Intanto posto questo racconto mini-mini e un pò poco serio...
Spero vi faccia sorridere!
IL WYRM
I due eserciti erano schierati sulla riva del lago salato, pronti a darsi battaglia. I grandi castroni scalpitavano e gli stendardi garrivano al vento. Il capitano dei Cavalieri Verdi storse la bocca, guardando l’accozzaglia disordinata dei Nani che il suo signore gli aveva affibbiato come fanteria, rumorosi e pelosi come un gregge di caproni… ma questi erano gli ordini e un soldato deve obbedire, pensò gonfiando il petto tutto pieno d’amor patrio. Vide il suo avversario, il capitano dei Cavalieri Blu, tronfio e insopportabile sul suo cavallo coperto di metallo, e impartì l’ordine d’attacco: subito cominciarono a rullare i tamburi e a strombazzare le bucine, tra la polvere e le urla bestiali di due eserciti che cominciavano la carica. Pietre e schizzi di terra finirono nel lago, sporcando l’acqua e bombardando il fondo, con un fastidiosissimo eco che arrivò fino al mare. Poi fu la volta di corpi e pezzi di armature, arti tranciati e ogni tipo di porcheria.
“Questo è troppo” pensò il Wyrm d’acqua svegliandosi di soprassalto dal suo sonnellino pomeridiano in compagnia di un paio di sirene tutt’altro che disprezzabili. Scansò di scatto un pietrone finito a pochi centimetri dalla sua testa, ma non fu abbastanza svelto a schivare un braccio solitario tranciato di netto che si abbatté sulla sua faccia acquosa come un ceffone.
Le sirene si svegliarono strillando come un branco di anatre, afferrarono le loro conchiglie (erano molto pudiche con gli estranei, anche se cadaveri) e guizzarono come fulmini verso il canale che conduceva al mare.
“Non basta che gli Elfi, con i loro ridicoli codini, abbiano scelto le sponde del lago per i loro campi di caccia all’Unicorno, non basta che gli Umani vengano qua in comitiva per la stagione dell’accoppiamento e che i Druidi si mettano a cantare tutta la notte bruciando vischio puzzolente. Ora abbiamo anche le battaglie….”
Il Wyrm sentiva crescere un po’di nervoso. Decise di andare a dare un’occhiata, affiorando con i grandi occhi d’acqua sulla superficie del lago.
Non c’erano più gli eserciti di una volta, pensò: niente più maghi tenebrosi capaci di sbriciolare montagne, niente più spaventosi Goblin mangiatori di carogne o semidei guerrieri che da soli sterminavano intere regioni comprese le formiche… solo quei ridicoli esseri impupazzati nella latta che se le davano di santa ragione facendo un gran disordine, con il loro codazzo di nani abbaianti e di elfi effeminati…Non c’erano nemmeno più le Ninfe che venivano a sguazzare senza vestiti nei caldi pomeriggi d’estate…
Un tonfo vicinissimo lo distolse da quei piacevoli ricordi. Un cavaliere era piombato nell’acqua con tanto di cavallo e armatura, e annaspava tossendo e sputando da tutte le parti. La punta della sua lancia sfiorò il suo corpo trasparente e spaventò un branco di pesci. Sempre più infastidito, lo rispedì sulla riva con un’ondata niente affatto delicata. Ma poi ci fu la goccia che fece traboccare il vaso: fu suonata la tregua e gli eserciti si fermarono, per riposarsi dalle grandi fatiche, accampandosi sulle rive del lago. Il Wyrm immaginò altri rifiuti gettati nel suo cristallino rifugio, gli schiamazzi e, sicuro come la marea, tutti a fare il bagno…sudici e sanguinolenti come maiali nel brago…Questo proprio non poteva tollerarlo: preso da un furia improvvisa e terribile, si alzò di colpo in tutta la sua altezza, dodici metri d’acqua schiumante, e con un urlo simile a quello di un capodoglio ferito che si arrampica su una rete di filo spinato, si tuffò sulla riva, trascinandosi dietro tutta l’acqua del lago.
La pulizia fu totale. Restò solo qualche scudo galleggiante qua e là, un paio di bandiere e un elfo che piagnucolava cercando la sua collanina portafortuna. Con un ultimo schizzo, il Wyrm lo mise a tacere. Poi, sospirando di soddisfazione, scivolò lentamente nella conca, di nuovo piena d’acqua, immobile e calma come se nulla fosse accaduto. Prima di riappisolarsi, pensò che tutto sommato quel posto non gli piaceva più così tanto…o forse l’aria di mare lo rendeva nervoso. Gli avevano parlato di un meraviglioso laghetto in montagna, disabitato e tranquillo…Loch Ness si chiamava. Forse valeva la pena di farci un pensierino.