stata consegnata il giorno prima ne era rimasto colpito, ma non solo perché era bella. E di nuovo provò un brivido di freddo.
- Ci fermeremo a Kastel Coch – le disse, fissando l’oscurità che li andava avvolgendo. Ancora una volta quegli occhi si volsero verso di lui, tagliando la tenebra, lucenti come stelle. Lui si stupì nel vederli invasi da un’improvvisa enorme paura, che le aveva sbiancato, se possibile, ancora di più il viso.
- Dove?! Non potremmo…a nessuno piace quel posto diroccato…- disse la ragazza torcendo nervosamente il mantello.
La voce tremava, ma lui, quasi per rifarsi degli strani pensieri di poco prima, le rispose bruscamente:
-E’ notte ormai. C’è nebbia. Dobbiamo trovare riparo alla svelta, prima che si alzi il vento.

Ma lei sembrava presa dal panico, e con le dita esili gli aveva afferrato il mantello, aprendo più volte le labbra senza che ne uscisse alcun suono. Stupito da quella resistenza, l’aiutante di campo le chiese cosa la spaventasse tanto, ma lei chinò il capo e si avvolse strettamente nella lunga cappa scura, riprendendo quell’aria assente che aveva assunto fin dall’inizio del viaggio.
“Non è certo una persona qualunque”, pensava il capitano, “ha sangue nobile e antichi, antichissimi avi, la cui dinastia si perde nella notte dei tempi. Principi stregoni con eserciti di demoni, che regnavano imponendo il terrore in queste terre di paludi e di febbri, fino a quando l’orrore dell’eterno nemico, l’Impero dei Giusti, aveva avuto la meglio, distruggendo i loro castelli ed i loro covi.”
E quella strana e lunare fanciulla ormai era soltanto un ostaggio nelle loro mani, i vincitori. Il tempo dei Re Stregoni era finito, aveva detto l’Imperatore, e così il loro potere malvagio; eppure, lì nella loro terra, sotto le loro stelle, immerso nella loro nebbia, era lui a sentirsi fuori posto. Ormai tutto intorno era nero, la luce dell’unica torcia appariva e spariva tra il fumo, sopraffatta a tratti da violente raffiche di vento.
D’improvviso si spense. Il capitano avanzò rapidamente verso la guida, che scrutava nervosamente il sentiero.
- Dov’è quel maledetto castello?- urlò
- Signore, avremo dovuto già raggiungerlo! Non capisco…
L’uomo batteva i denti per il freddo e si guardava intorno inquieto. – Per tutti i demoni, che posto infernale!
In quel momento un cavallo stramazzò a terra, gettando nel fango il suo cavaliere, che tentò invano di farlo rialzare.
– E’ stremato, signore! – disse l’uomo pulendosi la tunica - I cavalli non ce la fanno più!
Il capitano frustò il suo con decisione.
– Muoviamoci ho detto! Chi si ferma verrà lasciato qui a marcire!
Ma in quel momento un lampo abbagliante fece impennare il cavallo e, all’improvviso, apparve nella luce livida una massa nera altissima, stagliata verso il cielo.
– Kastel Coch, signore, il Castello Rosso!- gridò la guida con improvviso sollievo.
Confusi, i cavalieri si mossero lungo quello che doveva essere il bastione laterale, di nuovo piombato nel buio.
– Di qua !-gridò un soldato, e la colonna infreddolita entrò.
Il castello doveva essere disabitato da molti anni, pensò il capitano, osservando le mura diroccate, le inferriate divelte e arrugginite, il grande portone del cortile strappato dai cardini e gettato a terra. Delle casematte nel primo cortile era rimasto in piedi solo qualche muro. Sembrava che un’enorme forza distruttrice le avesse abbattute distruggendo ogni cosa, scavando solchi nel terreno e rivoltando le pietre dalle fondamenta. Il pozzo era schiacciato a terra, con i sassi schizzati attorno come se fosse stato pestato.
- Accendete tutte le torce! – urlò il capitano, innervosito dalla strana immobilità di quei luoghi, da quelle pietre rossastre a tratti visibili sotto la luna, da quell’indefinibile sensazione, come di …attesa.
Entrarono nel secondo cortile. Il selciato qui era intatto, un mosaico di elaborati disegni ormai resi invisibili dal muschio che vi cresceva, e, in fondo, la sagoma scura di un passaggio. Mentre stavano entrando, il capitano si girò verso la ragazza, aspettandosi ancora una qualche resistenza.
- L’abbiamo trovato, alla fine. – le disse. Lei si girò fissandolo con i suoi grandi occhi chiari, freddi come il ghiaccio, lucenti come le stelle. Anzi, no, più che lucenti, scintillanti. Di una luce che pareva emergere da profondità irraggiungibili, lo sguardo di un idolo pagano eternamente fisso e brillante anche nelle tenebre.
– Sì – rispose lei – il viaggio è finito.
