un pò mi vergogno....ma mi son detta, perchè no?
Anche a me piace scrivere, seppur non sia ai livelli della mia
scrittrice preferita (
lei sa), ma appunto per questo cimentandomi, magari riesco ad ottenere qualche buon suggerimento. e migliorarmi . Se non si affrontano gli ostacoli non si superano mai!
Vi presento il mio pg preferito, Kimia.
La donna-leone e l’elfo le caddero quasi addosso, entrambi non si aspettavano minimamente di vederla lì.
Kimia li fissò con i suoi grandi occhi viola per un lungo istante.
Aveva appena deciso di scendere sottocoperta, e lasciare la tanto amata prua della piccola Merope Volante per riposare un pò.
Era lì che Kimia passava ormai le sue giornate, da quando poco tempo prima, Aimik era tornato a salvarla. Rimaneva lì, sporgendosi di tanto in tanto per guardare le creature marine che si avvicinavano allo scafo, o per sentire meglio le carezze dedicatele dal vento tra i capelli. Non parlava mai con nessuno, ma qualcuno dell’equipaggio giurava di vedere qualche volta le sue labbra muoversi piano, come se stesse per dire qualcosa, ma senza emettere suoni.
Parole mute rivolte ad un ascoltatore silenzioso davanti a le lungo l’orizzonte.
Ogni tanto Aimik le si avvicinava, la abbracciava forte e le dava un bacio sulla fronte prima di ritornare ai suoi impegni di Capitano. Solo in quelle occasioni si sentiva la sua vera voce e la si vedeva sorridere.
L’equipaggio della nave pensava che lei non fosse
vera, ma solo un’incantevole illusione.
Appariva silenziosamente sul ponte della nave, ed i marinai si accorgevano del suo passaggio solo dalla scia di profumo che la seguiva. Un profumo di fiori bianchi.
Kimia era felice lì con Aimik. Era felice di aver potuto dare al fratello quell’abbraccio che per tanti anni si erano scambiati solo in sogno. Seppur lontani per tanto tempo, in realtà non si erano mai lasciati.
Kimia ed Aimik.
Due piccoli gemelli triclopi abbandonati in fasce davanti le porte del Tempio di Medinet Mahadi, dedicato alla grande Dea.
La fanciulla, imperturbabile e pacata,era stata molto presto iniziata ai grandi misteri, con la speranza che forse un giorno sarebbe diventata una sacerdotessa del Tempio.
Il ragazzo, tempestoso ed irrequieto, era stato mandato senza alcun ripensamento a lavorare nei magazzini.
Non passarono però molti cicli lunari che Aimik ebbe dalla dea un grande dono: l’occasione di poter vivere per ciò che era veramente, lontano dal tempio.
Le loro strade si divisero, ma i loro cuori non lo furono mai in tutti quegli anni. Quel terzo occhio sulla fronte, additato dai più come oggetto di discriminazione e di disprezzo, li tenne uniti nonostante le distanze e attraverso i sogni.
Lei era con lui quando venne portato via dal tempio, quando decise di divenire un pirata, e quando rubò la Merope volante. Lui era con lei quando piangeva nelle notti di plenilunio, quando le ordinarono di servire la grande sacerdotessa, e quando ci fu l’attacco al Tempio. E lui, sapendolo, tornò per salvarla e portarla con sè.
Ma sulla Merope Volante non c’erano i giardini ed i porticati dell’area sacra, non si facevano preghiere mattutine e veglie notturne davanti a bacili d’acqua e sfere d’argento, e non si praticava la consacrazione delle arule. Kimia si sentiva vuota ed inutile, come se stesse perdendo tempo. Lei era l’hemut, la servitrice della dea, e sentiva di mancare al suo dovere.In tutto ciò, fissare il mare la aiutava molto. Il rumore delle onde a volte le sembrava come una voce lontana. Sentiva che anche l'oceano era una grande divinità come la sua dea, ed amava intrattenersi con lui in lunghi dialoghi.
La prua di quella nave era il suo rifugio, e nulla poteva distoglierla dalla sua contemplazione......neanche l’arrembaggio ad un’altra nave. Metà dell’equipaggio della Merope era approdato sul brigantino, e lo stava mettendo a ferro e a fuoco,mentre lei se ne stava a passeggiare sul ponte della nave come se niente fosse.
Vide la donna-leone balzare sul ponte assieme all’elfo, e li fissò con noncuranza, al pari di due foglie cadute da un’albero. Tenne gli occhi su di loro ancora un po’ dopo il loro atterraggio, indugiando negli occhi del giovane elfo, dopo di che volse lo sguardo e scese sottocoperta.
L’elfo e la donna-leone la guardarono allibiti e la seguirono con lo sguardo per un pò.
“L’ho sempre detto" disse Erla scuotendo la testa "......che era una svitata!” .