Sul volto le apparve uno strano sorriso, ma fu un attimo. Voltò di nuovo la testa, ed il suo pallido profilo si stagliò sulle colonne della porta. Lo sguardo di lui indugiava ancora sulla sua figura sottile, quasi un’attrazione irresistibile verso quella strana bellezza. In quel momento, un barbaglio di luce rossa le illuminò crudamente il viso, marcando i lineamenti a fuoco sulle pietre scure.
I soldati con le torce stavano oltrepassando quel secondo ingresso. Ben presto tutti si ritrovarono in una stanza enorme e buia, in cui un fuoco faticosamente acceso sul pavimento lasciava il fondo completamente in ombra. Non vi era nulla attorno a loro, tranne pareti nude e l’aria stagnante come acqua di palude. Poco dopo, solo il fumo si muoveva nel silenzio, tra le facce chine e stanche, le mani abbandonate, il sonno. Il capitano pensava al freddo e alla pioggia, alla campagna desolata che sembrava stendersi all’infinito.
- Covo di demoni - borbottò all’improvviso la loro guida, sputando nel fuoco.
- E tu non hai paura? - il capitano si volse verso di lui con uno sguardo ironico.
- Io?- rispose quello con una breve risata, ma guardandosi furtivamente intorno – Io ho questi che mi proteggono!
E fece tintinnare l’oro ricevuto all’inizio del viaggio. Il suono metallico si propagò per tutto il salone, facendo eco negli angoli bui, rimbalzando sugli spigoli dei muri, inghiottito finalmente nel nulla.
- Guardate là, c’è qualcosa che brilla!- esclamò improvvisamente l’aiutante di campo. Il capitano si girò bruscamente.
– Silenzio!- disse- se il caldo ti ha fatto male, va’ fuori a rinfrescarti le idee!
Ma effettivamente qualcosa c’era in fondo al salone, qualcosa che luccicava a tratti, prima debolmente, poi con un lampo più vivo.
- Accendete tutte le torce!- ordinò. E allora apparve il dipinto. La stanza, che sembrava rettangolare, aveva un’estremità a semicerchio, con al centro un grande braciere. E solo questo tratto di muro non era bianco di calcina come il resto, bensì affrescato da un’enorme dipinto a grandezza naturale. Il capitano e i soldati si alzarono stupiti e si avvicinarono. Nel dipinto erano raffigurati dieci giovani figure maschili e femminili, sdraiate tra gli incensi e i bracieri di un eterno banchetto. Avevano tutte un’uguale nordica bellezza, i gesti cristallizzati in un’eterna espressione di attesa. Gli sguardi erano fissi in un’unica direzione, verso una piccola porta, che però non era dipinta, si accorse il capitano. Tutti tranne uno, un fanciullo che sorrideva scoprendo i dentini aguzzi, gli occhi azzurri luccicanti fissi verso di loro. “Ecco cosa brillava” pensò il capitano con un brivido di inquietudine. Ma, evidentemente, il dipinto non era finito, perché proprio nel centro una figura era solo sagomata, e mostrava il bianco del muro.
- Ma cos’è? Chi sono quelli signore?
Il capitano si voltò verso il suo ufficiale stringendosi nelle spalle, ma in quel momento la voce della ragazza risuonò dietro di loro.
- E’ una leggenda, signore. Una leggenda di famiglia. Della mia famiglia.
La ragazza era giunta sotto l’affresco, le spalle ai soldati, il viso levato in alto. Aveva una strana espressione.
– Narra di qualcosa che solo gli antenati del mio sangue potevano evocare. Ma quando si riunirono, una di loro mancava. Il castello fu distrutto dall’ira dei demoni, e tutto scomparve da ogni memoria. Anch’io avevo dimenticato…fino a stasera.
- Signore, quelle mani…
L’aiutante di campo si era avvicinato al suo capitano, stropicciando l’elsa della spada. Nessuna delle figure mostrava le mani, tranne una: contratta ad artiglio, le unghie ricurve affondate nella veste.
Come guidata da un irresistibile impulso, lei si tolse il mantello e salì sul braciere spento, i lunghi capelli biondi liberi sulla tunica.
– Ma loro sono ancora qui! Ad aspettare la loro compagna perduta! – disse gettando la testa all’indietro, le mani protese verso l’alto in un gesto di supplica e di saluto.
E allora, nel silenzio che calò nella stanza, d’improvviso lui capì, e fece per sguainare la spada. Ma in quel momento lei si era voltata. Impietrito, il capitano guardò la figura contro il muro: ora il quadro era completo. E tra il fumo sempre più denso, ad uno ad uno anche gli altri occhi del dipinto si voltarono, apparendo brillanti nel buio. E tutti e dieci ora sorridevano, mentre, lentamente, la piccola porta si apriva.
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fioreblu
Hobbit
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MessaggioInviato: Dom 07 Gen 2007 16:13 pm    Oggetto:   

Bella storia. Very Happy . Ciao Kinzica! Come va?
Ho notato che all'inizio hai detto qualcosa come: 'il personaggio aveva gli occhi...e i capelli...'
Hai provato a vedere come veniva descrivendo tramite ciò che i presonaggi facevano o ciò che gli accadeva?
In un altro punto dici: 'In quel momento...' e poi poco dopo: '...In quel momento...' E se togliessi proprio questi riferimenti?

Wink
Elyria
Anjin
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MessaggioInviato: Dom 07 Gen 2007 18:48 pm    Oggetto:   

fioreblu ha scritto:
Bella storia. Very Happy . Ciao Kinzica! Come va?
Ho notato che all'inizio hai detto qualcosa come: 'il personaggio aveva gli occhi...e i capelli...'
Hai provato a vedere come veniva descrivendo tramite ciò che i presonaggi facevano o ciò che gli accadeva?
In un altro punto dici: 'In quel momento...' e poi poco dopo: '...In quel momento...' E se togliessi proprio questi riferimenti?

Wink



Ciao Fioreblu! Grazie di aver letto! E, si, forse è meglio evitare le classiche descrizioni fisiche di un personaggio...Poi
toglierò sicuramente quei riferimenti che dici, visto che sono una ripetizione, argh!
http://novatlantide.wordpress.com/

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Alderberry
Hobbit
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MessaggioInviato: Dom 07 Gen 2007 22:10 pm    Oggetto: Re: Racconto: L'ATTESA   

Uhm. Il racconto scorre abbastanza fluido, ma secondo me, ci sono diversi particolari fuori posto.
I due paragrafi che iniziano da “Non è certo una persona qualunque...” sono troppo didascalici, e forniscono particolari che in realtà non servono nell’economia della storia. I particolari che potrebbero essere importanti, sarebbe stato meglio inserirli nella storia, per esempio:
- La ragazza è ostaggio/prigioniera -> forse ha le mani legate.
- La ragazza non è proprio una ragazza -> magari le mani hanno qualche particolare demonico/stregonesco (artigli? squame? scaglie? vene gonfie di sangue nero?)
- La ragazza è di origine nobile -> qui è più difficile da rendere, ma forse si può far intuire dal comportamento. Perciò, invece che mani tremanti, è sempre impassibile. I soldati si lamentano di freddo e fatica, ma lei non fa una piega. E probabilmente si esprime in maniera più formale:

Kinzica ha scritto:
- Ci fermeremo a Kastel Coch – le disse[...]
- Dove?! Non potremmo…a nessuno piace quel posto diroccato…-

Forse invece direbbe:
- Non ve lo consiglio, capitano.
È già che ci sono, la risposta del capitano non è brusca, una risposta brusca è:
- Fai silenzio! Non ho bisogno dei tuoi consigli, strega!
(con l’effetto collaterale che non è più necessario specificare che è una risposta brusca, perché risulta ovvio dalla risposta medesima)

Kinzica ha scritto:
- Dov’è quel maledetto castello?- urlò
- Signore, avremo dovuto già raggiungerlo! Non capisco…

Non credo che il capitano urli. Gli ufficiali non ci tengono a far capire alla truppa che non sanno quello che stanno facendo. Si farà sentire solo dalla guida. La guida nel proseguo si scopre che non è un militare e, da come considera il denaro, probabilmente è una persona al minimo cinica. Perciò non chiamerà il capitano “Signore”, in tono deferente, e ci terrà a dare l’impressione di non aver mai smarrito la strada, anche se è vero.

Kinzica ha scritto:
– Kastel Coch, signore, il Castello Rosso!- gridò la guida con improvviso sollievo.

Questa frase sembra lì solo per dire al lettore che Kastel Coch vuol dire Castello Rosso. A questo punto tanto vale chiamarlo Castello Rosso fin dall’inizio.

Kinzica ha scritto:
Lei si girò fissandolo con i suoi grandi occhi chiari, freddi come il ghiaccio, lucenti come le stelle. Anzi, no, più che lucenti, scintillanti. Di una luce che pareva emergere da profondità irraggiungibili, lo sguardo di un idolo pagano eternamente fisso e brillante anche nelle tenebre.

Mi sembra troppo arzigogolato. Forse un solo particolare rende di più. La luce negli occhi è fredda e luminosa come quella delle stelle. O viene da profondità irraggiungibili. O è lo sguardo di un idolo pagano. Tutto assieme è molto pesante.

Kinzica ha scritto:
- Guardate là, c’è qualcosa che brilla!- esclamò improvvisamente l’aiutante di campo. Il capitano si girò bruscamente.
– Silenzio!- disse- se il caldo ti ha fatto male, va’ fuori a rinfrescarti le idee!

La reazione del capitano mi sembra fuori luogo. Se il mio aiutante di campo mi segnala qualcosa, prima di prenderlo a male parole controllo.

Kinzica ha scritto:
E tutti e dieci ora sorridevano, mentre, lentamente, la piccola porta si apriva.

E? Cosa succede dopo? Io credo dovrebbe essere scritto. Come finisce la storia? Il lettore sa troppo poco per poter immaginarsi il finale. Potrebbe ancora succedere tutto e il contrario di tutto. C’è il colpo di scena? (esempio, visto che è una piccola porta... http://www.youtube.com/watch?v=cvUk1a4AuuY) Esce qualcuno? Esce qualcosa? I soldati entrano? La gente ha diritto di sapere!
La cosa più difficile al mondo da capire sono le tasse. (Albert Einstein)
Elyria
Anjin
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MessaggioInviato: Lun 08 Gen 2007 0:56 am    Oggetto: Re: Racconto: L'ATTESA   

^_________^ ottima scansione. Ho letto le tue osservazioni con molto interesse.

Alderberry ha scritto:
Uhm. Il racconto scorre abbastanza fluido, ma secondo me, ci sono diversi particolari fuori posto.
I due paragrafi che iniziano da “Non è certo una persona qualunque...” sono troppo didascalici, e forniscono particolari che in realtà non servono nell’economia della storia. I particolari che potrebbero essere importanti, sarebbe stato meglio inserirli nella storia, per esempio:
- La ragazza è ostaggio/prigioniera -> forse ha le mani legate.

Una ragazza in mezzo ad uno squadrone di soldati non ha bisogno di avere le mani legate... è per questo che ho specificato la sua posizione. Ma...ci penserò.

- La ragazza non è proprio una ragazza -> magari le mani hanno qualche particolare demonico/stregonesco (artigli? squame? scaglie? vene gonfie di sangue nero?)
^____^ banale, non credi? la ragazza è una ragazza, almeno fino ad un certo punto.

- La ragazza è di origine nobile -> qui è più difficile da rendere, ma forse si può far intuire dal comportamento. Perciò, invece che mani tremanti, è sempre impassibile. I soldati si lamentano di freddo e fatica, ma lei non fa una piega. E probabilmente si esprime in maniera più formale:

Kinzica ha scritto:
- Ci fermeremo a Kastel Coch – le disse[...]
- Dove?! Non potremmo…a nessuno piace quel posto diroccato…-

Forse invece direbbe:
- Non ve lo consiglio, capitano.
Giusto. Approvo.

È già che ci sono, la risposta del capitano non è brusca, una risposta brusca è:
- Fai silenzio! Non ho bisogno dei tuoi consigli, strega!
(con l’effetto collaterale che non è più necessario specificare che è una risposta brusca, perché risulta ovvio dalla risposta medesima
Non so. la risposta in se, in effetti, non è brusca. E' il tono che la rende tale, per questo ho aggiunto l'aggettivo. I soldati hanno rispetto/soggezione della ragazza.

Kinzica ha scritto:
- Dov’è quel maledetto castello?- urlò
- Signore, avremo dovuto già raggiungerlo! Non capisco…

Non credo che il capitano urli. Gli ufficiali non ci tengono a far capire alla truppa che non sanno quello che stanno facendo. Si farà sentire solo dalla guida. La guida nel proseguo si scopre che non è un militare e, da come considera il denaro, probabilmente è una persona al minimo cinica. Perciò non chiamerà il capitano “Signore”, in tono deferente, e ci terrà a dare l’impressione di non aver mai smarrito la strada, anche se è vero.

Giusto, approvo.

Kinzica ha scritto:
– Kastel Coch, signore, il Castello Rosso!- gridò la guida con improvviso sollievo.

Questa frase sembra lì solo per dire al lettore che Kastel Coch vuol dire Castello Rosso. A questo punto tanto vale chiamarlo Castello Rosso fin dall’inizio.
Giusto, approvo. ho ceduto ai ricordi...Castel Coch esiste veramente, è in Galles

Kinzica ha scritto:
Lei si girò fissandolo con i suoi grandi occhi chiari, freddi come il ghiaccio, lucenti come le stelle. Anzi, no, più che lucenti, scintillanti. Di una luce che pareva emergere da profondità irraggiungibili, lo sguardo di un idolo pagano eternamente fisso e brillante anche nelle tenebre.

Mi sembra troppo arzigogolato. Forse un solo particolare rende di più. La luce negli occhi è fredda e luminosa come quella delle stelle. O viene da profondità irraggiungibili. O è lo sguardo di un idolo pagano. Tutto assieme è molto pesante.
Giusto. almeno una similitudine va tolta.

Kinzica ha scritto:
- Guardate là, c’è qualcosa che brilla!- esclamò improvvisamente l’aiutante di campo. Il capitano si girò bruscamente.
– Silenzio!- disse- se il caldo ti ha fatto male, va’ fuori a rinfrescarti le idee!

La reazione del capitano mi sembra fuori luogo. Se il mio aiutante di campo mi segnala qualcosa, prima di prenderlo a male parole controllo.
Si, il tuo discorso è sensato. nella mia idea, la reazione dell'ufficiale era dovuta alla stanchezza e all'atmosfera snervante del viaggio.
Che ne dici:
- Silenzio! - disse, improvvisamente stanco di tutto - se il caldo etc..

Kinzica ha scritto:
E tutti e dieci ora sorridevano, mentre, lentamente, la piccola porta si apriva.

E? Cosa succede dopo? Io credo dovrebbe essere scritto. Come finisce la storia? Il lettore sa troppo poco per poter immaginarsi il finale. Potrebbe ancora succedere tutto e il contrario di tutto. C’è il colpo di scena? (esempio, visto che è una piccola porta... http://www.youtube.com/watch?v=cvUk1a4AuuY) Esce qualcuno? Esce qualcosa? I soldati entrano? La gente ha diritto di sapere!


Very Happy Finisce così. Chi o cosa entrerà mai da quella porta che finalmente, dopo tanto tempo, si apre? niente di buono, di sicuro. Nè di piccolo.
Twisted Evil Mi sono state date le risposte più fantasiose. Si accettano scommesse!!!

la tua analisi mi è stata molto utile!! Thank's
http://novatlantide.wordpress.com/

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Elyria
Anjin
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MessaggioInviato: Lun 08 Gen 2007 0:57 am    Oggetto: Re: Racconto: L'ATTESA   

^_________^ ottima scansione. Ho letto le tue osservazioni con molto interesse.

Alderberry ha scritto:
Uhm. Il racconto scorre abbastanza fluido, ma secondo me, ci sono diversi particolari fuori posto.
I due paragrafi che iniziano da “Non è certo una persona qualunque...” sono troppo didascalici, e forniscono particolari che in realtà non servono nell’economia della storia. I particolari che potrebbero essere importanti, sarebbe stato meglio inserirli nella storia, per esempio:
- La ragazza è ostaggio/prigioniera -> forse ha le mani legate.

Una ragazza in mezzo ad uno squadrone di soldati non ha bisogno di avere le mani legate... è per questo che ho specificato la sua posizione. Ma...ci penserò.

- La ragazza non è proprio una ragazza -> magari le mani hanno qualche particolare demonico/stregonesco (artigli? squame? scaglie? vene gonfie di sangue nero?)
^____^ banale, non credi? la ragazza è una ragazza, almeno fino ad un certo punto.

- La ragazza è di origine nobile -> qui è più difficile da rendere, ma forse si può far intuire dal comportamento. Perciò, invece che mani tremanti, è sempre impassibile. I soldati si lamentano di freddo e fatica, ma lei non fa una piega. E probabilmente si esprime in maniera più formale:

Kinzica ha scritto:
- Ci fermeremo a Kastel Coch – le disse[...]
- Dove?! Non potremmo…a nessuno piace quel posto diroccato…-

Forse invece direbbe:
- Non ve lo consiglio, capitano.
Giusto. Approvo.

È già che ci sono, la risposta del capitano non è brusca, una risposta brusca è:
- Fai silenzio! Non ho bisogno dei tuoi consigli, strega!
(con l’effetto collaterale che non è più necessario specificare che è una risposta brusca, perché risulta ovvio dalla risposta medesima
Non so. la risposta in se, in effetti, non è brusca. E' il tono che la rende tale, per questo ho aggiunto l'aggettivo. I soldati hanno rispetto/soggezione della ragazza.

Kinzica ha scritto:
- Dov’è quel maledetto castello?- urlò
- Signore, avremo dovuto già raggiungerlo! Non capisco…

Non credo che il capitano urli. Gli ufficiali non ci tengono a far capire alla truppa che non sanno quello che stanno facendo. Si farà sentire solo dalla guida. La guida nel proseguo si scopre che non è un militare e, da come considera il denaro, probabilmente è una persona al minimo cinica. Perciò non chiamerà il capitano “Signore”, in tono deferente, e ci terrà a dare l’impressione di non aver mai smarrito la strada, anche se è vero.

Giusto, approvo.

Kinzica ha scritto:
– Kastel Coch, signore, il Castello Rosso!- gridò la guida con improvviso sollievo.

Questa frase sembra lì solo per dire al lettore che Kastel Coch vuol dire Castello Rosso. A questo punto tanto vale chiamarlo Castello Rosso fin dall’inizio.
Giusto, approvo. ho ceduto ai ricordi...Castel Coch esiste veramente, è in Galles

Kinzica ha scritto:
Lei si girò fissandolo con i suoi grandi occhi chiari, freddi come il ghiaccio, lucenti come le stelle. Anzi, no, più che lucenti, scintillanti. Di una luce che pareva emergere da profondità irraggiungibili, lo sguardo di un idolo pagano eternamente fisso e brillante anche nelle tenebre.

Mi sembra troppo arzigogolato. Forse un solo particolare rende di più. La luce negli occhi è fredda e luminosa come quella delle stelle. O viene da profondità irraggiungibili. O è lo sguardo di un idolo pagano. Tutto assieme è molto pesante.
Giusto. almeno una similitudine va tolta.

Kinzica ha scritto:
- Guardate là, c’è qualcosa che brilla!- esclamò improvvisamente l’aiutante di campo. Il capitano si girò bruscamente.
– Silenzio!- disse- se il caldo ti ha fatto male, va’ fuori a rinfrescarti le idee!

La reazione del capitano mi sembra fuori luogo. Se il mio aiutante di campo mi segnala qualcosa, prima di prenderlo a male parole controllo.
Si, il tuo discorso è sensato. nella mia idea, la reazione dell'ufficiale era dovuta alla stanchezza e all'atmosfera snervante del viaggio.
Che ne dici:
- Silenzio! - disse, improvvisamente stanco di tutto - se il caldo etc..

Kinzica ha scritto:
E tutti e dieci ora sorridevano, mentre, lentamente, la piccola porta si apriva.

E? Cosa succede dopo? Io credo dovrebbe essere scritto. Come finisce la storia? Il lettore sa troppo poco per poter immaginarsi il finale. Potrebbe ancora succedere tutto e il contrario di tutto. C’è il colpo di scena? (esempio, visto che è una piccola porta... http://www.youtube.com/watch?v=cvUk1a4AuuY) Esce qualcuno? Esce qualcosa? I soldati entrano? La gente ha diritto di sapere!


Very Happy Finisce così. Chi o cosa entrerà mai da quella porta che finalmente, dopo tanto tempo, si apre? niente di buono, di sicuro. Nè di piccolo.
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la tua analisi mi è stata molto utile!! Thank's
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un muspeling
apprendista incendiario
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MessaggioInviato: Lun 08 Gen 2007 2:50 am    Oggetto:   

Ciao Kinzica!
Interessante racconto!

E' un po' "ruvido" sì, ci sono delle imperfezione e non mi sento di farti notare le virgole dopo il popo' di scansioni che hai già ricevuto, ma l'atmosfera c'è ed è ntrigante.

Sulle descrizioni fisiche... ohibò, direi che non sono male "a priori". Martin descrive e lo fa bene, è apprezzato molto anche per questo e che dire allora di Miéville? No, direi che la descrizione fisica dei personaggi non è certo passata di moda...

In ogni caso, e sinteticamente: Carino! Smile
un muspeling
apprendista incendiario
Messaggi: 5312
MessaggioInviato: Lun 08 Gen 2007 2:51 am    Oggetto:   

Ciao Kinzica!
Interessante racconto!

E' un po' "ruvido" sì, ci sono delle imperfezioni e non mi sento di farti notare le virgole dopo il popo' di scansioni che hai già ricevuto, ma l'atmosfera c'è ed è intrigante.

Sulle descrizioni fisiche... ohibò, direi che non sono male "a priori". Martin descrive e lo fa bene, è apprezzato molto anche per questo e che dire allora di Miéville? No, direi che la descrizione fisica dei personaggi non è certo passata di moda...

In ogni caso, e sinteticamente: Carino! Smile
fioreblu
Hobbit
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MessaggioInviato: Lun 08 Gen 2007 12:35 pm    Oggetto:   

(...) No, direi che la descrizione fisica dei personaggi non è certo passata di moda(...)

Sono daccordissimo. Quel che dicevo, però, era (è, direi, soltanto una possibilità in più) scrivere:
e.g.
'Il cavaliere aprì l'uscio. Un raggio di sole illuminò la sua chioma corvina mettendo in rilievo la manciata di lentggini che ne accompagnavano sempre il sorriso'
invece di:
'Il cavalere aprì la porta. Il sole lo illuminò mentre sorrideva. Aveva capelli corvini, lentiggini che risaltavano sempre in questi casi...'

Ma, ripeto, Intendo come possibilità in più Very Happy a seconda della situazione...
Elyria
Anjin
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Località: fra la terra e il mare
MessaggioInviato: Lun 08 Gen 2007 20:27 pm    Oggetto:   

un muspeling ha scritto:
Ciao Kinzica!
Interessante racconto!

E' un po' "ruvido" sì, ci sono delle imperfezioni e non mi sento di farti notare le virgole dopo il popo' di scansioni che hai già ricevuto, ma l'atmosfera c'è ed è intrigante.

Sulle descrizioni fisiche... ohibò, direi che non sono male "a priori". Martin descrive e lo fa bene, è apprezzato molto anche per questo e che dire allora di Miéville? No, direi che la descrizione fisica dei personaggi non è certo passata di moda...

In ogni caso, e sinteticamente: Carino! Smile


Grazie!! ma segnalami pure anche virgole, imperfezioni etc!
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Musa1982
Drago
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Località: Roma
MessaggioInviato: Mer 10 Gen 2007 23:41 pm    Oggetto: commento :)   

wow la prima volta che leggo un racconto su questo forum, sono nuova. Beh che dire lo trovo molto molto interessante...ma cosa c'era o c'è dietro quella porta!! non darò giudizi sulla forma o il contenuto non mi ritengo così "ferrata" da poterlo fare comunque nel mio piccolo posso dirti di averlo trovato molto interessante e simile ad un sogno ad occhi aperti (di quelli che si fanno nelle giornate uggiose vicino la finestra della propria camera, piccoli viaggi nell'infinito). Complimenti aspetto il prossimo Very Happy baci

devo impormi delle priorità!
Alderberry
Hobbit
Messaggi: 23
MessaggioInviato: Gio 11 Gen 2007 0:47 am    Oggetto: Re: Racconto: L'ATTESA   

Kinzica ha scritto:
Una ragazza in mezzo ad uno squadrone di soldati non ha bisogno di avere le mani legate... è per questo che ho specificato la sua posizione. Ma...ci penserò.

I cavalli sono stremati, c’è un nebbione, i soldati sono probabilmente appesantiti da armi, armature e vettovaglie, la ragazza approfitta di un momento di distrazione e scappa, chi l’acchiappa? Inoltre il capitano sa chi è la ragazza, se uno tra i propri antenati può vantare gente tipo Belzebù o Fata Morgana, meglio legarlo come un salame! Better safe than sorry.

Kinzica ha scritto:
^____^ banale, non credi? la ragazza è una ragazza, almeno fino ad un certo punto.

Era un modo per rendere che la ragazza ha sangue di principi stregoni, non mi è venuto in mente niente di davvero subdolo. Sono d’accordo che a questo punto della storia si può anche evitare di dirlo.

Kinzica ha scritto:
ho ceduto ai ricordi...Castel Coch esiste veramente, è in Galles

Se esiste davvero, allora si può anche tenere Castel Coch. Per un lettore che non lo conosce, Castel Coch è altrettanto generico di Castello Rosso (e il colore del castello non è di particolare importanza per lo svolgersi della storia), per chi invece sa che esiste davvero, è una citazione bizzarra, ma che incuriosisce. “Cosa ci farà mai un castello gallese in Novatlantide?” Non ho idea, ma ha un suo fascino.

Kinzica ha scritto:
Che ne dici:
- Silenzio! - disse, improvvisamente stanco di tutto - se il caldo etc..

Non lo so. Forse non si riesce a svolgere in poche righe. Bisogna sviluppare un po’ la scena. L’aiutante di campo s’accorge di qualcosa, il capitano si volta in quella direzione ma non vede niente, l’aiutante insiste, il capitano manda qualcuno a controllare. Niente. Passa un po’ di tempo, l’aiutante coglie di nuovo il bagliore, il capitano stavolta non gli da retta e s’imbizzarrisce.
La cosa più difficile al mondo da capire sono le tasse. (Albert Einstein)
Tigana
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MessaggioInviato: Gio 11 Gen 2007 17:24 pm    Oggetto:   

Secondo me è un peccato che il racconto finisca così...questo sembra appena il preambolo! L'idea della ragazza "fuori dal quadro" è molto bella e da lì potrebbe davvero venir fuori qualcosa di molto interessante Very Happy.
Trovo la prima parte più lenta e vaga della seconda, dove invece ci sono particolari e circostanze che incuriosiscono il elttore molto di più, anche se, come ti hanno già fatto notare (io arrivo sempre tardi Embarassed Laughing ) la parte finale è quela che avrebbe più bisogno di essere limata .

C'è una frase che secondo me è un po' confusa.

Citazione:
Narra di qualcosa che solo gli antenati del mio sangue potevano evocare. Ma quando si riunirono, una di loro mancava. Il castello fu distrutto dall’ira dei demoni, e tutto scomparve da ogni memoria.


Quando si riunirono una di loro mancava...cioè una degli antenati?
Forse allora è meglio scrivere uno di loro...non so...
Comunque hai saputo scrivere una storia molto intrigante, brava Very Happy


Ho capito, con un'illuminazione segreta, di non essere nessuno. Nessuno, assolutamente nessuno.
Elyria
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MessaggioInviato: Sab 13 Gen 2007 13:02 pm    Oggetto: Re: Racconto: L'ATTESA   

Se esiste davvero, allora si può anche tenere Castel Coch. Per un lettore che non lo conosce, Castel Coch è altrettanto generico di Castello Rosso (e il colore del castello non è di particolare importanza per lo svolgersi della storia), per chi invece sa che esiste davvero, è una citazione bizzarra, ma che incuriosisce. “Cosa ci farà mai un castello gallese in Novatlantide?” Non ho idea, ma ha un suo fascino.

Novatlantide è il "mondo "del mio romanzo...ha una caratterizzazione molto celtica per certi versi. Questo è uno dei racconti che ne riprende
l'ambientazione...Certo, non si può capire leggendo solo questo.

Ti ringrazio per i consigli!!
http://novatlantide.wordpress.com/

Caoticista nell'animo.
Elyria
Anjin
Messaggi: 4837
Località: fra la terra e il mare
MessaggioInviato: Sab 13 Gen 2007 13:03 pm    Oggetto: Re: commento :)   

Musa1982 ha scritto:
wow la prima volta che leggo un racconto su questo forum, sono nuova. Beh che dire lo trovo molto molto interessante...ma cosa c'era o c'è dietro quella porta!! non darò giudizi sulla forma o il contenuto non mi ritengo così "ferrata" da poterlo fare comunque nel mio piccolo posso dirti di averlo trovato molto interessante e simile ad un sogno ad occhi aperti (di quelli che si fanno nelle giornate uggiose vicino la finestra della propria camera, piccoli viaggi nell'infinito). Complimenti aspetto il prossimo Very Happy baci


Ti ringrazio molto^__^. Ma comunque puoi darmi tutti i giudizi che vuoi!!
http://novatlantide.wordpress.com/

Caoticista nell'animo.
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